Il 20 marzo il viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri (M5s) è stato intervistato su SkyTg24, dove ha parlato dell’emergenza coronavirus.

Nel suo intervento l’ex vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana ha parlato di come rilanciare il Paese una volta finita la crisi, raccontando (min. -5:51) «una parte della ricetta che il Movimento 5 stelle sta regalando al Paese». In che cosa consiste la proposta del M5s?

«109 miliardi di euro sono fermi nei cassetti per esempio di Anas e Rete ferroviaria italiana, perché la burocrazia non permette di spenderli per i tempi troppo lunghi», ha detto (min. -5:43) Cancelleri. «Dobbiamo sbloccare questi cantieri perché dobbiamo dare la possibilità di creare sviluppo, circolazione della moneta, posti di lavoro».

Inoltre il viceministro ha aggiunto (min. -4:02) che «bisogna sbloccare con lo stesso modello che abbiamo utilizzato a Genova; ecco mi piace questo slogan: “Dopo il coronavirus, l’Italia come Genova”».

In breve dunque, secondo Cancelleri lo Stato avrebbe a disposizione oltre 100 miliardi di euro da spendere in opere pubbliche, la cui realizzazione va velocizzata sul modello di quanto fatto per il nuovo Ponte di Genova.

Come vedremo in questo pezzo però, questa «ricetta» – «regalata» secondo il viceministro dal M5s al Paese – è molto simile a un piano presentato mesi fa da Matteo Renzi e ha un problema di fondo. Vediamo i dettagli.

Le similitudini con “Italia Shock” di Renzi

Il 15 novembre 2019 – oltre quattro mesi fa – a Torino il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha presentato a grandi linee il piano “Italia Shock!”, dicendo che questa era sì una proposta del suo partito, ma anche che voleva fosse «di tutti, perché è una cosa semplice e giusta» (un’espressione che ricorda il «regalare» di cui parla Cancelleri).

Qual è in breve l’obiettivo di questo piano?

Una prima somiglianza Renzi-Cancelleri

Come aveva riassunto su Twitter pochi giorni dopo l’evento del 15 novembre, Renzi vorrebbe «sbloccare i 120 miliardi di euro che sono fermi nei cassetti».

Approfondiremo meglio tra poco che cosa siano gli oltre 100 miliardi citati da Renzi e se ci siano davvero. Ma intanto una prima somiglianza tra le parole dell’ex presidente del Consiglio e Cancelleri – l’esistenza di oltre 100 miliardi tenuti «nei cassetti» – è evidente.

Passiamo a una seconda somiglianza.

La seconda somiglianza

Renzi, nel sopra citato tweet di novembre 2019, ha scritto anche che i 120 miliardi sarebbero da sbloccare «attraverso l’utilizzo di procedure straordinarie come abbiamo fatto a Milano con l’Expo». Un esempio, quello di Milano, che era stato fatto anche nella presentazione di “Italia Shock” a Torino il 15 novembre 2019, come dimostrano le slide proiettate in quell’occasione.

Pochi mesi dopo, a febbraio 2020, l’ex presidente del Consiglio ha però parlato anche del “modello Genova”, e della ricostruzione del ponte sul Polcevera dopo il crollo del Viadotto Morandi avvenuto ad agosto 2018, come esempio da seguire.

In particolare Renzi aveva precisato, il 20 febbraio, che «ci sono due esempi di buon funzionamento, la ricostruzione del Ponte di Genova e l’Expo di Milano. Dunque la nostra proposta è: mettete i commissari nei cantieri più importanti di questo Paese».

Anche in questo caso dunque sembrerebbe che Cancelleri – che cita Genova come esempio, dove è operativo un commissario straordinario – abbia sostanzialmente ripreso quanto detto in precedenza da Renzi.

