Negli ultimi giorni diversi esponenti di Fratelli d’Italia hanno criticato le nuove restrizioni del Ministero dell’Interno per limitare le manifestazioni contro l’obbligo di green pass (e non solo quelle, come vedremo tra poco). «Uno Stato sicuro dei provvedimenti che attua non dovrebbe aver paura del popolo che manifesta il dissenso», ha scritto per esempio su Twitter l’11 novembre la presidente di Fdi Giorgia Meloni. «Piuttosto impedisca ai facinorosi di creare disordini, ma per fare questo servirebbe un ministro dell’Interno all’altezza».

Su posizioni opposte si sono invece schierati diversi esponenti della maggioranza. «La decisione della ministra Lamorgese di regolamentare diversamente le manifestazioni è giustissima!», ha dichiarato sui social il 9 novembre Alessia Morani, del Partito democratico. «Al diritto di manifestare deve corrispondere il diritto alla salute dei cittadini e il diritto al lavoro». L’11 dicembre l’ex sottosegretario Michele Dell’Orco (Movimento 5 stelle) ha scritto su Facebook che «le manifestazioni si potranno fare (e ci mancherebbe) ma in luoghi sicuri e con mascherine, magari evitando di bloccare il centro di Milano o ripetendo il caos di Roma. Chi parla di “limitazione della democrazia” non sa di cosa parla».

Al di là delle legittime posizioni politiche sul tema, cerchiamo di capire più nel dettaglio quali sono le novità introdotte dal Ministero dell’Interno.

Che cosa dice la direttiva del Viminale

Il 10 novembre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha inviato a tutti i prefetti una direttiva che contiene le «indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in atto». Nel finale del testo si legge che l’attuazione di queste indicazioni è «urgente e immediata».

Secondo il Viminale, le manifestazioni dei cosiddetti “no green pass” – che ormai da settimane si tengono in molte città italiane, solitamente il sabato – creano una serie di problemi. Da un lato determinano «elevate criticità sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica», limitando le attività commerciali e la mobilità dei cittadini. Dall’altro lato il ministero ha evidenziato che durante le proteste «si riscontra frequentemente un significativo livello di inosservanza delle disposizioni di prevenzione del contagio», per esempio con assembramenti e il mancato utilizzo delle mascherine, con il conseguente rischio di aumento dei contagi.

In base alla direttiva del Viminale, in ogni città il locale Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – un organo consultivo dove siedono il questore, i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, e altri soggetti esterni – dovrà valutare con i sindaci i potenziali «profili di criticità» di eventuali manifestazioni.

Più nel dettaglio, i prefetti potranno individuare in ogni città determinate aree «sensibili», considerate di particolare interesse per lo svolgimento della vita dei cittadini, da cui potranno essere interdette temporaneamente le manifestazioni. Questa disposizione rimarrà in vigore fino alla scadenza dello stato d’emergenza, per ora in vigore fino al 31 dicembre 2021 (anche se è probabile che sarà esteso dal governo).

La direttiva lascia margine di azione alle autorità, sottolineando però un’indicazione di carattere generale. L’individuazione delle aree sensibili, scrive il Viminale, «dovrà avvenire nel rispetto del principio di proporzionalità, atteso che il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi e manifestare liberamente in luogo pubblico costituisce espressione fondamentale della vita democratica e come tale va preservato e tutelato».

I prefetti potranno intervenire anche sulle aree non considerate “sensibili”. In questo caso le manifestazioni non saranno interdette, ma potranno essere svolte in «forma statica». Detta altrimenti, i manifestanti potranno manifestare stando fermi in un luogo, per esempio una piazza, senza spostarsi in corteo per le strade.

Sebbene queste potenziali restrizioni siano state introdotte, come abbiamo visto, per far fronte alle crescenti proteste “no green pass”, possono applicarsi a tutte le manifestazioni, al di là dell’oggetto della protesta. Le indicazioni delle direttiva, spiega lo stesso documento, «per la loro valenza generale potranno trovare applicazione per manifestazioni pubbliche attinenti ad ogni altra tematica», oltre a quelle relative alla Covid-19.

In conclusione

Negli ultimi giorni l’opposizione ha in più occasioni criticato le nuove indicazioni del Ministero dell’Interno per limitare le manifestazioni nelle città, non solo quelle contro l’obbligo di green pass.

Le autorità avranno il compito di individuare aree sensibili nelle città, dove sarà interdetta la possibilità di manifestare. Nelle aree non sensibili, invece, le manifestazioni potranno essere consentite anche in forma statica, dunque senza la possibilità di andare in corteo.