Davvero nei cinema e teatri c’è stato un solo contagio?

Pagella Politica
È passata più di una settimana dall’approvazione da parte del governo del decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 24 ottobre, con cui – tra le altre cose – sono stati chiusi i cinema e i teatri.

Negli ultimi giorni questa scelta è stata criticata non solo da esponenti dell’opposizione, ma anche della maggioranza, che ritengono i cinema e i teatri dei luoghi molto sicuri.

Le critiche di Salvini e di Italia viva

Il 25 ottobre, per esempio, il leader della Lega Matteo Salvini ha scritto su Twitter: «Cultura, arte, spettacolo, musica, cinema, teatro: sicuri ma chiusi». La sicurezza di questi luoghi, secondo Salvini, sarebbe dimostrata da alcuni dati dell’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis), condivisi anche dal leader della Lega. In base a questi numeri, dal 15 giugno al 10 ottobre, su oltre 347 mila «spettatori» sarebbe stato individuato un solo «contagiato» dal nuovo coronavirus.
I dati condivisi da Salvini sui social
La stessa statistica è contenuta in una petizione di Italia viva – partito che sostiene il governo Conte II – in cui si chiede di riaprire subito i cinema e i teatri. «Secondo un’indagine di Agis, ad esempio, su 347.262 spettatori negli ultimi 2.782 spettacoli, è stato registrato un solo contagiato», ha scritto il partito dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Questa è la prova che teatri e cinema possono farcela a rimanere aperti garantendo la sicurezza».

Questi dati sono stati riportati sui social anche da diversi esponenti famosi del mondo dello spettacolo, come il conduttore Flavio Insinna e l’attore Luca Ward.

Ma davvero da metà giugno in poi nei cinema e nei teatri si è contagiato solo uno spettatore? Abbiamo verificato e questi dati vanno presi con grande cautela: ci sono infatti molti dubbi sulla loro affidabilità e non sono generalizzabili, come invece hanno lasciato intendere Salvini e Italia viva.

In generale conoscere con precisione i luoghi del contagio è tutt’oggi molto difficile. Inoltre, è necessario sottolineare – come ha fatto lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte – che la chiusura di cinema e teatri non è stata dettata dal fatto che sono considerati luoghi di grande contagio, quanto per ridurre, soprattutto nelle ore serali, gli spostamenti e l’eventuale creazione di assembramenti.

Ma procediamo con ordine, analizzando la fonte dei dati, senza entrare nel merito della bontà o meno della scelta di chiudere i luoghi dello spettacolo.

Da dove vengono i numeri

L’11 ottobre l’Agis – che riunisce associazioni di categoria, federazioni e fondazioni nel mondo dello spettacolo – ha pubblicato un comunicato stampa con i dati di un’«indagine elaborata» da Agis stessa «su un campione interamente rappresentativo della pluralità dei generi e dei settori dello spettacolo dal vivo e che copre tutto il territorio nazionale».

Come ha spiegato l’ufficio stampa di Agis a Pagella Politica, al momento questa indagine non è pubblica. Lo sarà forse nei prossimi giorni, se saranno superati alcuni problemi di privacy. Le uniche informazioni disponibili al momento sono quelle contenute nel comunicato stampa citato in precedenza. Dunque non è possibile verificare con precisione che cosa dicono i numeri dell’indagine.

Nel comunicato di Agis si legge che dal 15 giugno – data di riapertura di cinema e teatri dopo il lockdown – al 10 ottobre, è stato registrato «un solo caso di contagio» da coronavirus «su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti». Nello stesso periodo, i casi totali in Italia erano passati da 237.290 a 349.494, con oltre 112 mila nuovi contagi.

Prima osservazione da fare: nell’insieme degli spettacoli – che, ricordiamo, sono solo un campione sul totale – non sono conteggiati i cinema, come erroneamente hanno scritto Salvini e Italia viva.

Al di là di questo, come sarebbe stato individuato l’unico contagiato tra oltre 347 mila spettatori? Secondo Agis, il «solo caso di contagio» è avvenuto «sulla base delle segnalazioni pervenute dalle Asl territoriali» e «attraverso l’app Immuni», come ha confermato a Pagella Politica anche l’ufficio stampa di Agis.

Premettiamo, come ci ha spiegato Agis, che i nominativi degli spettatori (e altre informazioni personali, come il numero di telefono) si conoscevano perché erano stati raccolti all’ingresso di ogni singolo evento. In base alle disposizioni del Dpcm dell’11 giugno, nelle regole valide per cinema e spettacoli dal vivo, si disponeva infatti di «privilegiare, se possibile, l’accesso tramite prenotazione e mantenere l’elenco delle presenze per un periodo di 14 giorni».

