Aggiornamento 7 maggio, ore 14:30 – Abbiamo aggiornato l’analisi per evidenziare un’ulteriore differenza tra il Pnrr inviato all’Ue e quello trasmesso al Parlamento. Nel testo mandato alla Commissione Ue c’è stato uno spostamento di risorse tra missioni per circa 400 milioni di euro.

***


Nella tarda mattinata del 5 maggio il governo italiano ha pubblicato sul suo sito il testo del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) (consultabile qui) inviato alla Commissione europea lo scorso 30 aprile. Ma il testo inviato alla Commissione Ue è un po’ diverso da quello trasmesso il 25 aprile dal governo al Parlamento, e che ha ricevuto il via libera da Camera e Senato rispettivamente il 26 e il 27 aprile.

Abbiamo recuperato le due versioni del Pnrr, che si possono confrontare a questo link. La versione trasmessa al Parlamento è lunga 273 pagine ed è consultabile sul sito della Camera. Sul sito del governo, nella notizia del 25 aprile dedicata alla trasmissione del testo alle camere, il documento è stato sostituito con la versione inviata dall’Ue, da 269 pagine (su Web Archive però si può recuperare la precedente versione del Pnrr, con 273 pagine).

Nel piano il nostro Paese spiega all’Ue come intende spendere gli oltre 200 miliardi di euro provenienti dal Next Generation Eu e quali riforme intendere approvare nei prossimi mesi per non rendere vani gli investimenti programmati.

Quali sono le modifiche più significative? E perché sono state introdotte? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza.

Com’è cambiato il testo

La lotta all’evasione fiscale

La novità principale del Pnrr mandato all’Ue riguarda il contrasto all’evasione fiscale. Nel Pnrr inviato al Parlamento questo tema compariva nella sezione dedicata alle riforme di «accompagnamento al piano», ossia quelle non direttamente previste dal Pnrr, ma “promesse” all’Ue per affiancare l’attuazione del piano (tra le quali, per esempio, rientra la riforma del fisco).

Nella versione inviata alla Commissione Ue, la riforma sulla riduzione del cosiddetto tax gap – ossia la differenza tra quanto lo Stato stima di dover ricevere con le tasse e quanto riesce effettivamente a raccogliere – è stata spostata in una posizione più importante, ovvero tra le “riforme abilitanti”. Queste sono definite come gli «interventi funzionali a garantire l’attuazione del piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese».

Il testo aggiornato dettaglia di più, rispetto alla versione precedente, quali sono gli obiettivi per la riduzione dell’evasione fiscale, le modalità e i tempi di attuazione della riforma. In particolare, il governo Draghi punta su due strumenti, non citati nel testo visto dal Parlamento: la dichiarazione precompilata per le partite Iva e le comunicazioni per l’adempimento spontaneo (detta altrimenti, le comunicazioni per segnalare anomalie nelle dichiarazioni, dando la possibilità ai contribuenti di modificare eventuali errori e omissioni).

Secondo quanto promesso ora dal governo, le dichiarazioni precompilate saranno mandate entro il 30 aprile 2023 a circa 2,3 milioni di partite Iva. «Ciò consentirà un significativo risparmio in termini di costi amministrativi per l’adempimento e ridurrà la possibilità di errori», aggiunge il Pnrr.

Inoltre, si legge nel Pnrr aggiornato, «l’obiettivo del potenziamento dei controlli sarà realizzato attraverso selezioni più mirate dei contribuenti a maggiore rischio di evasione, rese possibili dall’applicazione di strumenti di data analysis più avanzati e dall’interoperabilità delle banche dati». Qui la data di scadenza per favorire un maggiore dialogo tra le banche dati è stata fissata al 30 giugno 2022.

