Il 5 gennaio la pagina ufficiale Facebook di Fratelli d’Italia ha criticato il governo, colpevole di un «ennesimo attacco» ai lavoratori. Secondo il partito guidato da Giorgia Meloni, infatti, «niente più malattia coperta dall’Inps per chi è in quarantena».

Abbiamo verificato e questa accusa è fondata, sebbene la questione resti ancora aperta, come ha dimostrato quanto è avvenuto nell’autunno dello scorso anno, quando le risorse necessarie erano poi state trovate. Cerchiamo di ricostruire i punti principali di questa vicenda, facendo un passo indietro di quasi due anni.

Di che cosa stiamo parlando

A marzo 2020 il secondo governo Conte aveva stabilito con il decreto “Cura Italia” un trattamento particolare per i lavoratori dipendenti del settore privato messi in quarantena per un contatto con un positivo al coronavirus. All’epoca, ricordiamo, la quarantena doveva durare almeno 14 giorni, mentre dal 31 dicembre scorso le regole sulla quarantena cambiano a seconda dello stato vaccinale del soggetto interessato (per esempio, chi ha ricevuto la terza dose o la seconda dose da meno di quattro mesi può restare in un periodo di autosorveglianza di almeno 5 giorni, se asintomatico, indossando la mascherina Ffp2).

In base al decreto “Cura Italia”, ai lavoratori in quarantena – che non potevano lavorare a distanza – veniva riconosciuto come “malattia” il periodo di assenza da lavoro, venendo equiparati di fatto a chi era in isolamento per aver contratto il virus (una misura simile, introdotta a inizio marzo 2020, valeva anche per i dipendenti pubblici). Questo è un beneficio non da poco, visto che l’indennità da malattia permette di mantenere buona parte del proprio stipendio mentre si è assenti da lavoro.

Che cos’è successo l’anno scorso

Nel 2021, prima ad aprile, poi ad agosto, l’Inps aveva sottolineato in alcune circolari che l’anno scorso non c’erano più risorse stanziate per coprire come “malattia” le quarantene dei lavoratori dipendenti del settore privato. Si era così venuto a creare il rischio che i lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena per il contatto con un positivo dovessero fare ricorso a permessi retribuiti o a giorni di ferie per non vedersi ridurre lo stipendio.

Il governo era poi corso ai ripari, con il decreto-legge n. 146 del 21 ottobre 2021, poi convertito in legge a dicembre. Il provvedimento ha rifinanziato il fondo per l’equiparazione della quarantena con la malattia, coprendo così il vuoto per il 2021.

Che cosa sta succedendo adesso

Ora il problema rischia di riproporsi per il 2022. L’ultimo aggiornamento dell’Inps sulle quarantene dei lavoratori è di novembre scorso, quando si prendeva atto delle nuove risorse stanziate dal governo.

Se non saranno dunque stanziate nuove risorse per l’anno in corso, c’è effettivamente il pericolo che la malattia non sia più coperta dall’Inps per chi si trova in quarantena.

Tra i partiti, c’è già chi si è mosso per segnalare il problema all’esecutivo. Il Movimento 5 stelle, per esempio, ha chiesto lo stanziamento di nuove risorse per «la proroga dell’equiparazione dei periodi di quarantena allo stato di malattia almeno fino al termine dello stato di emergenza», che scadrà il prossimo 31 marzo 2022.

Vedremo nelle prossime settimane se il governo, come già accaduto in passato, rimedierà a questa situazione o se il pericolo evidenziato da Fratelli d’Italia si concretizzerà.