In questi mesi di turbolenza in Parlamento, si è parlato spesso di elezioni anticipate. L’Italia poi – è quasi un luogo comune – è particolarmente instabile dal punto di vista politico. Ma quante volte, in passato, la legislatura è stata interrotta in anticipo?



Dalla fine della Seconda guerra mondiale ci sono state in Italia sedici legislature, esclusa la XVII ancora in corso. Di queste, otto si sono concluse con lo scioglimento anticipato del Parlamento, rispetto ai cinque anni di mandato previsti: la V (1968-72), la VI (1972-76), la VII (1976-79), l’VIII (1979-83), la IX (1983-87), l’XI (1992-94, sono gli anni di Tangentopoli), la XII (1994-96, primo governo Berlusconi) e la XV (2006-08, secondo governo Prodi). Il 50 per cento del totale.



Si tratta di una percentuale anomala, rispetto agli altri Paesi europei? Dipende con chi si vuole fare il confronto. Tra i grandi Paesi europei siamo sicuramente in testa, perché in Francia, nel corso della Quinta Repubblica, l’Assemblea Nazionale è stata rinnovata in anticipo circa un terzo delle volte (5 voti anticipati su 14 totali), nel Regno Unito la House of Commons è stata sciolta in anticipo circa un quarto delle volte (5 su 19) e in Germania ci sono stati poco più di un quinto di voti anticipati (4 su 18).



Ma se allarghiamo lo sguardo a tutta l’Europa abbiamo Paesi in cui il ricorso alle urne in anticipo è stato almeno altrettanto diffuso, se non di più: la Spagna tra il 1979 – prime elezioni dopo la dittatura di Franco – e oggi si è votato in anticipo in cinque casi su 11 (45,4%); in Belgio, su 21 elezioni parlamentari nel secondo dopoguerra (esclusa l’ultima), la legislatura è stata interrotta per 11 volte (52,4%); la Grecia è stata ancora più instabile, con undici elezioni su sedici interrotte in anticipo dalla fine della dittatura dei colonnelli: solo negli ultimi dieci anni ci sono state sei ricorsi alle urne.



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