Recentemente, alcuni comuni italiani hanno messo in atto una sanificazione straordinaria degli spazi pubblici tramite l’utilizzo di automezzi dedicati ai lavaggi ordinari, al fine di ridurre il rischio di contagio da Covid-19.

Pur non esistendo, al momento, una lista ufficiale di chi ha adottato questa misura, si trovano informazioni a riguardo sui siti dei singoli comuni. Dalle nostre ricerche risulta che la misura coinvolga sia centri di piccole e medie dimensioni, sia grandi città come Milano e Roma.

Nel capoluogo lombardo, ad esempio, l’Amsa (Azienda milanese servizi ambientali), ha in programma una serie di interventi di sanificazione straordinaria che coinvolgeranno tutti i quartieri della città. Come si vede sul sito dell’Amsa, la sanificazione prevede che venga spruzzato un liquido composto da ipoclorito di sodio – il componente principale della candeggina – in soluzione acquosa.

L’utilità degli interventi di sanificazione straordinarie delle strade per il nuovo coronavirus è però ad oggi molto controversa. Non sembrano infatti esserci prove scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa pratica in relazione alla Covid-19.

Vediamo meglio i dettagli.

Che cosa dice l’Iss?

Il 18 marzo 2020 il Consiglio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) ha approvato delle linee guida sull’utilizzo dei disinfettanti per la Covid-19, sulla base di un parere rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

Secondo quanto riportato dall’Iss, quando si tratta di pulizia e disinfezione delle superfici esterne, bisogna tenere conto di diversi fattori. Uno di questi riguarda il metodo di trasmissione del nuovo coronavirus per mezzo degli oggetti. Come ricorda infatti l’Iss, la Covid-19 «si può anche trasmettere per contatto diretto o indiretto con oggetti o superfici nelle immediate vicinanze di persone infette che siano contaminate da secrezioni».

Nonostante l’Iss ricordi che mancano ricerche specifiche sulla Covid-19 e la sua permanenza sulle superfici, 22 studi epidemiologici, raccolti in un articolo del Journal of hospital Infection – una rivista scientifica che si occupa di epidemiologia – hanno riportato che altri tipi di coronavirus (come Mers e Sars) possono essere neutralizzati tramite l’utilizzo soluzioni disinfettanti a base di ipoclorito di sodio.

Per questa ragione, l’Iss raccomanda «misure di prevenzione primaria indirizzate alla sanificazione di oggetti e superfici soggette a contatto diretto con la popolazione come mezzi pubblici, corrimani, ringhiere, ecc., da realizzarsi, come per le altre superfici, con soluzioni di ipoclorito di sodio allo 0,1% dopo pulizia con un detergente neutro».

Quando si tratta delle superfici esterne (ossia le strade) non vi sono invece prove dell’efficacia e della necessità di utilizzare l’ipoclorito di sodio. L’Iss infatti riferisce che «la disinfezione stradale e delle pavimentazioni urbane su larga scala […] risulta una misura per la quale non è accertata l’utilità, in quanto non esiste alcuna evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione della Covid19».

Non solo. Secondo l’Iss, «l’uso di sodio ipoclorito, sostanza corrosiva per la pelle e dannosa per gli occhi, per la disinfezione delle strade potrebbe essere associato ad un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente esposizione della popolazione». A questo si aggiungerebbe poi il fatto che la «presenza di materiale organici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi quali clorammine e trialometani e altre sostanze cancerogene volatili».

Infine, l’Iss non esclude che utilizzando questa sostanza si possa arrivare a «la formazione di sottoprodotti pericolosi non volatili che possono contaminare gli approvvigionamenti di acqua potabile».

Un divieto nato monco?

Visto il parere dato dall’Iss, il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ha quindi sconsigliato agli enti locali, nel suo documento di indirizzo approvato a metà marzo, di ricorrere all’uso dell’uso di ipoclorito di sodio.

