Nell’ultima settimana si è fatta strada – per poi frenare bruscamente – l’idea che possa nascere una federazione di centrodestra dalla fusione di Lega e Forza Italia, insieme ai partiti minori di area che sostengono il governo Draghi.

La nuova unione non comprenderebbe Fratelli d’Italia, perché – ha spiegato il segretario del Carroccio Matteo Salvini in un’intervista al Giornale del 4 giugno – «la Meloni e all’opposizione» e sarebbe difficile «federare forze di maggioranza e di opposizione». Ciò che non viene detto esplicitamente è anche che la nuova formazione permetterebbe alla Lega di consolidare la leadership della coalizione, insediata proprio dalla leader di Fdi.

La notizia, tuttavia, è stata accolta con qualche mal di pancia all’interno di Forza Italia, rallentando una fusione che nei giorni passati veniva considerata cosa fatta.

Vediamo meglio di che cosa si tratta, quali sono state le reazioni e quale sarebbe il valore politico di una nuova federazione di centrodestra.

Che cos’è la federazione

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha lanciato l’idea della federazione in un’intervista al Giornale il 4 giugno. Il punto di partenza per arrivare a una fusione di Lega e Forza Italia sarebbe la creazione di gruppi parlamentari unici alla Camera e al Senato. I nuovi gruppi sarebbero i più numerosi in entrambe le camere, togliendo il primato al Movimento 5 stelle. A Montecitorio la somma fra i deputati leghisti (132) e forzisti (78) porterebbe la formazione a quota 210, contro i 162 del Movimento 5 stelle. A Palazzo Madama – dove i Cinquestelle sono 75 – l’eventuale federazione conterebbe 116 senatori, di cui 52 di Forza Italia e 64 della Lega.

Il leader leghista ipotizzava che l’iniziativa potesse essere completata già entro la fine di giugno. Le reazioni di Forza Italia, però, hanno portato a un rallentamento. Sempre il 4 giugno, Silvio Berlusconi – collegato su Zoom da Arcore – ha discusso la questione con i capigruppo, i ministri azzurri nel governo e alcuni coordinatori locali. La proposta ha incontrato la decisa contrarietà della ministra per il Sud Mara Carfagna e della ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, entrambe espressione dell’ala più moderata di Forza Italia.

«Dobbiamo difendere e valorizzare la nostra identità, i nostri valori, la storia di Forza Italia e quella del presidente Berlusconi», avrebbero detto le due ministre, scontrandosi con la capogruppo forzista al Senato, Anna Maria Bernini, a favore del progetto di fusione con la Lega.

Più di un quotidiano ha riportato un botta e risposta aspro in particolare fra Carfagna e Bernini. La ministra per il Sud avrebbe detto: «Sembra una decisione già presa, poi non lamentiamoci se altri 50 parlamentari se ne vanno» (il riferimento è agli unici che hanno da poco lasciato Forza Italia per il nuovo partito di Toti e Brugnaro, Coraggio Italia). E la capogruppo al Senato avrebbe replicato: «Sembra un avvertimento mafioso».

Fra i favorevoli alla federazione, c’è anche il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani che il 5 giugno, in un’intervista a Libero, ha garantito che il suo partito avrebbe conservato il proprio simbolo perché «Salvini ha fatto una proposta di federazione, non di fusione». Secondo Tajani, il modello sarebbe quello della Casa delle libertà che nel 2001 vinse le elezioni, raccogliendo al proprio interno Forza Italia, la Lega, Alleanza Nazionale, l’Unione democratici cattolici e altri partiti minori.

La tensione sul tema, all’interno di Forza Italia, è comunque rimasta alta negli ultimi giorni. Al punto che, tra il 7 e l’8 giugno, Silvio Berlusconi ha fatto saltare una serie di incontri in programma per quei giorni: uno con i coordinatori regionali (molti dei quali contrari al progetto), la riunione dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e l’ennesimo vertice del centrodestra sulle amministrative del prossimo autunno, su cui i partiti non hanno ancora trovato candidature concordate. Il fondatore di Forza Italia ha chiesto a Salvini di procedere con più cautela per far maturare la proposta anche all’interno del proprio partito.

Le ragioni politiche

L’idea di unire Forza Italia e la Lega in un’unica federazione nasce dagli interessi incrociati per i due partiti. Per il Carroccio l’unione sarebbe un’opportunità di contenere l’ascesa di Fratelli d’Italia. Secondo i sondaggi, infatti, il partito di Giorgia Meloni ormai tallona la Lega a soli due punti di distanza.

Per Berlusconi, invece, la posta in gioco è duplice. Da una parte la federazione gli eviterebbe di assistere alla lenta scomparsa di Forza Italia, stimata oggi intorno al 7 per cento dei consensi. Dall’altra, secondo i giornali e i commentatori, l’ex presidente del Consiglio spererebbe, in questo modo, di garantirsi la candidatura per il Quirinale, quando si dovrà scegliere il nuovo presidente della Repubblica a febbraio 2023.

Intanto Giorgia Meloni, forte della crescita senza rallentamenti del proprio partito, continua per la propria strada. Dell’ipotetica federazione fra i suoi alleati, la leader di FdI ha detto: «È un’operazione che guardo con assoluto rispetto. Qualsiasi cosa decidano di fare è una scelta loro. Io ho sempre pensato che le differenze fra i partiti di centrodestra fossero anche un valore aggiunto. Quello che fa la differenza in politica è la tua identità».