Ricordate il foglietto di Di Maio? Il fact-checking

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Il 20 dicembre 2018, pochi giorni prima dell’approvazione della legge di Bilancio 2019 da parte del Senato, Luigi Di Maio ha pubblicato su Twitter un foglietto con una lista di provvedimenti, contrassegnati come “fatti” dal governo. Secondo il vicepresidente del Consiglio, nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, la manovra – diventata legge il 31 dicembre – contiene misure come il reddito di cittadinanza, l’aumento dei fondi alla ricerca e il taglio delle pensioni d’oro.

Ma su quanti dei venti punti elencati Di Maio aveva ragione?

Con a disposizione il testo ufficiale della legge, possiamo rispondere.
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1. «Nessun aumento dell’Iva»

L’articolo 1 comma 2 della legge di Bilancio 2019 prevede la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, ossia l’aumento dell’Iva che sarebbe scattato automaticamente nel 2019 in caso di mancate coperture.

Come spiega il testo per quest’anno sono eliminati l’aumento di 1,5 punti percentuali dell’aliquota Iva ridotta, oggi al 10 per cento, e l’aumento di 2,2 punti percentuali dell’aliquota Iva ordinaria, oggi al 22 per cento.

In compenso, però, la manovra introduce nuove clausole di salvaguardia per i prossimi anni. Per effetto di queste e degli aumenti decisi in precedenza, dal 2020 l’Iva ridotta dovrebbe passare dal 10 per cento al 13 per cento, mentre l’aliquota ordinaria dovrebbe passare nel 2020 dal 22 per cento al 25,2 per cento, e nel 2021 raggiungere il 26,5 per cento. Un aumento complessivo quindi di 4,5 punti percentuali rispetto al sistema attuale. Quindi, se è vero che non c’è nessun aumento dell’Iva per il 2019, se ne prevedono di sostanziosi a partire dal 2020.

Verdetto: FATTO IN PARTE

2. «Aumento pensioni minime»

Il Contratto di governo, firmato da Lega e Movimento 5 Stelle, promette un aumento delle pensioni che non raggiungono i 780 euro mensili. È la stessa cifra posta come soglia indicativa anche per il “reddito di cittadinanza” dal M5s, fin dal 2013, e corrisponde alla soglia della povertà relativa del 2014 per un adulto che vive da solo.

L’aumento delle pensioni inferiori a 780 euro è stato chiamato “pensione di cittadinanza”.

Per introdurla, la legge di Bilancio istituisce all’articolo 1, comma 255, un apposito fondo, chiamato «Fondo per il reddito di cittadinanza». Le risorse stanziate sono 7.100 milioni di euro per il 2019, 8.055 milioni di euro per il 2020 e 8.317 milioni di euro annui a partire dal 2021. Ma, come vedremo, queste stesse risorse serviranno anche per il reddito di cittadinanza.

Oltre allo stanziamento di soldi per finanziare l’aumento delle pensioni minime, la legge non spiega come funzionerà realmente questo provvedimento. Nei primi giorni di gennaio, è circolata una bozza del decreto legge che spiega come l’aumento per le pensioni minime inizierà a partire da aprile 2019, ma non è chiaro quanto grande sarà la platea dei beneficiari: di conseguenza non si può ancora sapere quante “pensioni minime” saranno interessate.

Verdetto: FATTO IN PARTE

3. «Reddito di cittadinanza»

Per il reddito di cittadinanza, vale lo stesso discorso delle pensioni minime. La legge di Bilancio 2019 ha istituito l’apposito fondo di cui si è già detto per attuare la misura promessa anche nel Contratto di governo – e che in realtà sarebbe più corretto definire una sorta di reddito minimo garantito o un’indennità di disoccupazione. Anche in questo caso, il governo non ha ancora approvato il decreto legge che spiega il funzionamento di questa misura e chi sarà effettivamente coinvolto.