Allo stesso tempo, il Snpa non ha posto agli enti locali un divieto assoluto di ricorrere all’utilizzo di questa sostanza, ma ne ha ristretto le possibilità di impiego. Infatti, il Snpa sostiene nel documento d’indirizzo che «nel caso in cui le autorità locali ritengano comunque necessario, per finalità di tutela della salute pubblica, l’utilizzo di ipoclorito di sodio nelle pratiche di pulizia delle superfici stradali […] tale utilizzo […] dovrebbe intendersi esclusivamente come integrativo e non sostitutivo delle modalità convenzionali di pulizia stradale e limitato a interventi straordinari».

A questo si aggiunge poi il fatto che il Snpa raccomanda una serie di misure da prendere nel caso in cui si decida di utilizzare l’ipoclorito di sodio per la pulizia delle strade: dal divieto di impiego in caso di vento, all’utilizzo limitate ad aree lontane da colture, fossi, fossati e specchi d’acqua.

Quindi, nonostante non si vieti in maniera assoluta, il Snpa pone dei paletti alle autorità locali per l’utilizzo di questa sostanza quando si tratta di pulizia delle strade.

Perché allora si continua a disinfettare le strade?

Abbiamo quindi visto che l’Iss ha messo fortemente in dubbio l’efficacia della pulizia straordinaria delle strade contro la Covid-19 e che l’Snpa ne ha sconsigliato l’applicazione.

Allora perché alcuni comuni continuano con questa pratica?

Abbiamo contattato le amministrazioni del comune di Milano e Roma per scoprirlo, nonché quelle di comuni di piccole e medie dimensioni (in particolare, Latina, Viterbo e Monfalcone), per conoscere la loro posizione ufficiale riguardo alla pratica, ma, al momento, non abbiamo ricevuto risposta.

Sul sito web del comune di Bresso (MI), il 15 marzo, è stata pubblicata una comunicazione ufficiale in cui si informa i cittadini che, relativamente alla sanificazione straordinaria delle strade, «le autorità sanitarie ci dicono che questa azione non ha alcun impatto nella prevenzione del coronavirus, certo pulire meglio le nostre strade in questi giorni senza traffico è comunque utile. E’ determinante però che nessuno pensi che se passa una spazzatrice in più, con del sanificante, questa possa sconfiggere il coronavirus. (…) Sulle strade il virus non c’era prima e non ci sarà dopo».

L’amministrazione comunale di Bresso, quindi, pur ammettendo che la misura è inutile per quanto riguarda la riduzione del contagio, ha deciso di procedere comunque con la pratica di disinfezione straordinaria.

Decisioni di questo tipo non sembrano però essere isolate. Secondo quanto testimoniato da Sonia Cambursano, sindaca di Strambino, alcuni comuni del torinese si sono comportati in maniera simile. In un video pubblicato su Instagram da Dario Bressanini – ricercatore universitario e divulgatore molto seguito sui social media –, Cambursano ha infatti raccontato (min 2:00) di essersi confrontata con alcuni suoi colleghi sindaci che hanno recentemente deciso di procedere con la disinfezione delle strade, nonostante il parere negativo dell’Arpa Piemonte.

Cambrusano racconta che la motivazione principale emersa dai colleghi riguarda il fatto che la misura di disinfezione, anche se considerata inefficace dalla comunità scientifica, «fa presa sulla popolazione; è una misura che rassicura». Una pratica che però – a detta di Cambrusano – è uno spreco di risorse pubbliche.

In conclusione

Recentemente alcuni comuni italiani hanno deciso di procedere con la disinfezione straordinarie delle strade per contrastare la diffusione della Covid-19, tramite l’impiego di un liquido composto da ipoclorito di sodio (il componente principale della candeggina) in soluzione acquosa.

L’Iss e l’Arpa si sono espresse però in maniera negativa rispetto a questa pratica, mettendo fortemente in discussione l’efficacia di questa misura di disinfezione e sottolineando i possibili effetti negativi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.

Nonostante i pareri contrari della comunità scientifica, alcuni comuni sembrano però voler continuare con questa pratica, secondo alcune fonti principalmente per rassicurare in qualche modo la cittadinanza.