Il 9 settembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi per parlare della riapertura delle scuole, prevista per il 14 settembre.

Tra le altre cose, Conte ha detto (min. 5:12) che da «gennaio ad oggi» è stato fatto un «investimento sulla scuola pari a 7 miliardi» di euro, una cifra riportata (min. 9:18) lo stesso giorno anche dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in audizione alla Commissione Istruzione del Senato.

Questi 7 miliardi sono una cifra corretta o no? Abbiamo contattato il Ministero dell’Istruzione, che ci ha fornito una tabella con i vari stanziamenti che concorrono a formare il totale.

Li abbiamo analizzati nel dettaglio: abbiamo scoperto che da un lato sono conteggiate tutte le nuove risorse messe per far fronte all’emergenza coronavirus nelle scuole. Ma dall’altro lato sono incluse anche risorse già disponibili da tempo e quindi non “merito” dell’attuale esecutivo.

Il risultato è che la cifra dei «7 miliardi» diffusa dal governo è un’immagine esagerata rispetto a quanto effettivamente riconducibile all’operato dell’esecutivo.

Vediamo nel dettaglio perché.

I tre decreti del governo

Le misure principali introdotte dal governo per far fronte all’emergenza coronavirus sono contenute in tre decreti: il decreto “Cura Italia”, il decreto “Rilancio” e il decreto “Agosto”.

Il decreto “Cura Italia” (n. 18 del 17 marzo 2020, convertito in legge ad aprile scorso) ha stanziato per la scuola circa 130 milioni di euro. Le voci più consistenti sono i 43,5 milioni di stanziamenti per la pulizia straordinaria degli istituti scolastici (art. 77) e gli 85 milioni in supporto alla didattica a distanza (art. 120).

Il decreto “Rilancio” (n. 34 del 19 maggio 2020, convertito in legge a luglio) ha invece messo in campo oltre 1,7 miliardi di euro. Di questi, circa 977 milioni (art. 235) sono destinati al “Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19” del Ministero dell’Istruzione: 377 milioni sono per il 2020, i restanti 600 milioni per il 2021, tutti da utilizzare per misure di contenimento del rischio epidemiologico nelle scuole.

A questi soldi vanno poi aggiunti 331 milioni (art. 231) che incrementano il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, destinati per l’acquisto, tra le altre cose, di dispositivi di protezione individuale e il potenziamento della didattica.

Con i 300 milioni (art. 233) destinati alle scuole non statali e altri stanziamenti minori, come i 30 milioni (art. 232) all’edilizia scolastica, si raggiunge la soglia degli 1,7 miliardi di euro complessivi visti in precedenza.

Infine, abbiamo il decreto “Agosto” (n. 104 del 14 agosto 2020), che al momento è in corso di esame al Senato. Il testo prevede un miliardo di euro in più (art. 32) per il “Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19” creato con il decreto “Rilancio (400 milioni per il 2020 e 600 milioni per il 2021) e circa 125 milioni di euro (art. 48) stanziati per il 2021 per interventi di manutenzione straordinaria e incremento dell’efficienza energetica nelle scuole.

Sommando le risorse viste finora per i tre decreti, raggiungiamo la cifra di circa 2,9 miliardi di euro, che abbiamo già analizzato in un precedente fact-checking. Perché il governo parla allora di «7 miliardi»?

Le risorse per i prossimi anni…

Innanzitutto, i dati che il Ministero dell’Istruzione ha fornito a Pagella Politica contano incrementi di stanziamento validi anche oltre il 2021.

Per esempio, per quanto riguarda gli interventi di manutenzione straordinaria e incremento dell’efficienza energetica nelle scuole, il Miur riporta oltre 1,2 miliardi di euro, e non solo i circa 125 milioni per il 2021, perché conteggia gli incrementi complessivi per gli anni tra il 2021 e il 2024 (art. 48). Con questa aggiunta, il valore dei soldi destinati alla scuola dal decreto “Agosto” – che contiene appunto quelle misure su manutenzione straordinaria ed efficienza energetica – sale a 2,1 miliardi di euro; quello complessivo dei tre decreti sopra visti arriva invece a quasi 4 miliardi di euro.

…e quelle per il commissario Arcuri

Secondo le elaborazioni del Miur, vanno poi aggiunte le risorse per l’istruzione destinate al commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. Il decreto “Agosto” ha infatti aumentato (art. 34) di 580 milioni per il 2020 e di 300 milioni per il 2021 le risorse del “Fondo per le emergenze nazionali” del commissario straordinario.

Da qui arrivano i soldi, per esempio, per l’acquisto dei nuovi arredi scolastici (come i banchi, su cui ci sono forti rallentamenti nelle consegne alle scuole e scarsa trasparenza nei bandi di gara) e dei dispositivi di protezione individuale.

Il decreto “Agosto” non specifica quanti soldi per il commissario straordinario fanno capo a interventi per la scuola, ma questa cifra si può ricavare dalla tabella del Miur. In base ai calcoli del Ministero, infatti, il decreto “Agosto” destinerà alla scuola oltre 2,6 miliardi di euro: se da questi sottraiamo i 2,1 miliardi di euro visti prima, otteniamo circa 500 milioni di euro destinati alle attività del commissario straordinario per l’istruzione.

