Il segretario della Lega Matteo Salvini, commentando la sentenza del 25 maggio con cui il Tribunale di Ragusa ha condannato un uomo che aveva investito e ucciso due bambini, ha sostenuto su Twitter lo stesso giorno che «bisogna eliminare il “rito abbreviato” per i reati più gravi».

Senza scendere nei dettagli del singolo caso, possiamo fare alcune considerazioni su questa affermazione del leader leghista.

Che cos’è il “rito” abbreviato

Il giudizio (spesso chiamato impropriamente “rito”) abbreviato è un procedimento penale speciale che bilancia da un lato l’interesse dello Stato a punire i colpevoli e dall’altro l’interesse ad arrivare alla sentenza in tempi rapidi e ragionevoli.

È disciplinato dagli articoli 438 e ss. del codice di procedura penale e, in sintesi, prevede che il giudice prenda la sua decisione sulla base degli atti di indagine del pubblico ministero. Si salta, insomma, la fase del dibattimento durante la quale normalmente l’imputato si difende. L’imputato che sceglie questo tipo di giudizio ottiene in cambio uno sconto della pena: della metà a un terzo a seconda del tipo di reato (art. 442 c.p.p.).

Una legge già fatta

Dal 2019, non tutti i reati danno diritto all’imputato di chiedere il giudizio abbreviato. La legge n. 33 del 12 aprile 2019 (art. 1) ha infatti modificato l’articolo 438 c.p.p. e previsto che non sia ammesso il giudizio abbreviato «per i delitti puniti con la pena dell’ergastolo».

Questi sono, ovviamente, i reati più gravi, come ad esempio l’omicidio aggravato, la strage, la devastazione e il saccheggio al fine di attentare alla sicurezza dello Stato, o il sequestro di persona aggravato.

Un intervento legislativo recente, insomma, per eliminare il giudizio abbreviato per i reati più gravi c’è già stato.

Oltretutto, c’è stato proprio per iniziativa della Lega di Salvini. Il deputato della Lega Nicola Molteni è infatti il primo firmatario della proposta di legge (n.392) che prevede l’esclusione dei reati puniti con l’ergastolo dal giudizio abbreviato.

Inoltre la maggioranza parlamentare che ha approvato questa proposta di legge era sostenuta dalla Lega. Sia l’approvazione alla Camera, del 6 novembre 2018, sia quella del Senato, del 2 aprile 2019, sono infatti avvenute quando era in carica il primo governo Conte, con Salvini e Di Maio nel ruolo di vicepremier.

Il rischio di un effetto domino

Il caso concreto su cui Salvini ha espresso il proprio parere costituisce, molto probabilmente (la sentenza in questione non è ancora quella definitiva), un caso di duplice omicidio stradale aggravato dall’alterazione psicofisica per aver assunto alcol e droga.

Il reato di omicidio stradale è stato introdotto dal governo Renzi con la legge 23 marzo 2016, n. 41. È punito in base all’articolo 589 bis del codice penale con la reclusione fino a 7 anni nella sua forma “semplice”, fino a 12 anni in quella aggravata e, se le vittime sono più di una, si può arrivare al massimo fino a 18 anni. Non è, in senso stretto, un reato doloso. Chi causa la morte della vittima, cioè, non ha l’intenzione di uccidere.

Se si volesse estendere al reato di omicidio stradale l’esclusione dal giudizio abbreviato, si dovrebbe – per non violare il principio di proporzionalità delle pene – estendere anche una molteplicità di altri reati puniti con sanzioni altrettanto (o più) severe.

Limitando il confronto ai casi più gravi di omicidio stradale (aggravato e plurimo, punito al massimo con 18 anni di reclusione), andrebbero escluse dal giudizio abbreviato ad esempio i casi di rapina aggravata, tutti gli omicidi volontari, alcuni reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, o la corruzione in atti giudiziari che risulti in una condanna superiore ai 5 anni. Se poi si volesse escludere l’omicidio stradale aggravato (ma non plurimo) la lista si allungherebbe notevolmente, oltretutto anche a reati non violenti come ad esempio, concussione, falsificazione di monete o riciclaggio.

Si rischia insomma di allargare a un numero potenzialmente elevato di reati il divieto di attivare il giudizio abbreviato, con ripercussioni negative sul funzionamento della giustizia.

Senza l’incentivo dello sconto di pena, infatti, gli indagati per tutti i reati che verrebbero esclusi avrebbero al contrario l’interesse ad allungare i tempi del processo esercitando il proprio diritto alla difesa nella maniera più estesa possibile.

In conclusione

Salvini ha commentato una recente sentenza su un probabile caso di omicidio stradale aggravato chiedendo che il giudizio abbreviato venga eliminato per i reati più gravi.

Questo, però, è già avvenuto l’anno scorso proprio per iniziativa del partito di Salvini, quando la Lega era al governo con il M5s. Allora vennero esclusi i reati puniti con l’ergastolo.

Se si volesse escludere il reato di omicidio stradale, per non violare il principio di proporzionalità della pena bisognerebbe poi escludere una serie di altri reati. L’omicidio stradale non è infatti un reato tra i più gravi (non ha ad esempio natura strettamente dolosa) e, salvo casi sia plurimi che aggravati, porta a condanne inferiori ai 12 anni. La lista di reati puniti con pene uguali o maggiori che verrebbero di conseguenza esclusi dalla possibilità del giudizio abbreviato sarebbe molto lunga.