Ma qui subentra invece un elemento di incertezza. Cancelleri, infatti, in un’intervista a l’Huffington Post del 4 marzo ha detto: «Non servono cento commissari come dice Renzi, e non abbiamo certo bisogno di aprire una trattativa o una spartizione delle nomine dei commissari». I tempi necessari per scegliere i commissari, secondo l’esponente del M5s, sarebbero infatti troppo lunghi e incompatibili con l’emergenza coronavirus.

Non è però allora chiaro a che cosa faccia riferimento Cancelleri, se non alla presenza del commissario straordinario, quando parla di “modello Genova”.

Al di là di questo, vediamo ora qual è il problema di queste proposte che riguardano decine di miliardi bloccati nei cassetti in Italia.

Ci sono davvero oltre 100 miliardi di euro fermi «nei cassetti»?

Come abbiamo già spiegato in passato, il messaggio che passa da Renzi, e ora anche da Cancelleri, è che effettivamente ci siano nelle disponibilità dello Stato italiano oltre 100 miliardi di euro da spendere in strade, ferrovie, scuole, ospedali e via dicendo, che sono stati “bloccati” negli ultimi anni.

Insomma, le risorse non sarebbero un problema: basterebbe solo sbloccarle. Ma davvero lo Stato italiano ha così tanti soldi messi da parte, non utilizzati?

Al di là della cifra citata in sé – siano essi 109 o 120 miliardi di euro, o «più di 100 miliardi», come ha scritto Renato Brunetta il 19 marzo su Twitter – il problema è che questi numeri fanno in generale riferimento a stanziamenti fatti negli anni, e non a risorse vere e proprie già a disposizione dello Stato.

In pratica non si sta parlando di soldi già recuperati, o finanziati, per esempio prendendoli a prestito o aumentando le tasse. Si tratta di previsioni future per cui ancora non sono state reperite le risorse. L’impegno vero e proprio da pagare avviene infatti solo con l’inizio della realizzazione di un’opera, ed è in quel momento che lo Stato raccoglie le risorse per far fronte alla spesa prevista.

Raccogliere i 100 miliardi di euro abbondanti di cui parlano i vari politici citati determinerebbe, a meno di non voler aumentare le tasse o ridurre la spesa pubblica, un significativo aumento del debito pubblico, già destinato ora a salire fortemente per l’emergenza coronavirus (i 25 miliardi di euro stanziati dal decreto “Cura Italia” sono infatti presi a debito).

Insomma, questa operazione di “sblocco” di decine di miliardi dai “cassetti” dello Stato è in realtà molto più complicata, e gravida di conseguenze per le finanze dello Stato, di quanto non lascino intendere i suoi sostenitori.

In conclusione

Per voce del viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, nelle ultime settimane il Movimento 5 stelle sta ripetendo che ci sono oltre 100 miliardi di euro «fermi nei cassetti», bloccati dalla burocrazia e che potrebbero essere subito utilizzati per realizzare opere pubbliche, seguendo il modello adottato per il nuovo Ponte di Genova.

L’espressione «fermi nei cassetti» è identica a quella utilizzata a novembre 2019 dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, durante la presentazione del piano “Italia Shock!”. Anche l’ex presidente del Consiglio nella sua proposta ha poi preso a modello quanto fatto finora a Genova (ma sul ricorso ai commissari, come abbiamo visto, Cancelleri pare cadere in contraddizione).

In ogni caso, sia che si parli di 109 miliardi di euro, come fa Cancelleri, o di 120 miliardi di euro, come fa Renzi, rimane un problema di fondo: dire che queste risorse sono «ferme nei cassetti» è fuorviante.

Queste cifre – che secondo alcuni potrebbero essere anche più alte – si riferiscono a stanziamenti previsti nel corso degli anni per il futuro, che non sono ancora stati finanziati, e non a risorse vere e proprie e immediatamente utilizzabili dallo Stato. Per trovare questi soldi servirebbe o aumentare le tasse, o tagliare le spese, o aumentare il debito pubblico.