Siamo arrivati dunque a quasi 4,5 miliardi di euro destinati alla scuola (ma come abbiamo visto, questa cifra contiene anche stanziamenti che vanno oltre il 2021).

Vediamo ora da dove vengono gli oltre 2,5 miliardi per arrivare ai «7 miliardi» di cui parla il governo e perché stiamo parlando non di soldi nuovi, ma che c’erano già.

I soldi che c’erano già

Secondo il Miur, oltre 650 milioni di euro di «ulteriori risorse finanziarie» per la scuola vengono dal Pon, il Programma operativo nazionale, che è finanziato con i fondi strutturali europei e ha una durata di sette anni, dal 2014 al 2020. Il budget complessivo del Pon per questo periodo settennale è stato di poco più di 3 miliardi di euro.

I 650 milioni di cui parla il Miur fanno riferimento a una serie di bandi, pubblicati nel 2020 dall’attuale ministra Azzolina, a cui possono partecipare le scuole per interventi di innovazione.

Nella tabella fornita a Pagella Politica dal Ministero, sono menzionate le iniziative del Pon in questione, ma non le risorse stanziate, che abbiamo ricostruito recuperando i singoli bandi. Le aree di intervento sono cinque: smart class per le scuole del primo ciclo (ossia elementari e medie), con risorse pari a 80 milioni di euro; smart class per le scuole del secondo ciclo (ossia i licei e gli istituti tecnici e professionali) con 29 milioni; smart class per i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia), le carceri e gli ospedali, con poco più di 5 milioni; acquisto di kit didattici, con 236 milioni; ed edilizia leggera, con oltre 330 milioni.

Con questi stanziamenti, superiamo la quota dei 650 milioni di euro indicata dal Miur, a cui si aggiungono poi anche 24 milioni per la dotazione di strumenti per la didattica digitale e a distanza. Questi soldi, invece, vengono dal Piano nazionale per la scuola digitale, un insieme di strumenti finanziari creato nel 2015 con la riforma della “Buona scuola”.

Ricapitolando: per circa 700 milioni di euro, conteggiati dal governo nei «7 miliardi» destinati alla scuola, stiamo parlando di soldi che c’erano già, per così dire, in larga parte provenienti dai fondi europei. Il ruolo del governo è stato quello di pubblicare i bandi per utilizzarli.

Discorso analogo vale per i quasi 2 miliardi di euro che ci mancano per raggiungere i «7 miliardi» indicati da Conte e Azzolina. Secondo il Miur, infatti, questi soldi sono risorse ulteriori a quelle dei decreti per l’emergenza coronavirus e fanno riferimento al totale degli stanziamenti disponibili per l’edilizia scolastica.

Qui, per esempio, sono conteggiate risorse per le «indagini diagnostiche», i «piani antincendio» e le «zone terremotate e sismiche» del Centro Italia. Anche in questo caso non siamo di fronte a risorse “nuove”, ma a quelle a disposizione in passato nelle varie linee di finanziamento del Miur per interventi di edilizia negli istituti scolastici.

Abbiamo contattato il Ministero dell’Istruzione che ci ha confermato che queste risorse non sono “nuove”, ma ha sottolineato che il ruolo del Miur è stato quello di impegnarsi a sbloccarle e a mobilitarle.

«Questo è stato un risultato importante per il Miur, ottenuto in pochi mesi e per nulla scontato poiché spesso le risorse restano ferme per mesi e a volte si perdono», è stato il commento del Ministero. «In questo caso non solo sono stati fatti nuovi investimenti, ma sono state spese risorse che erano al palo».

In conclusione

Durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi per la riprese dell’anno scolastico, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che dall’inizio dell’anno è stato fatto un «investimento» nella scuola di «7 miliardi di euro», una cifra che è stata ripresa anche dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Abbiamo verificato e il governo, con questo dato, mette insieme risorse diverse tra loro.

Circa 2,9 miliardi di euro fanno riferimento agli stanziamenti fatti dall’esecutivo per la scuola con i tre decreti “Cura Italia”, “Rilancio” e “Agosto”. Questi soldi fanno riferimento agli anni 2020 e 2021.

La cifra sale a quasi 4 miliardi se si contano stanziamenti validi fino al 2024 e raggiunge i circa 4,5 miliardi se si conteggiano le risorse che secondo il Miur sono state messe a disposizione del commissario straordinario Domenico Arcuri per gli interventi d’urgenza dedicati alla scuola.

Dei restanti oltre 2,5 miliardi di euro che mancano per arrivare a «7 miliardi», quasi 700 milioni sono soldi che c’erano già, per la gran parte coperta dai fondi europei, e sono stati messi a bando nel 2020. Quasi 2 miliardi di euro, invece, fanno riferimento alle linee di finanziamento messa a disposizione negli anni agli istituti scolastici, per interventi di edilizia scolastica, che vanno dai piani antincendio alle indagini diagnostiche.

Non si tratta però di risorse “nuove”, reperite come è stato fatto con i tre decreti citati in precedenza.