Infatti, sembra difficile che il reddito di cittadinanza, così finanziato, raggiunga un numero di persone pari a quello ipotizzato in campagna elettorale. Mentre la manovra stanzia in media circa 8 miliardi di euro all’anno per questo provvedimento, le stime sul costo annuo del reddito di cittadinanza fatte nei mesi scorsi oscillano tra i 15 miliardi e i 38 miliardi di euro.

Verdetto: FATTO IN PARTE

4. «Quota 100 per superare Fornero»

Con “Quota 100” si intende, in sostanza, la possibilità di andare in pensionamento anticipato per chi ha 62 anni di età e 38 anni di contributi versati. È una misura che incide sul sistema introdotto nel 2011 con la cosiddetta “riforma Fornero” (art. 24 del d.l. 201/2011), che aveva in sostanza allungato i tempi necessari per andare in pensione.

La legge di Bilancio 2019, per mantenere fede alla promessa – il superamento della Fornero è stato uno dei cavalli di battaglia della Lega in campagna elettorale – istituisce all’articolo 1, comma 256, un apposito fondo, denominato «Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani». Le risorse sono pari «a 3.968 milioni di euro per l’anno 2019, a 8.336 milioni di euro per l’anno 2020, a 8.684 milioni di euro per l’anno 2021, a 8.153 milioni di euro per l’anno 2022, a 6.999 milioni di euro per l’anno 2023 e a 7.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024».

Come nel caso delle pensioni minime e del reddito di cittadinanza, però, è necessario attendere il decreto-legge del governo per capire come funzionerà questo meccanismo di pensionamento anticipato. La bozza del decreto che circola in questi giorni mostrerebbe che la misura partirà da aprile 2019, ma coinvolgerà solo una parte dei lavoratori che hanno maturato i requisiti necessari entro dicembre 2018.

Verdetto: FATTO IN PARTE

5. «Aumento pensione invalidi»

La legge di Bilancio 2019, così come la bozza di decreto legge su reddito e pensioni di cittadinanza, non fa menzione dell’aumento delle pensioni di invalidità, ossia l’assistenza garantita dalla Costituzione «a tutti i cittadini inabili al lavoro e sprovvisti dei mezzi necessari per vivere».

Sul punto sembra sia ancora in corso un confronto tra le forze che sostengono la maggioranza. Il 9 gennaio 2019, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato che, senza i fondi per l’aumento delle pensioni di invalidità, la Lega non darà la sua approvazione ai provvedimenti per attivare il reddito di cittadinanza.

Verdetto: NON FATTO

6. «Taglio delle pensioni d’oro»

In questo caso, il problema principale è definire che cosa si intenda con l’espressione “pensioni d’oro”, un’etichetta diffusa da anni nel dibattito politico, ma che non è chiaro cosa indichi con precisione. Secondo la definizione riportata dal Contratto di governo, i “pensionati d’oro” sarebbero quelli che percepiscono un importo mensile superiore a dieci volte la pensione minima, ossia superiore a circa 5 mila euro al mese.

La legge di Bilancio 2019 prevede un prelievo della durata di cinque anni proprio per gli assegni pensionistici che superano i 100 mila euro all’anno e calcolati con il metodo retributivo. Il cosiddetto “contributo di solidarietà”, infatti, consiste «in una riduzione pari al 15 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 130.000 euro, pari al 25 per cento per la parte eccedente 130.000 euro fino a 200.000 euro, pari al 30 per cento per la parte eccedente 200.000 euro fino a 350.000 euro, pari al 35 per cento per la parte eccedente 350.000 euro fino a 500.000 euro e pari al 40 per cento per la parte eccedente 500.000 euro».

Verdetto: FATTO

7. «Taglio fondi all’editoria»

L’articolo 1, comma 810, stabilisce una progressiva riduzione per i prossimi anni dei contributi diretti agli editori di quotidiani e periodici. Questa tipologia di contributi fa riferimento ai fondi che lo Stato distribuisce direttamente alle realtà editoriali che ne fanno richiesta e che rispettano una serie di requisiti. La somma di denaro destinata alle diverse testate viene calcolata in base ad alcuni parametri, come le vendite, la tiratura e i costi.

