Le disposizioni anti-Covid hanno fatto slittare, ancora, gli Stati generali del Movimento 5 stelle. Per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre (articolo 1, comma 5) sono infatti sospese «tutte le attività convegnistiche o congressuali, a eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza». E così il “congresso” pentastellato, inizialmente fissato per il 7 e 8 novembre, si terrà invece il 14 e 15 novembre e sarà solo telematico. Un cambiamento che presenta una difficoltà organizzativa non irrilevante: collegare da remoto i 305 partecipanti sparsi per tutta Italia.

L’appuntamento con cui il Movimento intende dare una nuova direzione al proprio futuro politico – in standby dalle dimissioni del capo politico Luigi Di Maio di nove mesi fa – prevede una complessa organizzazione a più livelli, dal territorio ai vertici. Su alcuni passaggi fondamentali però – ad esempio se e come si svolgeranno eventuali votazioni sulle diverse posizioni, o successivamente sulla piattaforma Rousseau – c’è ancora poca chiarezza.

Cerchiamo allora di capire meglio, nei limiti del possibile, come nascono e come funzioneranno gli Stati generali.

Da novembre 2019 a oggi

Gli Stati generali sono stati annunciati per la prima volta ufficialmente sul Blog delle stelle a novembre 2019. Il post riassumeva il percorso del Movimento, dalla fondazione al governo, e stabiliva la necessità di darsi «nuove parole guerriere, nuovi obiettivi, progetti da realizzare». A questo scopo, si spiegava sul Blog, i rappresentanti territoriali della forza politica, ossia i componenti del «Team del futuro», avrebbero avviato la raccolta di istanze e proposte fra gli attivisti, che sarebbero poi state discusse ed elaborate «a marzo a un grande evento nazionale: gli Stati Generali del Movimento».

L’annuncio degli Stati generali – programmati dal 13 al 15 marzo 2020 – rispondeva a un’evidente crisi interna del Movimento 5 stelle, concretizzata in quel momento dalla difficoltà di decidere se partecipare con candidati propri alle regionali in Emilia-Romagna e Calabria del 26 gennaio 2020.

Il 22 gennaio 2020, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha presentato le proprie dimissioni dal ruolo di capo politico del Movimento 5 stelle. Lo stesso giorno Vito Crimi, il membro più anziano del Comitato di garanzia del Movimento, ha assunto il ruolo di reggente e ha rilanciato l’appuntamento con gli Stati generali, tanto più necessari nel momento in cui si apriva una nuova partita per la leadership.

Dopo l’estate e dopo il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, il Movimento 5 stelle il 6 ottobre ha infine comunicato le date ufficiali degli Stati generali, che sarebbero culminati in una due giorni in programma il 7 e 8 novembre. Ora slittata al 14 e 15 dello stesso mese.

Quando si parla di Stati generali si fa spesso riferimento al solo evento nazionale. Il confronto sarà invece costruito come un percorso a tappe, mirato a mettere in contatto il territorio e i vertici. Il 15 ottobre sul Blog delle stelle è stato pubblicato il regolamento degli Stati generali. Vediamo che cosa prevede.

Tre livelli di confronto

Il programma degli Stati generali definisce tre tappe. La prima è già iniziata: dal 23 al 25 ottobre si sono tenuti incontri a livello provinciale in videoconferenza su Zoom.

Gli iscritti certificati della piattaforma Rousseau hanno ricevuto nei giorni precedenti un’email di convocazione. Si tratta di circa 186 mila persone in tutta Italia regolarmente registrate alla piattaforma Rousseau, secondo i dati forniti dai suoi gestori. Per partecipare alla prima fase, gli interessati dovevano compilare un form, richiedendo, eventualmente, di intervenire nel corso dei confronti.

Il 31 ottobre, gli attivisti selezionati dai primi incontri provinciali parteciperanno a un secondo meeting a livello regionale, dal quale dovrà uscire un documento riassuntivo con le proposte su cui c’è maggiore condivisione fra gli attivisti della zona di provenienza.

La discussione ruoterà intorno a tre macro-aree, che costituiranno i tre “tavoli” di confronto anche all’incontro nazionale del 14 e 15 novembre. Si parlerà dell’agenda politica: quali saranno i temi al centro delle battaglie politiche del Movimento nei prossimi anni? Poi ancora, uno dei terreni più delicati, l’organizzazione e la struttura: la leadership deve essere affidata a un organo collegiale o a un capo politico? Il Movimento deve assumere una struttura simile a quella di un partito? E infine i principi di base e le regole, questioni anch’esse cruciali come il limite del doppio mandato e l’apertura ad alleanze con altri partiti (e a quale livello).

