Il 15 ottobre 2019 Matteo Salvini e Matteo Renzi sono stati ospiti di Bruno Vespa a Porta a Porta (Rai1). Abbiamo verificato il loro confronto, qui trovate i fact-checking relativi a pensioni, bebè, asili nido.


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Quota 100

Un altro tema di scontro tra Salvini e Renzi ha riguardato “Quota 100”, la misura che introduce la pensione anticipata per i lavoratori con almeno 62 anni e 38 anni di contributi. Secondo Salvini «“Quota 100” ha dato la possibilità, non l’obbligo, la possibilità ad oggi a 200 mila italiani di liberarsi dalla gabbia della legge Fornero» (min. -49:34).

Anche se ha ragione sulla natura opzionale della misura, Salvini sovrastima il numero di persone che hanno beneficiato ad oggi di quota 100. Infatti, secondo i dati più aggiornati (settembre 2019) i richiedenti sono stati finora circa 176 mila. A questi però vanno sottratti coloro che hanno visto la loro richiesta negata perché non avevano i requisiti necessari.

Secondo un’elaborazione del giugno 2019 del Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali, un centro di ricerca che si occupa di pensioni, circa il 20 per cento delle domande ricevute per quota 100 è stato respinto.

Date le 176 mila domande ricevute al 6 settembre 2019, significa che ad oggi le persone effettivamente che hanno goduto di quota 100 sono circa 141 mila: pari a 59 mila beneficiari in meno rispetto a quanto sostenuto da Salvini.

Dall’altra parte Renzi, che per parlare del tema ha citato l’esempio di suo zio – vigile urbano a Firenze – ha dichiarato la sua contrarietà al rinnovo della misura per motivazioni economiche. Quelli che vanno in pensione in anticipo, ha detto, «portano via 4 miliardi nell’anno appena trascorso, 8 miliardi nel 2020, 8 miliardi nel 221. ’Sto giochino […] ci costa 20 miliardi in 3 anni.» (min. -44:56).

Ciò a cui si sta riferendo Matteo Renzi sono i fondi destinati nella legge di Bilancio 2019 a quota 100. Come abbiamo riportato nel nostro progetto Traccia il governo, l’allora governo M5s–Lega ha stanziato 4 miliardi per il 2019, 8,3 miliardi per il 2020 e 8,7 miliardi di euro per il 2021, per un totale di 21 miliardi di euro. Una cifra in linea con i 20 miliardi citati dall’ex segretario del Pd.

Oltre a considerare la misura uno spreco di risorse, Matteo Renzi ha criticato la sua applicabilità temporale. Infatti, secondo Renzi «[Quota 100] per 120 mila fortunati dà uno scalone che poi nel 2022 boom, sparisce» (min. -44:00).

Con questa affermazione Renzi sembra fare riferimento alla natura sperimentale del provvedimento. Infatti, la legge istitutiva di quota 100 (d.l. 4/2019) stabilisce all’articolo 14 che la misura abbia natura sperimentale per il periodo 2019–2021. Allo stesso tempo, visto che la legge di Bilancio 2019 ha stanziato fondi per gli anni successivi al 2021, sarà compito del governo in carica (sostenuto anche da Renzi) decidere se rendere la misura strutturale o se cancellarla per gli anni successivi al 2021.

Gli asili nido

Secondo Matteo Salvini, la «Regione Lombardia investe quest’anno 41 milioni di euro per mandare all’asilo gratis 15 mila bambini con entrambi i genitori che lavorano» (min. -53:30) ed è la regione italiana che investe di più (min. -41:29).

La Regione Lombardia, in effetti, ha stanziato per l’anno scolastico 2018-2019 41 milioni di euro, integrando di due milioni di euro le risorse precedentemente previste. Guardando alla Lombardia, i dati relativi alla frequenza gratuita degli asili nido dell’ultimo anno scolastico (2018/2019) non sono ancora disponibili. L’unica fonte consultabile pubblicamente è una dichiarazione di Silvia Piani, assessore della regione alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità.