I dati dell’elaborazione di Agis hanno però alcuni problemi, un limite di cui la stessa associazione è consapevole, come ha sottolineato il suo ufficio stampa a Pagella Politica.

Il ruolo delle Asl

Il primo limite di questa indagine – come hanno sottolineato, tra gli altri, anche il direttore del Post Luca Sofri e Il Foglio – è che non è chiaro come le segnalazioni provenienti dalle autorità sanitarie locali possano essere considerate affidabili e complete.

Lo abbiamo spiegato di recente anche noi di Pagella Politica: da tempo ormai il sistema di tracciamento dei contatti è di fatto saltato in molte zone d’Italia.

Guardando ai mesi estivi, se uno spettatore fosse risultato contagiato in un periodo successivo alla partecipazione di uno spettacolo teatrale, avrebbe comunque dovuto comunicare all’Asl di essere stato a quel determinato spettacolo. E a sua volta la Asl avrebbe dovuto ripercorrere all’indietro i contatti del contagiato, isolando e monitorando i sospetti contagiati.

Informazioni a riguardo nell’indagine non ce ne sono ed è molto difficile supporre che il protocollo sia stato rispettato per tutti gli spettacoli tenutisi in Italia.

Quindi è possibile che tra gli spettatori ci fossero casi di contagio senza che questi venissero rilevati dalle autorità sanitarie locali e poste in collegamento con gli spettacoli.

Il ruolo di Immuni

Il secondo limite dei dati condivisi da Salvini e Italia viva riguarda invece il coinvolgimento dell’app Immuni.

Come ha scritto Agis, è grazie all’App Immuni che è stato individuato «un solo “caso positivo”» e «in seguito ad accertamenti sanitari» è stata poi certificata «la negatività di tutti gli spettatori entrati in contatto con lo stesso».

Da un lato, non è chiaro come sia stato possibile trovare il collegamento tra uno spettatore e il preciso luogo dell’esposizione al contagio, visto che Immuni non è in grado di sapere la posizione di chi la utilizza. Dall’altro lato, non è chiaro come sia stato possibile collegare la presenza di uno spettatore positivo con quella di altri spettatori, dal momento che Immuni non raccoglie dati che permettono di risalire all’identità di chi la utilizza.

Abbiamo chiesto maggiori chiarimenti ad Agis a riguardo, ma siamo ancora in attesa di una risposta.

In generale – come abbiamo scritto di recente a proposito delle scuole e dei trasporti – al momento è molto difficile avere dati precisi sui luoghi dove avvengono i contagi in Italia. Anche Francia e Germania – che danno numeri più precisi rispetto a quelli reperibili dalle autorità italiane – non dicono quale sia la percentuale dei contagi riconducibile a luoghi come cinema e teatri.

La stragrande maggioranza dei contagi, nel complesso e sui dati europei, è di solito rilevata in ambito familiare, ossia nelle case, perché qui è dove più facile fare il tracciamento dei contatti.

In conclusione

Secondo molti critici della decisione del governo di chiudere teatri e cinema – tra cui Salvini, il partito di Italia viva ed esponenti del mondo dello spettacolo – questi luoghi sono sicuri. In base a un’indagine dell’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis), dal 15 giugno al 10 ottobre ci sarebbe stato un solo contagiato su oltre 347 mila spettatori.

Ma questo molto probabilmente non è vero. Il modo in cui è stato ricavato il dato infatti ha diversi limiti.

In primo luogo, dal conto sono esclusi gli spettatori dei cinema, che non sono stati presi in considerazione. In secondo luogo, ci sono dubbi sull’affidabilità del monitoraggio effettuato, dal momento che si basa sulle segnalazioni delle autorità sanitarie locali, da tempo in forte difficoltà nel tracciare i contatti dei nuovi casi di coronavirus nel Paese.

Inoltre, l’unico caso individuato sarebbe stato rilevato grazie a Immuni, ma non è chiaro con quale procedimento, dal momento che l’app di contact tracing digitale né conosce la geolocalizzazione di un positivo né la sua identità e quella dei contatti.

In generale, sapere con precisione quanti sono i contagi in un singolo luogo – dalle scuole ai trasporti, passando per teatri e cinema – ad oggi è pressoché impossibile.

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