Il 10 settembre, ospite a Porta a Porta su Rai 1, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha parlato (min. 6:50) della necessità di spendere bene le risorse che arriveranno dal Recovery fund, in particolare per la «rivoluzione digitale» e per «creare nuovi posti di lavoro».

L’ex presidente del Consiglio ha infatti sottolineato (min. 7:26) che il 70 per cento dei bambini che oggi vanno in prima elementare «tra vent’anni» farà un lavoro che oggi «non esiste». E secondo Renzi, questo lo «dicono le statistiche».

Ma è davvero così? Abbiamo verificato e il leader di Italia Viva cita un dato che da molti anni circola in Italia e nel mondo, senza però avere uno studio o un’evidenza empirica che ne supporti la veridicità. Provare a ricostruirne le origini apre a un labirinto di citazioni incrociate e a rapporti ufficiali che però non contengono la cifra.

Vediamo che cosa si può dire delle origini di quei numeri.

Da dove viene il dato citato da Renzi

Se si fa una rapida ricerca online, si scopre subito che varianti della frase riportata da Renzi compaiono sia in fonti italiane che straniere.

A volte la percentuale del «70 per cento» cambia (la versione più gettonata, come vedremo, è quella del «65 per cento»); altre volte vengono omessi gli orizzonti temporali (si fa riferimento genericamente al futuro, senza dare un periodo preciso di anni come Renzi). Ma la sostanza rimane la stessa: secondo molti osservatori, la grande maggioranza degli studenti che hanno iniziato oggi la scuola, in futuro faranno mestieri che al momento non sono ancora stati inventati.

Abbiamo provato a ricostruire qual è stata l’origine di questa storia, senza ritrovare una fonte o un calcolo affidabile.

Il rapporto del World economic forum

La versione più diffusa e più citata di questa statistica è quella contenuta in un rapporto del 2016 del World economic forum (fondazione no profit che organizza il famoso meeting di Davos e altre attività di studio e discussione) intitolato The future of jobs e dedicato, appunto, al futuro del mondo del lavoro.

Nel primo capitolo di questo documento si legge la seguente affermazione: «Secondo una famosa stima, il 65 per cento dei bambini che oggi iniziano la scuola elementare finiranno per avere un lavoro completamente nuovo che oggi ancora non esiste».

Il dato viene presentato dal World economic forum per dimostrare la necessità per i governi di preparare gli studenti ad avere competenze in grado di affrontare un mercato del lavoro in continuo mutamento. Ma qual è la fonte di questa «famosa stima»?

Il video Shift happens

In una nota, il report del World economic forum rimanda al sito di Shift happens (oggi raggiungibile grazie alle copie salvate su Webarchive), un video che nel 2007 ha raccolto milioni di visualizzazioni su YouTube, per poi uscire negli anni successivi in altre versioni.

Il filmato è stato realizzato da Karl Fisch, un insegnante del Colorado, con la collaborazione di Scott McLeod, un professore universitario statunitense, ed elenca una lunga serie di dati (per lo più senza fonti) sui grandi cambiamenti messi in moto dalla tecnologia a cavallo tra il gli anni Novanta e i primi anni Duemila.

A un certo punto del video si legge che «i 10 lavori che saranno più richiesti nel 2010 nel 2004 non esistevano ancora», un messaggio simile a quello del World economic forum, ma dove non compare né la percentuale del «65 per cento» né si fa riferimento ai bambini che vanno alle elementari.

Secondo gli autori del filmato, la fonte di questa dichiarazione sarebbe Richard Riley, ex segretario statunitense all’Istruzione sotto la presidenza di Bill Clinton. Sul sito di Shift happens, gli autori hanno caricato un file con l’elenco delle fonti da cui hanno preso i dati per il video. Per quanto riguarda Riley rimandano a una sua intervista online, oggi non più accessibile, e più genericamente a un libro del 2004, The jobs revolution, senza dettagli ulteriori.

In ogni caso, la statistica del video è diversa da quella riportata dal World economic forum.