Secondo Piani, nell’ultimo anno hanno aderito alla misura 500 comuni e beneficiato 15.000 famiglie (Salvini parla di «15 mila bambini»). Ad oggi in Lombardia circa un quarto dei posti disponibili negli asili nido sono gratuiti, i restanti tre quarti sono a pagamento.

Matteo Renzi – che nel settembre 2014, agli inizi del suo governo, promise (ma non mantenne) di costruire «mille asili nido in mille giorni» – non poteva lasciar cadere il tema e ha quindi ribattuto a Salvini sul punto. «Il primo sindaco in Italia ad aver fatto gli asili nido gratis si chiama Isabella Conti», ha dichiarato (min. -48:28). Conti è il sindaco di San Lazzaro di Savena (Bologna).

Abbiamo cercato di fare chiarezza su questa vicenda. La peculiarità di San Lazzaro, comune alle porte del capoluogo emiliano, sarebbe – come riportano alcune fonti stampa (qui e qui) – che tutti gli asili pubblici saranno gratis per ogni bambino iscritto e non solo per coloro che provengono da famiglie che si trovano in una situazione economica precaria.

Ad oggi, invece, i nidi pubblici che si trovano altrove (come, ad esempio in Lombardia) sono gratuiti solo per quanto riguarda la retta di frequenza e non eventuali costi aggiuntivi come la preiscrizione, l’iscrizione o la mensa. Inoltre la misura non è estesa a tutti ma è necessario rispettare alcuni parametri quali un Isee uguale o inferiore a 20.000 euro, l’occupazione di entrambi i genitori o un particolare luogo di residenza.

Il leader di Italia Viva ha infine anche sostenuto che tutti i pedagogisti siano d’accordo nel ritenere che sia un «fatto educativo» (-47:55) frequentare gli asili nido e cominciare in anticipo il percorso scolastico.

In realtà, per quanto l’importanza della frequenza dell’asilo nido sia generalmente riconosciuta, c’è anche chi non la pensa così. Proprio a Bologna, comune in cui è presente il “primo caso” di nido gratis di cui Renzi parla, è stato realizzato uno studio che dice il contrario.

Lo studio, condotto dall’Università di Bologna nel 2017, ha coinvolto 500 famiglie che hanno iscritto i propri figli al nido tra il 2001 e il 2005, per un totale di 7.000 bambini. I risultati hanno mostrato come i bambini che hanno frequentato il nido avevano 5 punti in meno sul quoziente intellettivo rispetto a quelli che erano rimasti a casa. I quali però, a loro volta, risultavano maggiormente soggetti ad obesità e sovrappeso.

Un milione di bebè

Durante il dibattito si è parlato anche di natalità. Matteo Renzi ha sostenuto che in Italia «abbiamo un tasso demografico sostanzialmente piatto» e che «siamo passati da un milione di bebè a meno di mezzo milione, immigrati inclusi» (min. -1:07:16).

Come riporta l’Istat, da diversi anni in Italia è in atto un calo delle nascite. Questo trend – sempre secondo l’Istat – ha assunto carattere strutturale e ha comportato 128 mila nascite in meno negli ultimi dieci anni (dal 2008 al 2018).

Nel 2018 le nascite sono infatti scese a 449 mila unità (dalle circa 577 mila del 2008), di cui 358 mila da madre italiana e 91 mila da madre straniera. Numeri che confermano quanto riportato da Renzi.

Per avere il «milione di bebè» citato dall’ex premier, però, bisogna tornare parecchio indietro [1]: addirittura al 1964, ultimo anno in cui i nati vivi hanno superato il milione (nello specifico, 1,016 milioni di nati vivi).

Salvini e Renzi a Porta a Porta: gli altri capitoli del nostro fact-checking




[1] Popolazione residente e dinamica demografica > Nati per vitalità e filiazione – Popolazione presente ai confini dell’epoca – Anni 1863-2014