La manovra prevede che gli importi erogabili dal 2019 al 2022 subiscano una graduale riduzione della differenza tra l’importo spettante e 500.000 euro, fino alla totale esclusione dai contributi.

Verdetto: FATTO

8. «Esclusione Bolkestein»

La direttiva dell’Unione europea 2006/123/CE – nota con il nome di “direttiva Bolkestein” – è una norma approvata nel 2006 e attuata in Italia con il d. lgs 59/2010. Il suo obiettivo è quello di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso al mercato dell’Unione Europea. Secondo la direttiva, ad esempio, concessioni e servizi pubblici possono essere affidati ai privati solo con gare europee.

Da sempre, questa direttiva è una delle più criticate dai due partiti di governo. Con l’art. 1, commi dal 682 al 686 della legge di Bilancio 2019, il governo ha così accontentato le categorie degli ambulanti e dei balneari, che da tempo esercitavano pressioni affinché la direttiva fosse bloccata. In base alla Bolkestein, infatti, gli stabilimenti e gli spazi pubblici affidati ai commercianti dovrebbero essere messi a gara una volta scaduta la concessione. Gli attuali concessionari avrebbero così rischiato un grosso danno economico.

In concreto, la manovra esclude dalla Bolkestein (articolo 1, comma 686 b) solo il commercio su aree pubbliche, ossia quello degli ambulanti, mentre rinvia di quindici anni (articolo 1, comma 682) l’applicazione della direttiva europea per gli stabilimenti balneari. Questo provvedimento comporterà quasi certamente l’apertura di una procedura per infrazione delle regole europee nei confronti dell’Italia.

Verdetto: FATTO IN PARTE

9. «Taglio di mezzo miliardo spese militari»

La legge di Bilancio 2019, all’articolo 1 comma 797, stabilisce che «le spese militari sono ridotte di 60 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019 e di ulteriori 531 milioni di euro nel periodo dal 2019 al 2031». In media, si tratta di una riduzione di circa 50 milioni di euro annui. Dalla fine di questa legislatura, però, la conferma o meno dei tagli da mezzo miliardo di euro dovrà arrivare dai prossimi governi. Quindi annunciarlo è quanto meno prematuro.

Verdetto: FATTO IN PARTE

10. «Tempo prolungato nelle scuole»

L’articolo 1, ai commi 728 e 729, stabilisce alcuni provvedimenti per incrementare il tempo pieno nelle scuola primaria. Il primo comma dice che il Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) ha 60 giorni di tempo per stabilire le modalità con cui questo provvedimento debba diventare effettivo. Il secondo comma, invece, definisce l’assunzione di duemila insegnanti per garantire la copertura di questo servizio.

In realtà, questi posti aggiuntivi quasi certamente non potranno bastare per introdurre un vero tempo prolungato in tutte le scuole. Come ha spiegato in un comunicato la Cisl, «per portare a tempo pieno le classi che oggi non lo adottano servirebbero almeno 43 mila insegnanti in più», a fronte dei «2.000 insegnanti in più promessi dal governo».

Verdetto: FATTO IN PARTE

11. «Taglio del 30% premi Inail per aziende»

La legge di Bilancio introduce una riduzione dei premi e contributi dovuti dalle imprese per l’assicurazione obbligatoria dei lavoratori contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, per il triennio 2019-2021. Le minori entrate previste – come spiega l’articolo 1, comma 1121 – sono 410 milioni di euro per il 2019, 525 milioni di euro per 2020 e 600 milioni di euro per l’anno 2021.

In realtà la riduzione operata da questo governo si aggiunge a quelle già introdotte dal decreto legislativo n. 38 del 2000 e dalla legge n. 147 del 2013, e poi rinnovate. È la somma dei vari interventi insomma, e non solo l’ultimo del governo giallo-verde, ad arrivare intorno al 30 per cento di taglio citato da Di Maio.

