Dopo aver riportato le posizioni di politici (Simone Baldelli e Vittoria Baldino) e giuristi (Carlo Fusaro e Fiammetta Salmoni) favorevoli e contrarie al taglio dei parlamentari, che sarà oggetto di referendum confermativo il prossimo 20 e 21 settembre, abbiamo deciso di dare spazio nel nostro speciale anche all’opinione dei nostri lettori.

Qui di seguito sintetizziamo alcune delle ragioni di chi – tra gli iscritti alla nostra newsletter o tra i fan della nostra pagina Facebook che hanno risposto al nostro invito a farci avere la loro opinione – ha comunicato la propria intenzione di votare “Sì” alla riduzione dei parlamentari da 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori).

Alcune risposte sono state editate per chiarezza e brevità.

Troppi politici, troppo poco responsabilizzati verso gli elettori

Augusto ci ha scritto tre ragioni per cui è favorevole al taglio. In primo luogo abbiamo troppi politici: «oltre al Parlamento abbiamo Regioni, Province (ci sono ancora!), comuni, comunità montane… Nelle Asl pure abbiamo politici che non dovrebbero esserci. Come in tante società partecipate da enti pubblici per creare posti ai politici “disoccupati” o quasi. Qualcuno si ricorda di quando le Regioni aumentavano il numero dei consiglieri regionali? Con tutti i partiti d’accordo nell’aumentare i loro posti di lavoro ben retribuiti?».

In secondo luogo i politici italiani sarebbero troppi anche in base al confronto internazionale con gli Stati Uniti: «USA: 535 rappresentanti per 330 milioni di abitanti; Italia: 950 rappresentanti per 60 milioni di abitanti».

Infine, un «minor numero rappresentanti significa più conoscenza dei volti eletti localmente. Quindi, spero, [politici n.d.r.] più capaci e più responsabilizzati nei confronti degli elettori e minore possibilità, spero, di eleggere persone poco onorevoli, come successo sovente negli ultimi decenni».

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Un sì per iniziare a cambiare

In una lunga mail (che abbiamo dovuto accorciare per motivi di spazio) Ivan ci scrive: «Delusione. Se dovessi individuare la prima ragione per cui motivo il mio sì al referendum, non potrei che indicare questo sentimento amaro nei confronti sia del parlamento sia del corpo politico. Le aule (…) sono diventate luoghi di rissa verbale, anche fisica, e semplici passacarte di una maggioranza di qualsiasi colore o ideologia. Che senso ha allora mantenere ancora così tanti parlamentari? (…) Con la riduzione dei senatori e dei deputati avremo un risparmio, non molto, ma l’avremo. (…) Sicuramente avremo un calo di rappresentanza, aumentando il numero di cittadini per ogni deputato, ma, con sincerità, quanti di noi si sentono lesi da questa diminuzione? Infatti molti elettori non sanno nemmeno chi siano i propri rappresentanti territoriali (…). La qualità dei senatori e deputati ha continuato a peggiorare sia in termini di professionalità sia di eticità (…). E questa mediocrità si aggiunge alla lentezza e alle insufficienze dei lavori parlamentari. Tagliare gli onorevoli non è garanzia di un miglioramento della produttività del nostro parlamento, ma, lasciarlo così com’è, non l’aiuterà a migliorarsi (…). Votare sì non è fare un favore all’antipolitica, ma un favore allo Stato e alle sue istituzioni, che, con questa prima modifica costituzionale, potranno iniziare un mutamento necessario per recuperare credito e fiducia presso noi cittadini».

Altre opinioni

«“Sì”, perché è giusto dare un segnale che cambiare si può. Poi se non andrà bene cambieremo ancora» (Antonio)

«“Sì”, perché nonostante sia una riforma che può essere migliorata e non risolutiva di tutti i problemi, va fatta. l’Italia necessita del superamento del bicameralismo perfetto, ma possiede un numero di parlamentari esagerato» (Angelo)

«Voterò “Sì” perché la maggior parte dei parlamentari già adesso fa poco o nulla: non firma proposte di legge, non partecipa ai lavori in commissione, non rappresenta il suo territorio. Magari la percentuale dei nullafacenti rimarrà la stessa, ma almeno saranno meno come numero» (Rocco)

«Voto “Sì” anche se le ragioni del Sì mi sembrano deboli, perché quelle del No lo sono ancora di più» (Giulia)