Le altre modifiche

Ci sono anche altre due novità tra le “riforme abilitanti”. Da un lato, è stata inserita la necessità di ridurre i tempi di pagamento della pubblica amministrazione. Dall’altro lato è stata spostata tra le abilitanti la riforma del “federalismo fiscale”, «con la quale si introduce la necessità di finalizzare le risorse dei livelli territoriali sulla base di criteri oggettivi e ai fini di un uso efficiente delle risorse medesime». Prima questa riforma era contenuta tra quelle di accompagnamento.

Nel Pnrr inviato all’Ue ci sono anche alcune modifiche di dettaglio alla sezione dedicata alla riforma dell’ordinamento giudiziario e un paio di stanziamenti di risorse nelle varie voci di spesa (per esempio sui Green Ports, per promuovere la sostenibilità ambientale nelle aree portuali). In generale su alcune frasi del Pnrr è stato attuato un processo di editing.

Infine, la Missione 1 (“Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”) ha visto ridursi le sue risorse da 40,7 miliardi di euro a 40,3 miliardi. Il calo di 400 milioni circa (circa lo 0,2 per cento del valore dell’intero Pnrr) è stato dirottato per quasi 300 milioni sulla Missione 3 (“Infrastrutture per una mobilità sostenibile”), in particolare per la componente “Intermodalità e logistica integrata” (che ora ha risorse per circa 630 milioni), e per oltre 100 milioni sulla Missione 2 (“Rivoluzione verde e transizione ecologica”), per la componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” (che ora ha risorse per quasi 15,4 milioni).

Ma perché sono state introdotte queste novità?

Chi ha deciso le modifiche al Pnrr

Il sito del governo è scarno nel comunicare la pubblicazione del Pnrr inviato all’Ue, scrivendo il 5 maggio uno stringato: «Si pubblica il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) trasmesso alla Commissione europea», senza sottolineare le novità.

Dopo il via libera di Camera e Senato, il Pnrr ha fatto un ulteriore passaggio nel Consiglio dei ministri, il 29 aprile, ma anche qui il governo, in un comunicato stampa, non ha specificato l’introduzione di modifiche. Il giorno prima di mandare il testo all’Ue, il 29 aprile Palazzo Chigi si è limitato a dire che durante il Consiglio dei ministri il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco aveva svolto un’informativa sul Pnrr.

Abbiamo contattato Palazzo Chigi per avere chiarimenti sulle modifiche apportate. Ci è stato spiegato che le modifiche sono state introdotte dal governo durante il «continuo confronto» con le istituzioni europee, che prosegue da tempo – ossia da quando il nostro Paese lavora al piano – e che si è intensificato negli ultimi giorni. Questo processo di affinamento non ha comunque riguardato modifiche «sostanziali», ha sottolineato Palazzo Chigi a Pagella Politica, e non riguarderà eventuali novità di rilievo fino a quando la Commissione Ue darà la sua valutazione ufficiale sul piano (indiscrezioni indicano metà giugno come data probabile).

C’è poi anche la questione dell’aggiornamento dei documenti sul sito. Come abbiamo anticipato, il 25 aprile il sito del governo aveva comunicato di aver trasmesso al Parlamento il testo del Pnrr, quello da 273 pagine. Ora però il link della notizia rimanda alla versione aggiornata e inviata all’Ue.

Palazzo Chigi ci ha spiegato che la modifica è dovuta al fatto che il sito della Commissione europea contiene riferimenti ai vari piani nazionali dei 27 Stati membri. Fino al 5 maggio mancava il link alle pagine ufficiali del Pnrr italiano, quelle sul sito del governo, e si è dunque provveduto ad aggiornare i rimandi per evitare confusione.

In conclusione

Il governo Draghi ha pubblicato sul suo sito il testo del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” inviato all’Unione europea, che è leggermente diverso da quello trasmesso e approvato dal Parlamento. Le novità principali riguardano la lotta all’evasione fiscale – con obiettivi e misure più dettagliati – e uno spostamento di risorse tra missioni per circa 400 milioni di euro.

Queste modifiche sono il frutto del continuo confronto che da tempo intercorre tra il governo e le istituzioni europee, e che è proseguito anche dopo l’esame del Pnrr in Parlamento.