Inoltre, l’articolo 1, al comma 1124, chiarisce che se l’Inail accerterà un andamento delle entrate peggiore del previsto dovrà suggerire misure correttive per risolvere il disequilibrio.

Verdetto: FATTO IN PARTE

12. «10 miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico»

Per il rilancio degli investimenti degli enti territoriali, la legge di Bilancio istituisce un fondo – articolo 1, comma 122 – «di 2.780 milioni di euro per l’anno 2019, di 3.180,2 milioni di euro per l’anno 2020, di 1.255 milioni di euro per l’anno 2021». In totale, si tratta di circa 7,2 miliardi di euro per tre anni, meno dei 10 miliardi e mezzo indicati da Di Maio.

Inoltre – spiega un dossier della Camera – queste risorse non sono destinate esclusivamente al dissesto idrogeologico, ma anche ad altre finalità, come la manutenzione della rete viaria, lo sviluppo dell’edilizia pubblica e la prevenzione del rischio sismico.

Verdetto: NON FATTO

13. «1,5 miliardi di euro per truffati banche»

Secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2019 (articolo 1, comma 494), viene istituito un fondo dotato di 1,575 miliardi di euro – 525 milioni l’anno per il periodo 2019-2021 – per il ristoro dei risparmiatori a cui è stato riconosciuto un “pregiudizio ingiusto” a causa del basso livello di trasparenza delle sei banche coinvolte nello scandalo dei cosiddetti “risparmiatori truffati” (tra le quali ci sono Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca).

Le risorse saranno coperte con i soldi presenti sul fondo “rapporti dormienti”. Questo è stato istituito nel 2008 e raccoglie i soldi dei rapporti bancari per importi superiori ai 100 euro che non mostrano, allo stesso tempo, alcun movimento negli ultimi dieci anni. Secondo il ministero dell’Economia, nel 2016 l’ammontare di questi depositi era pari a circa 1,627 miliardi di euro.

Verdetto: FATTO

14. «Assunzione 12.000 persone per pulizie nelle scuole»

La legge di Bilancio stabilisce che vengano abolite nelle scuole gli appalti di pulizie a ditte esterne. In questo modo, attraverso «un’apposita procedura selettiva, per titoli e colloquio» che sarà stabilita con un decreto dal Ministero dell’Istruzione, l’internalizzazione di questi servizi porterà alla stabilizzazione e assunzione di 12 mila addetti alle pulizie. Questo però avverrà solo a partire dal 1° gennaio 2020, e non è dunque qualcosa di già fatto come lascia intendere Di Maio.

Verdetto: NON FATTO

15. «Abolizione del Sistri per le imprese»

La legge di Bilancio 2019 non fa riferimento al Sistri, ossia il Sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali. A introdurne l’abolizione, è stato infatti il decreto legge n. 135 del 14 dicembre 2018, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”, ma noto con il nome di decreto semplificazioni.

L’articolo 6 del testo stabilisce che dal 1° gennaio 2019 è soppresso il Sistri, ma anticipa che ancora non è stato definito un suo sostituto, ossia «un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti organizzato e gestito direttamente dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare».

Verdetto: FATTO IN PARTE

16. «Dimezzamento Imu sui capannoni industriali»

L’articolo 1, comma 12, della legge di Bilancio 2019 modifica il decreto legislativo del 14 marzo 2011, che ha introdotto l’Imposta municipale propria (Imu). Con la manovra, l’imposta si può dedurre, quando riguarda i cosiddetti “immobili strumentali” – come i capannoni – al 40 per cento, rispetto al 20 per cento precedente. In sostanza, questo non corrisponde a un dimezzamento dell’imposta, ma a un raddoppio dello “sconto”, e non è la stessa cosa. Il Movimento 5 stelle aveva proposto un emendamento per aumentare questa deducibilità al 50 per cento, non riuscendo però nel suo intento.

