Che cosa c’è nel primo decreto-legge del governo Meloni

Dai rave party all’ergastolo ostativo, ecco i vari provvedimenti contenuti nel testo approvato dal Consiglio dei ministri
Pagella Politica
Nel primo pomeriggio del 31 ottobre si è concluso il secondo Consiglio dei ministri del governo guidato dalla presidente Giorgia Meloni. Durante l’incontro, durato circa un’ora e mezza, è stato approvato un decreto-legge contenente provvedimenti su varie tematiche, dalla pandemia di Covid-19 alla giustizia e la sicurezza, presentate poi da Meloni nella sua prima conferenza stampa da presidente del Consiglio.

Al momento il testo del decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri non è ancora disponibile pubblicamente, ma alcune delle misure principali sono state anticipate da varie fonti stampa, tra cui l’agenzia di stampa parlamentare Public Policy.

La pandemia di Covid-19

Per quanto riguarda la pandemia da coronavirus, il testo ha anticipato dal 31 dicembre al 1° novembre 2022 lo stop all’obbligo vaccinale per i medici e il personale sanitario, una misura introdotta dal governo Draghi ad aprile 2021. Di conseguenza, verranno meno anche tutte le sospensioni per i sanitari non ancora vaccinati, che potranno dunque tornare a svolgere le proprie mansioni. 

In conferenza stampa, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha giustificato la decisione affermando che oggi il quadro epidemiologico relativo alla Covid-19 non è particolarmente preoccupante, e ricordando che l’obbligo è comunque già decaduto per altre categorie professionali. Inoltre, secondo Schillaci, il reintegro del personale sospeso permetterà di risolvere, almeno in parte, il problema della carenza di personale sanitario in molti ospedali.

Le misure sulla giustizia

Nell’ambito della giustizia, il decreto-legge ha rimandato dal 1° novembre al 30 dicembre 2022 l’entrata in vigore del decreto attuativo della legge-delega per la riforma del processo penale, approvato definitivamente a settembre 2021. La riforma è prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e rientra tra i traguardi che l’Italia deve raggiungere entro la fine dell’anno.

Il decreto-legge interviene anche sul tema dell’ergastolo ostativo, ossia il regime carcerario che esclude gli autori di alcuni reati particolarmente gravi, tra cui quelli di stampo terroristico o mafioso, da possibili benefici penitenziari, a meno che questi non decidano di collaborare con la giustizia. Negli ultimi anni, la disciplina dell’ergastolo ostativo è stata criticata da varie sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e rilevata come incostituzionale dalla Corte costituzionale, che lo scorso anno ha chiesto al legislatore di intervenire per modificare la norma. La Corte avrebbe dovuto pronunciarsi nuovamente sul tema il prossimo 8 novembre, e per questo il governo Meloni ha deciso di intervenire tempestivamente inserendo alcune modifiche già nel primo decreto-legge approvato dal suo governo. 

In particolare, secondo una bozza del decreto visionata da Public Policy, i condannati per reati connessi, tra le altre cose, all’associazione di tipo mafioso, alla tratta illegale di stranieri e al traffico illecito di sostanze stupefacenti potranno accedere ai benefici penitenziari anche senza aver collaborato con la giustizia, a patto che rispettino una serie di condizioni: dovrà essere esclusa la presenza di legami attuali con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva; il condannato dovrà aver adempiuto a tutte le obbligazioni civili e agli obblighi di riparazione pecuniaria conseguenti alla condanna; e il giudice dovrà valutare la presenza di iniziative dell’interessato a favore delle vittime. 

Inoltre, potranno essere ammessi alla libertà condizionale solo i detenuti che hanno scontato almeno due terzi della pena temporanea oppure, in caso di condanna all’ergastolo, almeno trent’anni di pena. Come sottolineato da Meloni in conferenza stampa, la norma ricalca il contenuto di una proposta di legge sullo stesso tema presentata nella scorsa legislatura dalla deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio e dal deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi. Il testo era stato approvato alla Camera a marzo 2022, ma si era poi arenato in Senato.

Il contrasto ai rave

Il primo decreto-legge del governo Meloni interviene anche nell’ambito della sicurezza, con particolare riferimento ai “rave party”, le feste non autorizzate che generalmente si protraggono per diversi giorni. Proprio il 31 ottobre si è concluso in modo pacifico, alla presenza delle forze dell’ordine, un rave party organizzato in un capannone dismesso vicino a Modena, in Emilia-Romagna. 

In conferenza stampa, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha spiegato che il decreto prevede l’introduzione di una nuova «fattispecie specifica di reato» per i rave party, legata alla «invasione di terreni ed edifici finalizzata a raduni di oltre 50 persone, da cui possano derivare pericoli per l’incolumità, l’ordine o la sanità pubblici». Il reato prevede la confisca degli oggetti utilizzati durante l’occupazione, la reclusione da 3 a 6 anni e multe da mille a 10 mila euro per le persone che organizzano o partecipano a questi eventi.

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