Il 4 febbraio, il Movimento 5 stelle ha pubblicato sui suoi profili ufficiali Facebook e Twitter un video con due spezzoni di discorsi tenuti ad anni di distanza dal leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Secondo il M5s, le parole dell’ex presidente del Consiglio dimostrerebbero che «Matteo Renzi sulla prescrizione ha cambiato idea»: un tempo sembrava essere favorevole a una sua modifica – «bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione», si sente Renzi dire nel video – mentre oggi si oppone a quanto previsto dalla cosiddetta “riforma Bonafede” (che dal 1° gennaio 2020 ha sospeso lo scorrere della prescrizione dopo la sentenza di primo grado).

Sempre il 4 febbraio, Renzi ha risposto al M5s su Twitter, criticando il video in questione. «Nel 2014 volevo cambiare la prescrizione breve di Berlusconi. E l’ho fatto con la “legge Orlando”», ha scritto il leader di Italia Viva. «Ora invece difendo la nuova legge dalla riforma folle Salvini-Bonafede».

Ma come stanno davvero le cose? Renzi ha davvero cambiato idea, o no, sulla prescrizione? Ricostruiamo brevemente qual è stato il dibattito degli ultimi giorni, per poi verificare che cosa è successo negli anni passati.

Di che cosa stiamo parlando

Dal 1° gennaio 2020 è entrata in vigore la riforma della prescrizione, approvata dal precedente governo Lega-M5s, con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, poi confermato anche nel nuovo Conte II.

In parole semplici, questa riforma prevede che lo scorrere della prescrizione venga sospeso dopo la sentenza di primo grado e fino al pronunciamento della sentenza definitiva. In precedenza, il corso della prescrizione (la cui durata era calcolata in base alla pena massima prevista per il reato) continuava anche durante il secondo e terzo grado di giudizio.

All’interno dell’attuale maggioranza di governo si è aperto uno scontro tra il Movimento 5 stelle, che difende la riforma, e i suoi alleati che vogliono modificarla, in particolare Italia Viva di Matteo Renzi.

Nel video pubblicato dal M5s, si vede Renzi parlare il 2 febbraio nel suo intervento conclusivo all’Assemblea nazionale del suo partito. Qui il leader di Italia Viva ha criticato (min. -18:16) il ministro Bonafede e la sua riforma.

Ma davvero sei anni fa Renzi era a favore della sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio? Le cose sono più articolate di quello che sembra.

Che cosa diceva Renzi nel 2014

La prima parte del video pubblicato dal M5s risale al 20 novembre 2014, quando Renzi (all’epoca presidente del Consiglio) è stato ospite in diretta a Non stop news su Rtl 102.5.

Nello spezzone postato sui social dal Movimento, si sente Renzi dire che se un reato «è prescritto, bisogna cambiare le regole della prescrizione, perché non è possibile che si possano in alcune vicende avere delle regole che con il tempo fanno saltare la domanda di giustizia. Ci sono delle cose che non hanno tempo, ci sono dei dolori che non hanno tempo, da presidente del Consiglio dico che noi dobbiamo far sì che i processi siano più veloci, che non ci sia l’incubo o il giochino della prescrizione, cioè che non ci sia il modo di chiudere la partita velocemente perché intanto è passato talmente tanto tempo che la domanda di giustizia viene meno».

In conclusione, Renzi aggiunge: «Ecco perché cambieremo il sistema del processo e il modo di concepire la prescrizione».

Nell’audio originale dell’intera ospitata dell’allora presidente del Consiglio a Rtl 102.5 è possibile contestualizzare questa dichiarazione. In quell’occasione, Renzi stava commentando (min. 17:44) una notizia del giorno precedente, 19 novembre 2014, quando il processo sul disastro ambientale dell’Eternit si concluse con la prescrizione in Cassazione (nel video del M5s non si fa accenno a questa vicenda).

Il dibattito sulla “legge Orlando”

Dalla parte successiva all’intervista (min. 19:56), non pubblicata dal Movimento, si capisce meglio quale fosse il collegamento dei virgolettati dell’allora presidente del Consiglio con il tema della prescrizione.

All’epoca, tra i temi centrali del dibattito politico c’era la riforma sulla giustizia promessa dal governo Renzi (con ministro Andrea Orlando), insediatosi da pochi mesi, che però viveva sulla questione un contrasto interno alla maggioranza, tra il Partito democratico (di cui Renzi era segretario) e l’alleato Nuovo centrodestra.