La gestione e la moderazione degli appuntamenti territoriali è affidata alla figura del “facilitatore regionale area relazioni interne”: una o due persone per ogni regione incaricate di agire da cinghia di trasmissione dalle istanze locali al nazionale.

«Mi occupo di accompagnare tutto il processo di partecipazione che porterà a scrivere un documento finale che rappresenti il pensiero della mia regione sulle tematiche che dovranno guidare il Movimento», ha spiegato a Pagella Politica Francesco Silvestri, deputato del Movimento 5 stelle e facilitatore regionale per la regione Lazio. «Senza dimenticare che ci troveremo in una società post-Covid. La pandemia ha stravolto le priorità del Paese e vogliamo sentire la voce dei territori anche in confronto a questo».

Nel secondo round di incontri territoriali, oltre a stilare una relazione di sintesi per ogni regione, verranno anche selezionati i partecipanti all’incontro nazionale in rappresentanza della regione.

Secondo Silvestri, nonostante le difficoltà organizzative, gli eventi telematici hanno anche degli aspetti di opportunità. «Vedo una partecipazione molto ampia, dovuta anche alla comodità di accesso quando gli incontri si svolgono online», ha detto il deputato a Pagella Politica. «In questi giorni ho fatto un’assemblea con tutti i portavoci laziali su Zoom ed eravamo almeno 150-200».

«Certo, la parte online è più fredda, perché non c’è la possibilità di scambiare due chiacchiere fra un intervento e l’altro, uscire fuori nelle pause – ha commentato poi Silvestri – ma stiamo facendo un lavoro enorme. Solo a Roma nel primo weekend di confronto sono state previste due assemblee fiume per un totale 16-17 ore di lavoro».

La terza e ultima tappa

Il 14 e 15 novembre, in totale, i partecipanti saranno 305, equamente ripartiti in tre gruppi: gli attivisti “semplici”, come abbiamo visto; i parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali; i sindaci e rappresentanti a livello municipale e comunale. «Non succede in nessun partito – commentano dallo staff del Movimento – che nei momenti di confronto gli attivisti abbiano lo stesso peso dei parlamentari». Come abbiamo detto, nelle assemblee regionali del 31 ci sarà una fase di selezione. Ogni categoria sceglierà i propri rappresentanti.

Il primo giorno dell’evento conclusivo si terranno quelli che il regolamento definisce “tavoli di lavoro” sui punti che abbiamo già visto: temi, organizzazione e regole. Ognuno di questi “tavoli”, in conseguenza del divieto di organizzare congressi, dovrà collegare da remoto circa cento persone.

Come questo verrà realizzato tecnicamente, non è ancora chiaro. «Siamo in una fase di work in progress nella quale si stanno definendo le modalità tecnico-organizzative per realizzare l’appuntamento del 14 e 15 novembre da remoto», fanno sapere dal Movimento 5 stelle. Potrebbe però avvenire su Zoom come sta già accadendo a livello locale. La piattaforma – spiega Francesco Silvestri – ha infatti la comodità di predisporre «stanze di lavoro», quindi micro-gruppi che possono lavorare contemporaneamente.

Il dibattito interno e le “correnti”

Mentre si chiamano a raccolta gli attivisti del territorio, più di un esponente nazionale cerca di orientare il dibattito verso le proprie posizioni. Nelle ultime settimane sono già stati pubblicati quattro documenti programmatici che, nei partiti tradizionali, sarebbero molto simili alle “mozioni”, le proposte di corrente da spingere al congresso.

Il 14 ottobre, Alessandro Di Battista, ex deputato e oggi voce critica del Movimento 5 stelle, ha pubblicato su Facebook un manifesto per il 2020-2030 che sarebbe nato da «diversi gruppi di lavoro» da lui coordinati negli ultimi mesi, con parlamentari, attivisti e non iscritti. «Siamo arrivati a un’agenda – ha scritto Di Battista – che spero vi sarà la possibilità di presentare agli Stati Generali». Il programma di Di Battista è diviso in tre parti: una specifica sul “mondo post-covid”, una seconda dedicati ad altri temi e un’ultima sull’organizzazione del Movimento 5 stelle. Il programma è stato sottoscritto con una nota stampa da nove esponenti Cinquestelle, fra cui Barbara Lezzi: si può parlare di una vera e propria “area Di Battista”.

Lo stesso giorno Nicola Morra, senatore e presidente della commissione Antimafia ha indetto un incontro con alcuni parlamentari a Roma per presentare la sua «idea progettuale per il futuro del Movimento 5 stelle». Morra aveva lanciato il documento “Idee in movimento” già nel 2019. Fra i punti principali ci sono l’«abolizione della figura del capo politico», «l’elezione di un coordinamento nazionale del M5S composto da undici persone» e «la regolamentazione del rapporto tra M5S e Rousseau».

