Oltre sei milioni di alberi in tre anni: il Pnrr promette l’impossibile?

L’obiettivo va portato a termine entro il 2024, ma i dubbi sulla sua reale fattibilità sono ancora molti
ANSA/Andrea Fasani
ANSA/Andrea Fasani
Il 31 marzo il Ministero della Transizione ecologica (Mite) ha pubblicato un bando da 330 milioni di euro, destinati a 14 città metropolitane, per piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024. Questo obiettivo rientra tra gli impegni presi dal nostro Paese con l’Unione europea per ricevere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziato con risorse comunitarie per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19.

Ma quanto è realizzabile questo impegno? Un mese fa, in un approfondimento pubblicato su Green&Blue, avevamo spiegato che il traguardo fissato dal Pnrr, molto ambizioso, ha diversi problemi, che ora non sembrano essere stati superati dal bando pubblicato dal Mite.

Quanti soldi e per chi

L’avviso pubblicato dal Ministero della transizione ecologica ha dettagliato quanti soldi saranno destinati alle città metropolitane coinvolte dal piano di riforestazione urbana ed extraurbana, fissando alcuni obiettivi intermedi. Nel complesso, le risorse messe a disposizione sono pari a 330 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro già stanziati a ottobre 2019 con il cosiddetto “decreto Clima”. In base al bando, la metà dovrà essere destinata alle città del Sud e delle Isole, come Bari, Cagliari o Palermo.

Per il 2022 e 2023, le risorse messe in campo saranno 74 milioni di euro annui, mentre per il 2024 la cifra annuale salirà a 139 milioni di euro. Quest’anno l’obiettivo è quello di piantare un milione e 650 mila piante, così come nel 2023, mentre entro il 2024 (più precisamente il 10 dicembre) se ne aggiungeranno altri 3,3 milioni. Tra le 14 città metropolitane coinvolte, le tre che riceveranno più risorse saranno Roma, Napoli e Torino. 

In totale, il Pnrr punta a mettere a dimora 6,6 milioni di piante, mille per ettaro, per una superficie complessiva di 6.600 ettari, pari a oltre 9 mila campi da calcio e a un albero piantato ogni nove cittadini residenti in Italia. Gli scopi dell’iniziativa sono principalmente cinque: preservare la biodiversità; contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico; ridurre le procedure d’infrazione europee per la qualità dell’aria; valorizzare le periferie e le aree interne rurali; e frenare il consumo del suolo. 

Come ha stabilito lo scorso novembre il Piano di forestazione urbana ed extraurbana del Mite, la messa a dimora delle piante dovrà seguire il principio dell’“albero giusto al posto giusto”: ogni albero piantato dovrà infatti essere «coerente con le caratteristiche biogeografiche ed ecologiche dei luoghi». Dovranno essere per esempio evitate specie che, tra le altre cose, causano allergie nella popolazione. 

Va inoltre sottolineato che il piano non prevede interventi solo nelle città, ma anche nelle loro zone limitrofe, su aree «agricole intensive» o «recentemente incendiate». In più, tra le mille piante per ettaro da piantare rientrano, oltre agli alberi, anche gli arbusti sempreverdi, in una percentuale tra il 10 e il 30 per cento. 

Ora le 14 città partecipanti hanno due mesi di tempo per presentare i loro progetti e ricevere i finanziamenti. Ma le incognite sono molte e rendono il traguardo del Pnrr molto difficile da raggiungere.

Quali sono i problemi

Come hanno confermato gli esperti consultati da Pagella Politica per Green&Blue, a livello di mitigazione dei cambiamenti climatici gli oltre 6,6 milioni di alberi da piantare entro il 2024 avranno un impatto praticamente nullo, mentre un contributo più significativo potrà arrivare, per esempio, nel contrasto alle ondate di calore o al contenimento dell’inquinamento atmosferico. Qui i maggiori benefici arriveranno dalle foreste urbane piantate in zone cittadine vicine alle fonti di inquinamento.

Uno dei problemi principali, evidenziato dagli esperti, è l’ammontare delle risorse a disposizione. I circa 50 euro destinati a ogni singola pianta saranno probabilmente insufficienti: questa cifra è compatibile non con alberi già formati, ma con piante alte al massimo un metro e mezzo, e dovrà servire, oltre al trasporto e alla messa a dimora, anche alla loro cura, e non solo. Secondo l’avviso pubblicato di recente dal Mite, i soldi messi a disposizione delle città metropolitane dovranno infatti essere sufficienti anche per monitorare lo sviluppo e la sicurezza degli alberi nei cinque anni successivi al 2024.

Anche le piante a disposizione nei vivai italiani, in base alle stime più aggiornate, risultano poche rispetto all’ambizioso obiettivo fissato dal Pnrr: lo stesso Mite, a fine dicembre 2021, aveva riconosciuto la necessità di «svolgere un approfondimento per confermare la completa disponibilità di piante e sementi rispetto al target di piante da mettere a dimora». 

Infine, preoccupano gli esperti anche i limitati spazi a disposizione nelle zone cittadine per piantare foreste urbane di dimensioni sufficienti a raggiungere gli obiettivi minimi fissati dal piano, oltre all’effettiva capacità dei comuni coinvolti di preparare correttamente i progetti e di trasformarli in realtà, una volta approvati. Le tempistiche infatti sono strette: in un anno, i giorni a disposizione per piantare gli alberi sono all’incirca un centinaio e vanno tra metà ottobre e metà aprile. 

Se l’Italia dovesse fallire il traguardo, una parte delle risorse destinate al nostro Paese dall’Ue potrebbero essere sospese o revocate.

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