Scuola: la mappa degli oltre 600 contagi dalla riapertura

Ansa
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Il 14 settembre hanno riaperto le scuole in gran parte delle regioni italiane, dopo la chiusura avvenuta da marzo in poi a causa dell’epidemia del nuovo coronavirus Sars-CoV-2. Per mesi si è dibattuto sull’opportunità di far ripartire l’anno scolastico, in presenza e negli istituti scolastici, a fronte di un potenziale rischio dell’aumento dei contagi.

Oggi, dopo 14 giorni dalla riapertura delle scuole, si possono fare le prime valutazioni.

Con l’avvio delle lezioni il Ministero dell’Istruzione ha inizialmente deciso di non condurre un monitoraggio dei contagi registrati all’interno delle scuole. Il 25 settembre ha poi emesso una nota in cui chiede agli istituti scolastici di inserire su un portale i dati sui casi di Covid-19, per avviare dal 28 settembre un monitoraggio aggiornato settimanalmente.

Nel frattempo, in collaborazione con Vittorio Nicoletta, dottorando in decision systems all’Université Laval del Québec (Canada), ho raccolto i primi numeri sui contagi nelle scuole, che abbiamo analizzato nel dettaglio per Pagella Politica.

Le fonti utilizzate sono le notizie riportate dalla stampa: i dati non si possono quindi considerare del tutto esaustivi, ma danno comunque il quadro ad oggi disponibile più completo sul tema.

Vediamo qual è la situazione.

Le scuole coinvolte dai contagi

Secondo i dati da noi raccolti, dal 14 settembre sono state 561 le scuole con almeno un contagio di Sars-CoV-2, per un totale di 638 persone di cui è stata riscontrata la positività al virus.

Le scuole con contagi sono distribuite principalmente nella parte settentrionale e centrale del Paese: 101 in Lombardia, 76 in Emilia Romagna, 72 in Toscana, 62 in Lazio e 32 in Veneto.

Le tre città con il maggior numero di scuole coinvolte sono Roma (22), Bologna (13), Bolzano (11), Pisa (11) e Milano (10).

Come abbiamo accennato in precedenza, è necessario sottolineare che le scuole in Italia non hanno riaperto tutte il 14 settembre. In Alto Adige, per esempio, l’apertura è avvenuta con una settimana di anticipo, il 7 settembre, mentre nelle regioni meridionali si è scelto tendenzialmente di rinviare l’avvio dell’anno scolastico a dopo il referendum costituzionale del 20-21 settembre (Grafico 1).
Gli studenti sono stati i più coinvolti nei contagi: il 74 per cento delle infezioni ha infatti riguardato loro, mentre il 13 per cento gli insegnanti. Il restante 13 per cento dei casi o riguarda il resto del personale personale scolastico o non è stato specificato dalle fonti stampa, che non sempre riportano i dettagli dei contagiati.

Le scuole superiori sono il tipo di istituto con il maggior numero di casi, circa il 32 per cento sul totale. Seguono le scuole primarie, con il 25 per cento, quelle dell’infanzia (21 per cento) e infine le medie (15 per cento). Per i casi restanti, o si fa riferimento a istituti comprensivi o non ci sono informazioni a riguardo.

La nascita dei focolai

Dai casi legati alla scuola, quando parte il tracciamento dei contatti da parte delle autorità sanitarie, è possibile che nasca un focolaio. Secondo la definizione del Ministero della Salute, un focolaio prevede l’individuazione di «due o più casi positivi tra loro collegati».

Nelle due settimane successive al 14 settembre, in 61 occasioni – cioè più del 10 per cento dei casi – è stato rilevato un focolaio. Tra i più grandi, c’è quello legato alla scuola superiore Gandhi di Merano, dove sono stati trovati cinque contatti positivi. A seguito delle valutazioni del Dipartimento di prevenzione della Provincia autonoma di Bolzano, l’ente competente sui casi di contagio nelle scuole, il dirigente scolastico ha deciso di chiudere l’intera scuola per due settimane.

Un altro focolaio scolastico di dimensioni rilevanti è stato riscontrato in Liguria, nel liceo Mazzini di La Spezia, dove 12 studenti su 18 presentavano sintomi e dopo i primi tamponi si sono trovati sette studenti positivi. Tra l’altro, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, la provincia di La Spezia è stata colpita molto duramente nelle ultime settimane da un aumento dei contagi e degli ospedalizzati.