Il 29 agosto 2014, al termine di un Consiglio dei ministri, Renzi e il ministro Orlando fecero una conferenza stampa per indicare, tra le altre cose, quali sarebbero state alcune delle novità previste dalla riforma della giustizia proposta dal governo.

«Interrompere la prescrizione al primo grado di giudizio: questo disincetiverà le condotte dilatorie», aveva detto in quell’occasione Orlando. «Ma ci dovrà essere una grande capacità di guardare a che si giunga all’appello entro due anni».

Il 23 dicembre 2014 l’esecutivo presentò così alla Camera un disegno di legge di iniziativa governativa (abbinato ad altre proposte di legge in discussione da mesi in Parlamento), che conteneva diverse novità per il codice penale, tra cui quella relativa alla sospensione del termine della prescrizione.

Come spiega un dossier della Camera sul testo in questione, il disegno di legge prevedeva «che, dopo la sentenza di condanna in primo grado, il termine di prescrizione resti sospeso fino al deposito della sentenza di appello, e comunque per un tempo non superiore a 2 anni; che, dopo la sentenza di condanna in appello, anche se pronunciata in sede di rinvio, il termine di prescrizione resti sospeso fino alla pronuncia della sentenza definitiva e comunque per un tempo non superiore a un anno».

Nel corso del dibattito parlamentare e della presentazione degli emendamenti al testo, i relatori del Pd al testo di legge Giuseppe Luigi Cucca e Felice Casson proposero che il decorso della prescrizione cessasse dalla sentenza di primo grado, proposta che poi non riuscì a concretizzarsi dal momento che era considerata una linea troppo dura dal ministro della Giustizia Orlando.

Dopo un lungo iter parlamentare e dopo essere stata approvata con un testo unificato al Senato il 15 marzo 2017, con Renzi sostituito a capo del governo da Paolo Gentiloni, la cosiddetta “riforma Orlando” ricevette il sì definitivo della Camera il 14 giugno 2017, andando a modificare alcuni aspetti della precedente cosiddetta “legge ex-Cirielli” (approvata nel 2005 dall’allora governo Berlusconi) che di fatto aveva accorciato i tempi della prescrizione per reati come quello della corruzione.

Nel testo finale della “riforma Orlando”, approvato dal Parlamento, si era stabilito che il corso della prescrizione fosse sospeso «per un tempo non superiore a un anno e sei mesi» sia dopo il termine per il deposito della motivazione della sentenza di condanna in primo grado sia dopo quella di secondo grado.

Ricapitolando: è vero che nel 2014 Renzi, e il suo governo con Orlando ministro, avviarono la riforma per modificare, tra le altre cose, anche i tempi della prescrizione, ma nell’audio pubblicato dal M5s non si deduce che Renzi fosse favorevole alla sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio (come stabilito dalla riforma Bonafede). Questa posizione, durante il lungo iter parlamentare per l’approvazione della riforma Orlando (arrivata con il governo Gentiloni), era stata abbracciata alcuni esponenti nel Pd, ma fu accantonata a favore di una sospensione della prescrizione dopo il primo e il secondo grado di giudizio per un determinato intervallo di tempo, e non senza limiti di tempo.

Conclusione

Secondo il M5s, nel 2014 Matteo Renzi, oggi contrario alla riforma Bonafede sul blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, era a favore di una modifica della prescrizione. A sostegno di questa tesi, il Movimento ha pubblicato un video con due spezzoni di discorsi di Renzi, uno risalente al 20 novembre 2014, e l’altro al 2 febbraio 2020.

È vero che nel 2014 l’allora governo Renzi, con ministro della Giustizia Andrea Orlando, aveva proposto una riforma della giustizia che prevedeva una sospensione della prescrizione per un determinato periodo di tempo, cosa poi accaduta con l’approvazione della riforma nel 2017, ma da questo non se ne evince che Renzi fosse a favore di una norma simile a quella difesa dal M5s.

Alcuni esponenti del Pd (di cui Renzi era segretario all’epoca) proposero emendamenti per fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio – in linea con quanto fatto anni dopo dal governo Lega-M5s – ma alla fine prevalse un’altra proposta: quella di sospendere il corso della prescrizione «per un tempo non superiore a un anno e sei mesi» dopo il termine per il deposito della motivazione sia della sentenza di condanna in primo grado sia di quella di secondo grado.


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