Il libro di Cathy Davidson e il servizio della Bbc

La percentuale del «65 per cento» è però comparsa anche nel libro di successo Now you see it, pubblicato nel 2011 dalla professoressa statunitense Cathy Davidson, che descrive come la tecnologia abbia rivoluzionato il mondo del lavoro e dell’istruzione.

«Secondo una stima, il 65 per cento dei bambini che iniziano la scuola quest’anno finiranno per avere un lavoro che oggi ancora non esiste», si legge nell’introduzione del libro, che come fonte rimanda a uno studio del 1999 del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti. Lo stesso riferimento è contenuto anche in un rapporto del 2017 della società tecnologica Dell, nella variante del: «L’85 per cento dei lavori che faranno gli studenti di oggi nel 2030 non sono ancora stati inventati».

Ma nel rapporto non c’è traccia della statistica in questione.

La frase di Davidson ha avuto comunque molto successo – in Italia è per esempio stata citata in un articolo della Stampa del 2018 – e la scrittrice è stata intervistata (min. 2:15) nel 2017 dalla Bbc, in un servizio radiofonico che ha cercato di verificare l’affidabilità della statistica in questione.

Nell’intervista, Davidson ha detto di aver letto il dato in un libro del 2007 di Jim Carroll, citando a sua volta come fonte uno studio fatto da una istituzione australiana, che secondo la scrittrice non era però più reperibile.

La Bbc si è messa dunque a caccia (min. 2:32) di questa possibile fonte australiana, senza trovare risultati affidabili.

La stessa Davidson, in un articolo del 2017, ha poi commentato la sua intervista alla Bbc, dicendo che dal 2012 in poi ha smesso di citare la statistica del «65 per cento», ormai troppo «vaga».

Nel suo servizio, la Bbc ha inoltre sottolineato (min. 3:40) quanto abbiamo già scritto in precedenza: ci sono molte varianti della frase sui lavori del futuro in circolazione. Questo, secondo l’emittente britannica, è un «buon segnale» che siamo di fronte a una «leggenda statistica metropolitana», ossia un dato che viene ripetuto da tanti per molto tempo, finché non passa come vero, anche se privo di evidenze in suo supporto.

Della stessa idea è anche l’insegnante statunitense Benjamin Doxtadtor, che in un approfondimento del 2018 ha definito la statistica del «65 per cento» un «fattoide», ossia una notizia priva di fondamento, che a forza di essere diffusa dai mezzi di informazione appare ormai come vera.

La Bbc ha comunque cercato di verificare (min. 4:10) la plausibilità dell’affermazione di Davidson, confrontando i dati del mercato del lavoro britannico del 2016 con quello del 2006. Anche in questo caso non sono state trovate evidenze a supporto dell’affermazione sui lavori del futuro. Altri sono giunti alla conclusione che siamo di fronte a un vero e proprio «mito», ripetuto ormai da oltre dieci anni senza basi fattuali.

Come ha spiegato (min. 6:15) la Bbc, la fortuna di questa statistica è dovuta al fatto che si inserisce in un «grande dibattito», ossia sulla necessità, secondo alcuni, di dover ripensare completamente il modo in cui è concepita l’istruzione nei Paesi occidentali. Una necessità che, come abbiamo visto, trova il supporto delle parole di Matteo Renzi a Porta a Porta, ma anche le critiche di molti educatori.

In conclusione

Secondo Matteo Renzi, «tra vent’anni» il 70 per cento dei bambini che oggi vanno in prima elementare farà un lavoro che oggi «non esiste». E come fonte del dato l’ex presidente del Consiglio cita delle generiche «statistiche».

Abbiamo verificato e Renzi cita un dato che ormai da molti anni circola in Italia e nel mondo, anche in diverse varianti, senza uno studio o evidenze empiriche che ne supportino la veridicità.

Una statistica simile a quella citata dal leader di Italia Viva compare per esempio in un report del World economic forum del 2016 e in un libro di una professoressa statunitense del 2011, ma in entrambi i casi le fonti utilizzate non contengono il dato in questione.

Di recente, altri hanno provato a verificare questa statistica, tra cui la Bbc nel 2017, senza però riuscire a trovare fonti affidabili. Anzi, come ha spiegato l’emittente britannica, siamo molto probabilmente di fronte a una leggenda metropolitana.