Un’altra proposta di riorganizzazione del Movimento viene invece dal gruppo parlamentare “Parole guerriere” di cui fanno parte, fra gli altri, i deputati Dalila Nesci, Giuseppe Brescia, Carlo Sibilia e Luigi Gallo. I parlamentari di “Parole guerriere” hanno chiesto esplicitamente di dare al Movimento una struttura più simile a un partito, passando per cinque cambiamenti: una governance nazionale e territoriale, una scuola politica per la formazione dei rappresentanti, tutela legale garantita dal Movimento per l’attività politica, una piattaforma digitale controllata direttamente dall’interno e un patrimonio autonomo e trasparente.

Il 17 aprile, infine, anche Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo Economico, si è fatto portavoce di una sua iniziativa simile lanciando un pacchetto di proposte dal titolo: «Da rivoluzione a evoluzione». Il documento si distingue dagli altri in particolare per la richiesta di dare più spazio nel Movimento al presidente del Consiglio (formalmente non iscritto al M5S): «È necessario un maggior coinvolgimento e responsabilizzazione del presidente Conte nel Movimento», si legge nel testo.

I documenti possono essere sottoscritti e spinti dagli attivisti sul territorio nell’ambito delle riunioni locali, così da acquisire peso in vista della due giorni conclusiva del 14 e 15 novembre. Non è però ancora chiaro come possa prevalere un documento rispetto ad altri, e con quali conseguenze sulla discussione finale e i suoi esiti.

Il punto di arrivo

Ciò che è certo è che domenica 15, nel pomeriggio, ci sarà «un confronto aperto in streaming» in cui potranno intervenire anche coloro che non sono fra i delegati. In questa fase, molto probabilmente, parleranno anche i volti noti del Movimento.

Nel corso della due giorni conclusiva tutti i documenti regionali verranno esaminati e discussi in tavoli di lavoro. L’obiettivo finale è quello di produrre «un documento unitario, i cui contenuti dovranno essere successivamente sottoposti al voto della rete, all’assemblea degli iscritti, che avrà l’ultima parola», si legge in un post di Vito Crimi sul Blog delle stelle. Come dicevamo non è tuttavia chiaro, ad oggi, se siano previsti dei momenti di voto per definire a maggioranza le posizioni su cui convergono più attivisti e rappresentanti (si pensi ad esempio alla questione del doppio mandato o della leadership collegiale o meno).

Le linee programmatiche decise nell’articolato percorso degli Stati generali dovranno quindi essere passati al vaglio degli iscritti al Movimento, ovvero coloro che risultano registrati sulla piattaforma Rousseau. Anche su questo non c’è ancora una strada definita. Probabilmente avverrà non in un unico voto, ma in una serie di quesiti, suggeriscono dal Movimento 5 stelle.

«Un processo che parte dalla base e alla base torna per la decisione finale», commenta sul Blog il reggente del Movimento. È un punto che viene sottolineato anche dal deputato Francesco Silvestri: «Gli Stati generali vogliono affermare proprio questo concetto: il vertice non può autodeterminare se stesso ma, per risolvere un problema, deve parlare con chi questo problema l’ha vissuto, ovvero gli attivisti del territorio».

In conclusione

Per effetto del Dpcm del 18 ottobre 2020, gli Stati generali del Movimento 5 stelle non potranno svolgersi in presenza ma saranno completamente telematici. Per questo motivo, l’evento, inizialmente previsto per il 7 e 8 novembre è stato spostato alla settimana successiva, nel weekend del 14 e 15 novembre.

La due giorni sarà solo l’appuntamento conclusivo di un percorso già iniziato nei territori. Gli Stati generali prevedono infatti tre fasi: meeting provinciali, poi regionali e infine l’assemblea nazionale.

A quest’ultima tappa parteciperanno 305 rappresentanti, equamente divisi fra attivisti semplici, parlamentari e amministratori locali. Non è chiaro se e come verranno votate le varie mozioni, e con quali effetti.

L’obiettivo finale è comunque quello di stilare un documento di sintesi sulle tre macro-aree su cui verterà la discussione a ogni livello di confronto: temi e valori, organizzazione, regole e principi del Movimento 5 stelle di domani. Come detto, non è ben definito in che modo verrà deciso quali opzioni risulteranno maggioritarie e verranno dunque inserite nel documento di sintesi.

La relazione finale in ogni caso non avrà carattere definitivo. Le decisioni elaborate nel corso dell’incontro nazionale verranno infine sottoposte nuovamente agli iscritti del Movimento sulla piattaforma Rousseau. Probabilmente, riferiscono fonti del Movimento, con più votazioni su vari punti, ma anche su questo aspetto al momento c’è poca chiarezza.