Verdetto: NON FATTO

17. «Aumento fondi alla ricerca»

Effettivamente, la legge di Bilancio 2019 introduce alcuni aumenti nel settore della ricerca dell’università. L’articolo 1, comma 979, stabilisce che «la dotazione del Fondo per il finanziamento ordinario delle università […] è incrementata di 40 milioni di euro per l’anno 2019». Il comma successivo, invece, incrementa di 10 milioni di euro «la dotazione del Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e degli istituti di ricerca». Anche il comma 981 amplia di 10 milioni di euro «il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio».

In realtà, questo incremento – annunciato con molta enfasi da alcuni esponenti del Movimento 5 stelle – consiste in un aumento dello 0,5 per cento sulla spesa totale in questo settore, inferiore rispetto a quelli introdotti dai precedenti governi.

Verdetto: FATTO

18. «1 miliardo di euro venture capital startup innovative»

La legge di Bilancio 2019 non stanzia un miliardo di euro per un fondo di venture capital per le startup innovative. Per «promuovere gli investimenti in capitale di rischio da parte di operatori professionali», l’articolo 1, comma 209, istituisce «il Fondo di sostegno al Venture Capital con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 e di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2025». In totale, 110 milioni di euro.

Con la cifra di un miliardo di euro, probabilmente Di Maio fa riferimento a un obiettivo strategico del governo, raggiungibile con lo stanziamento di altre risorse da parte di soggetti come gli enti previdenziali e Cassa Depositi e Prestiti.

Verdetto: NON FATTO

19. «6.000 euro incentivi auto elettriche»

Per promuovere l’acquisto di «autovetture a basse emissioni» – come le elettriche e le ibride – la legge di Bilancio 2019 introduce alcuni incentivi sotto forma di sconto sul prezzo. In via sperimentale, per il triennio 2019-2021, viene riconosciuto un contributo tra i 1.500 e i 6.000 euro a chi acquista – anche in leasing – un nuovo autoveicolo caratterizzato da basse emissioni inquinanti, inferiori a 70 g/KM.

Il contributo è disponibile in caso di rottamazione di un veicolo della medesima categoria, omologato alle classi Euro 1, 2, 3, 4.

I seimila euro che cita Di Maio, insomma, sono il massimo che si può ottenere tramite incentivi – i quali partono però da 1.500 euro.

Verdetto: FATTO IN PARTE

20. «1 miliardo di euro in più alla sanità»

L’articolo, comma 514, della legge di Bilancio 2019 stabilisce che «il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è determinato in 114.439 milioni di euro», con un aumento di circa un miliardo di euro rispetto al 2018. Come nel caso della ricerca, si tratta di un incremento inferiore all’un per cento, e in parte ereditato dagli stanziamenti del precedente governo, che per il 2019 aveva previsto già nella legge di Bilancio 2017 uno stanziamento pari a 115.000 milioni di euro.

Inoltre, lo stesso comma della manovra determina un aumento per il finanziamento del fabbisogno sanitario di «2.000 milioni di euro per l’anno 2020 e di ulteriori 1.500 milioni di euro per l’anno 2021».

Verdetto: FATTO

Conclusione

Ora che il testo della legge di Bilancio 2019 è diventato legge, è possibile verificare con precisione il foglietto pubblicato il 20 dicembre 2018 dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio su Twitter.

Su venti misure dichiarate come “Fatte”, in realtà soltanto cinque sono realizzate al cento per cento nella manovra finanziaria. Al contrario, la maggioranza dei punti elencati (10) è stata introdotta solo parzialmente, per esempio con lo stanziamento di fondi ma senza che siano stati emanati i decreti per renderli concreti. Di cinque provvedimenti, invece, o non c’è traccia nella legge di Bilancio, o se presenti, non hanno le caratteristiche dichiarate dal vicepresidente del Consiglio e capo politico del Movimento 5 Stelle.

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