In diverse occasioni, circa il 15 per cento, le scuole interessate da un caso positivo di Sars-CoV-2 sono state chiuse del tutto per alcuni giorni. Spesso è stata una decisione presa per poter procedere alla sanificazione degli ambienti, ma in altre occasioni è stata l’azienda sanitaria locale a ordinarlo. A Bolano, in Liguria, dopo aver trovato due contatti positivi, l’Asl 5 ha posto in quarantena l’intera scuola.

Trovare un caso prima che nasca un focolaio può essere complesso. In un editoriale pubblicato a inizio settembre su Science, una delle delle più prestigiose riviste in campo scientifico, si ricorda che tra il 15 e il 50 per cento dei bambini e tra il 10 e il 30 per cento degli adulti non mostrano i sintomi mentre il loro sistema immunitario combatte l’infezione da Sars-CoV-2 (i cosiddetti “asintomatici”) o diventano infettivi da uno a tre giorni prima della comparsa dei sintomi (i cosiddetti “presintomatici”). È quindi facile che da una scuola possa nascere un focolaio.

Allo stesso tempo i ricercatori hanno osservato che una buona e rapida gestione dei contatti possa limitare le infezioni secondarie, evitando la diffusione incontrollata del virus. Inoltre, tenendo le classi relativamente isolate l’una dall’altra, si può ridurre il contatto da persona a persona e facilitare così il tracciamento dei contatti.

In base ai dati del nostro monitoraggio, in 53 casi di Sars-CoV-2 nelle scuole il tracciamento dei contatti non ha portato a trovare nessun altro positivo, quindi non è nato alcun focolaio. Nei restanti bisogna attendere che vengano fatti i tamponi dopo il periodo di quarantena di 14 giorni e che fonti stampa ne riportino i risultati.

Gli effetti diversi a seconda delle scuole

Va inoltre considerato che i contagi nei diversi ordini scolastici possono avere diversi effetti. Uno studio pubblicato ad agosto 2020, ma non ancora revisionato dalla comunità scientifica, ha mostrato che l’apertura delle scuole superiori ha un maggior impatto rispetto a quello delle scuole dell’infanzia o primarie perché gli studenti superiori tendono ad avere maggiori contatti al di fuori di scuole e famiglia. Se si contagiano in aula possono quindi portare il virus ad altri con maggiore facilità.

Un esempio sul ruolo delle scuole nella diffusione del contagio arriva per esempio dalla Francia. Secondo il bollettino più recente della Santé publique, l’agenzia di salute pubblica francese, ha rilevato che il 32 per cento dei focolai su cui era stata condotta un’indagine epidemiologica era riconducibile a scuole e università. Per la prima volta, il mondo scolastico ha superato il mondo aziendale come numero di focolai.

Ricordiamo che secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, quest’anno in Italia saranno oltre 8,3 milioni gli studenti che andranno a scuola, contando sia quelli degli istituti statali che quelli paritari.

Ma che cosa succede quando si trova un caso positivo nelle scuole?

I problemi quando si trova un positivo a scuola

Il 21 agosto scorso il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, realizzato, tra gli altri, insieme all’Istituto superiore di sanità e al Ministero della Salute.

In base a queste indicazioni, le autorità sanitarie mettono in isolamento domiciliare i possibili contatti di un soggetto trovato positivo a scuola e tendenzialmente si arriva ad avere l’intera classe in quarantena. Ipotizzando 20 componenti per classe, si ha che in questo momento ci sono potenzialmente circa 10 mila persone in isolamento.

Agli studenti in quarantena va poi assicurata la didattica a distanza per potergli permettere di continuare con le lezioni. Oltre a loro, ci sono anche gli studenti dove è stata chiusa l’intera scuola.

Va inoltre considerato che lasciando a casa in isolamento gli studenti positivi, si obbligano anche i genitori a non lavorare e a rimanere con i figli, in particolar modo se questi frequentano scuole dell’infanzia o primarie.

In conclusione

A due settimane dalla riapertura di gran parte delle scuole in Italia, sono stati riscontrati diverse centinaia di casi positivi tra studenti e docenti, che in alcune occasioni hanno portato alla nascita di focolai e alla chiusura degli istituti scolastici.

I casi sembrano essere ancora pochi, ma bisogna considerare che sono passati ancora pochi giorni dall’apertura delle classi nelle regioni del Nord e del Centro Italia, e ancora meno per quelle al Sud.

Con l’arrivo dell’autunno e un aumento della circolazione del virus sul territorio nazionale è probabile che si assisterà a un’ulteriore crescita.

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