Tutti i partiti hanno violato il silenzio elettorale

E non è una novità, anche se la legge impedirebbe di fare campagna elettorale durante il voto
ANSA
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Domenica 12 e lunedì 13 febbraio circa 12 milioni di elettori nel Lazio e in Lombardia sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente della regione e il consiglio regionale. A caratterizzare questa tornata elettorale è stato un elevato astensionismo, che i partiti hanno provato ad arginare ricordando, soprattutto sui social, che il voto è un diritto sancito dalla Costituzione e un dovere civico.

Spesso però l’esortazione dei politici si è trasformata in vera e propria propaganda, con messaggi che contenevano indicazioni di voto anche nei giorni in cui vige il cosiddetto “silenzio elettorale”, ossia il divieto di fare campagna elettorale dal giorno precedente alle elezioni fino al loro termine. In generale, tutti i partiti hanno infranto il divieto, anche se non tutti allo stesso modo.

Il centrodestra

Il partito che più di tutti ha continuato a fare campagna elettorale durante il voto è stato la Lega. 

Il 12 febbraio, alle ore 7 del mattino, all’apertura dei seggi il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e segretario leghista Matteo Salvini ha pubblicato su Facebook un post nel quale chiedeva agli elettori di scegliere «il buongoverno della Lega». Nelle ore successive le pagine social di Salvini e del suo partito hanno pubblicato una decina di post che, di fatto, hanno violato il silenzio elettorale. Tra questi, troviamo per esempio un post della pagina Instagram della Lega in cui si afferma che «se non voti aiuti la sinistra», due post di sostegno ai candidati del centrodestra nel Lazio e in Lombardia e un video in cui Salvini ha invitato gli elettori a votare per la Lega in Lombardia.

Per quanto riguarda Forza Italia, il 12 febbraio il presidente del partito Silvio Berlusconi ha diffuso su Facebook un video nel quale ha chiesto di votare per Forza Italia alle elezioni regionali. Berlusconi non è nuovo a violazioni del silenzio elettorale e anche in questa tornata elettorale non è mancato un suo commento: intervistato fuori dal seggio elettorale, l’ex presidente del Consiglio si è espresso duramente nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dichiarando che il giudizio nei suoi confronti è «molto, molto negativo» e che se fosse stato lui il presidente del Consiglio in carica «non lo avrebbe incontrato». Il 13 febbraio, a poche ore dal termine delle elezioni, la portavoce di Forza Italia Licia Ronzulli ha condiviso su Twitter una sua foto accanto a un manifesto elettorale di Forza Italia scrivendo: «C’è tempo fino alle 15 per andare a votare. Non facciamo prevalere l’astensionismo. Io un consiglio per chi votare ve lo do…».

Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è limitato a pubblicare un post su tutti i social nel quale si chiedeva ai cittadini di «votare per scegliere il futuro della tua regione». A rompere il silenzio elettorale sono stati invece i singoli esponenti di partito, come l’eurodeputato Carlo Fidanza: «Non sei ancora riuscito ad andare a votare? Mi raccomando, contiamo su di te! Vota e fai votare Fratelli d’Italia», ha scritto Fidanza su Facebook. La mattina dell’11 febbraio inoltre, alcuni consiglieri uscenti di Fratelli d’Italia hanno inviato un sms ai loro contatti per chiedere il voto, violando la legge sul silenzio elettorale.

Il centrosinistra e il Movimento 5 stelle

Per quanto riguarda il centrosinistra, il Partito democratico sui vari social si è limitato ad augurare un «buon voto a tutte e a tutti». A dare vere e proprie indicazioni di voto sono stati invece alcuni singoli politici del centrosinistra come il deputato Arturo Scotto, eletto nella lista del Partito democratico, che ha pubblicato una foto dei due candidati presidenti del centrosinistra, Alessio D’Amato e Pierfrancesco Majorino, aggiungendo: «Fermiamo la destra e diamo un governo progressista a due regioni decisive per l’Italia».

Allo stesso modo il profilo ufficiale di Azione, che in Lombardia sostiene la candidatura di Letizia Moratti e nel Lazio quella di Alessio D’Amato, ha augurato buon voto agli elettori, aggiungendo però un’indicazione di voto piuttosto esplicita: «Abbiamo bisogno del tuo sostegno per costruire insieme “l’Italia sul serio”: traccia una croce sul simbolo del Terzo polo».

Il profilo del Movimento 5 stelle invece non ha pubblicato contenuti durante il silenzio elettorale. Alcuni suoi esponenti, però, come la senatrice Ketty Damante e la deputata Patty L’Abbate, hanno continuato a sostenere la candidata del movimento nel Lazio Donatella Bianchi. 

La legge sul silenzio elettorale

La legge sul silenzio elettorale risale al 1956 e stabilisce, per il giorno precedente al voto, il divieto di comizi o riunioni in luoghi pubblici, l’affissione di nuovi manifesti elettorali e lo svolgimento di qualsiasi attività di propaganda a meno di 200 metri dai seggi. Nello stesso periodo di tempo non è concessa nemmeno la propaganda sulle emittenti televisive e radiofoniche sia pubbliche, come la Rai, che private. Chi rompe il silenzio elettorale incorre in una pena che può variare da una sanzione di circa 100 euro fino alla detenzione di un anno, anche se spesso non viene preso alcun provvedimento. 

L’ambiguità della legge sul silenzio elettorale non si limita al fatto che spesso non viene applicata: le norme infatti non contemplano in nessun modo internet tra i “luoghi” nei quali è vietato fare propaganda, generando quindi un vero e proprio vuoto normativo. Secondo un rapporto Istat del 2019, più del 42 per cento degli italiani utilizza internet per informarsi sulla politica, e con tutta probabilità la percentuale oggi è ancora più alta. Sfruttando questa zona franca, quindi, di fatto molti partiti continuano a fare campagna elettorale anche nel giorno precedente all’apertura dei seggi, con video e post che invitano a votare per loro.

In questi ultimi anni non sono mancati i tentativi di modificare la legge sul silenzio elettorale aggiungendo anche internet e i social network, ma nessuna proposta è stata approvata in Parlamento. Inoltre, in Europa non tutti gli Stati prevedono uno stop alla campagna elettorale in vista del voto: in Germania e nel Regno Unito, come anche gli Stati Uniti, non c’è nessun limite in questo senso.

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