Dieci anni, sette governi: la lunga storia dell’obbligo del Pos

L’onere è stato introdotto nel 2012 dal governo Monti, ma non sono mai state previste sanzioni. Ora con il governo Draghi le cose potrebbero cambiare, anche se ci sono dubbi su come far rispettare la misura
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Il 13 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto “decreto Pnrr-bis”, che contiene alcune misure per accelerare l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziato con risorse europee per far fronte alla crisi causata dalla pandemia di Covid-19. 

Il testo del decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, ma secondo diverse fonti stampa il provvedimento anticipa, tra le altre cose, una misura introdotta dal primo decreto-legge sul Pnrr, che rende obbligatorio per tutti coloro che offrono servizi al pubblico di accettare pagamenti elettronici, quindi con carte di debito o di credito, pena una sanzione amministrativa da 30 euro, a cui si aggiunge il 4 per cento del valore della transazione negata. L’obbligo sarebbe dovuto scattare il 1° gennaio 2023, ma ora entrerà in vigore già a partire dal 30 giugno 2022.

La discussione sulla necessità di rendere necessario il Pos (dall’inglese point of sale) non è nuova, anzi. L’obbligo di accettare i pagamenti elettronici è in vigore dal 2012, ma finora nessun governo era riuscito a imporre vere e proprie sanzioni per chi non lo rispetta. E ci sono dubbi sulla reale fattibilità delle novità introdotte dal governo Draghi.

Un riassunto delle puntate precedenti

Il primo tentativo per rendere obbligatoria l’accettazione dei pagamenti elettronici è stato fatto a ottobre 2012, quando con il decreto “Crescita 2.0” il governo guidato da Mario Monti decise che a partire dal 1° gennaio 2014 gli esercenti avrebbero dovuto accettare «anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito», quindi con bancomat ma, per il momento, non con carta di credito. Il decreto affidava ai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico, insieme alla Banca d’Italia, il compito di emanare uno o più decreti per chiarire le modalità di attuazione e l’importo di eventuali sanzioni amministrative pecuniarie. 

Più di un anno dopo, nel gennaio 2014, quando il governo era guidato da Enrico Letta (Partito democratico), il Ministero dello Sviluppo economico emanò un decreto per stabilire che l’obbligo relativo ai pagamenti elettronici sarebbe stato valido solo per importi superiori ai 30 euro. Successivamente, a febbraio 2014, con la conversione in legge del decreto “Milleproroghe” del 2013, l’entrata in vigore dell’obbligo è stata posticipata dal 1° gennaio al 30 giugno 2014, in modo da «consentire alla platea degli interessati di adeguarsi all’obbligo e dotarsi di strumenti per i pagamenti mediante carta di debito», quindi i cosiddetti “Pos”.

La norma relativa ai pagamenti elettronici entrò effettivamente in vigore il 30 giugno 2014, ma non si trattava di un vero e proprio obbligo, quanto piuttosto di un onere, perché non era prevista alcuna sanzione. L’esercente impossibilitato ad accettare i pagamenti elettronici si sarebbe trovato in una situazione di cosiddetta “mora del creditore”, quindi fondamentalmente avrebbe subito un danno dovuto alla perdita della mancata transazione, ma non era tenuto a pagare alcuna multa né rischiava altre conseguenze. 

Renzi, Gentiloni e i decreti mancanti

Nel 2015 il governo guidato da Matteo Renzi (al tempo Pd, ora in Italia viva) modificò le norme in vigore. La legge di Bilancio per il 2016 aggiunse ai metodi di pagamento accettati anche le carte di credito, oltre a quelle di debito già previste dal 2012 abbassò l’importo minimo utile per far scattare l’obbligo da 30 a 5 euro e stabilì che l’obbligo sarebbe potuto venir meno in caso di «oggettiva impossibilità tecnica». 

La legge di Bilancio per il 2016 chiedeva inoltre che i vari ministeri coinvolti, insieme alla Banca d’Italia, stabilissero tramite dei decreti la definizione precisa di «oggettiva impossibilità tecnica» e le «sanzioni amministrative pecuniarie» da applicare in caso di mancato rispetto dell’obbligo. 

Di fatto, però, questi decreti non sono mai stati emanati. Il tentativo più concreto risale al 2018. All’epoca, il governo Gentiloni aveva tentato, con un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di imporre una sanzione da 30 euro in caso di rifiuto dei pagamenti elettronici. Il provvedimento fu però bocciato dal Consiglio di Stato, secondo cui la sanzione era legittima, ma poteva essere imposta solo tramite una vera e propria legge e non con un decreto ministeriale. 

La norma soppressa con il governo Conte I

Un altro tentativo è stato fatto dal secondo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 stelle e Partito Democratico, che ha introdotto l’impostazione attuale delle sanzioni. Con un decreto-legge dell’ottobre 2019, contenente misure fiscali, l’esecutivo aveva infatti tentato di imporre una sanzione da 30 euro, a cui si aggiungeva il 4 per cento della transazione negata, a carico degli esercenti che non accettassero un pagamento da effettuare con carte di credito o di debito. Le sanzioni sarebbero dovute entrare in vigore dal 1° luglio 2020, ma durante la conversione in legge del decreto l’articolo in questione è stato soppresso, anche a causa dell’opposizione del Movimento 5 stelle. 

Per circa dieci anni quindi in Italia è stato in vigore l’obbligo di accettare pagamenti elettronici, ma senza alcuna sanzione prevista per chi non lo rispettasse. Ora le cose potrebbero cambiare. 

Che cosa ha deciso il governo Draghi

Nel novembre 2021, con il primo decreto legge sull’attuazione del Pnrr, il governo Draghi ha di nuovo imposto sanzioni specifiche per il mancato rispetto dell’obbligo del Pos, ereditando l’impianto lasciato dal secondo governo Conte. L’obbligo sarebbe dovuto entrare in vigore il  1° gennaio 2023, ma il 13 aprile, con il nuovo decreto-legge per l’attuazione del Pnrr – non ancora disponibile pubblicamente, ma di cui circolano varie bozze – il governo lo ha anticipato al 30 giugno 2022, quindi tra circa un mese e mezzo. 

Il nuovo decreto non impone dunque nuovi obblighi, ma si limita ad anticipare l’attivazione di quelli già previsti dallo scorso novembre. 

Non è chiaro come l’obbligo verrà fatto valere, ma fonti stampa riportano che eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine scatterebbero solo in seguito alla denuncia del cittadino a cui è stata negata la possibilità di pagare con carta di credito o di debito. Una modalità che però, secondo alcuni esperti, mette in dubbio l’effettiva applicabilità delle sanzioni. 

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