Speciale Pagella Cup: vota l’errore peggiore della campagna elettorale

Otto affermazioni, un solo vincitore: indica qual è stata secondo te la dichiarazione, sottoposta a fact-checking, con l’errore peggiore
Pagella Politica
Aggiornamento 23 settembre, ore 18 – È Matteo Salvini il vincitore di questa edizione speciale della Pagella Cup.

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Le elezioni di domenica 25 settembre sono sempre più vicine e con la fine della campagna elettorale torna, in un’edizione speciale, la Pagella Cup, la competizione in cui potete votare qual è stato, secondo voi, l’errore peggiore commesso in una dichiarazione, sottoposta a fact-checking, da uno dei nove leader dei principali partiti.

Le votazioni resteranno aperte da oggi, giovedì 22 settembre, a domani, venerdì 23 settembre, alle ore 18, quando sarà annunciato il vincitore di questa edizione speciale della Pagella Cup. Trovate il modulo per votare alla fine di questo articolo o cliccando qui.

La coalizione di centrodestra

Partiamo dalle dichiarazioni in gara per la coalizione di centrodestra. In questa campagna elettorale, il leader della Lega Matteo Salvini ha più volte ripetuto che l’obiettivo del suo partito è quello di estendere a tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e ai pensionati la cosiddetta “flat tax”, ossia un sistema di tassazione dei redditi con un’aliquota uguale per tutti. Secondo Salvini, il costo della flat tax è «sostanzialmente identico a quello del reddito di cittadinanza». Non è vero: la flat tax per tutti costerebbe circa sette volte il reddito di cittadinanza.

Anche il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ha più volte difeso la flat tax, dicendo che «ovunque è stata applicata ha fatto emergere molta evasione e molto sommerso». Non ci sono prove a sostegno di questa affermazione. 

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha invece accusato l’Unione europea, dicendo che una sua «folle sentenza» obbliga l’Italia «a garantire vitto, alloggio e sussidio agli immigrati che si sono resi responsabili di “reati e atti violenti”». Il problema è che Meloni non sembra aver capito che cosa dica la sentenza contro cui si è scagliata.

La coalizione di centrosinistra

Sul fronte della coalizione di centrosinistra, il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha più volte ripetuto che «sull’ambiente la posizione della destra italiana è di negazionismo puro». Non è vero: né Lega né Fratelli d’Italia né Forza Italia, salvo alcuni esponenti, negano l’esistenza dei cambiamenti climatici e la responsabilità delle attività umane. 

Rimanendo sul tema dell’ambiente e dell’energia, in questa Pagella Cup il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e il co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli gareggiano insieme, visto che i loro due partiti si presentano alle elezioni in una lista unica. A fine agosto, i due leader hanno fatto circolare una mappa con indicate le 14 località dove il centrodestra e Azione – gli schieramenti a favore del ritorno del nucleare nel nostro Paese – vogliono costruire nuove centrali nucleari in Italia. Quella mappa, però, è fuorviante e vecchia di almeno 12 anni. 

Quasi un mese fa il leader di Impegno civico Luigi Di Maio ha invece dichiarato che «i Paesi che non hanno imposto le sanzioni alla Russia hanno un’inflazione più alta della nostra». Al di là del dubbio collegamento tra sanzioni e inflazione, i numeri gli davano torto.

Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva

Infine, vediamo le due dichiarazioni con cui gareggiamo il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e Carlo Calenda, il leader di Azione, che alle elezioni parteciperà con una lista comune insieme a Italia viva. Nelle ultime settimane, Conte ha ripetuto più volte che il Movimento 5 stelle ha realizzato l’80 per cento del programma con cui si era presentato alle elezioni del 2018. Non è vero: la percentuale degli impegni mantenuti è molto più bassa

A un mese dalle elezioni del 25 settembre, Calenda, che è il frontrunner della lista con Italia viva, ha invece ribadito in varie occasioni che prima delle elezioni comunali di Roma del 2021 i sondaggi davano il suo partito intorno al 6 per cento, quando poi ha preso quasi il 20 per cento dei voti. Questa dichiarazione è fuorviante: i sondaggi pubblicati a uno/due mesi dalle elezioni comunali di Roma davano a Calenda, candidato sindaco, percentuali molto più vicine al risultato finale piuttosto che al 6 per cento.

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