Il trucco della Lega per rinviare le leggi su ius scholae e cannabis

Il partito di Matteo Salvini sta facendo ostruzionismo per affossare le due proposte di legge, sfruttando uno stratagemma che rallenta i lavori della Camera
ANSA
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Negli ultimi giorni, come preannunciato, la Lega sta cercando in ogni modo di affossare la discussione alla Camera dei deputati delle due proposte di legge sulla parziale depenalizzazione della cannabis e sullo ius scholae, la riforma che permetterebbe di ottenere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni. 

Subito dopo l’arrivo in aula dei testi, il 29 giugno, il partito di Matteo Salvini ha infatti dichiarato la propria contrarietà, definendo le due proposte come una «provocazione» avanzata dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle, tra i principali sostenitori delle riforme, rispetto alla tenuta del governo. «Non possiamo accettare una forzatura che rischia di danneggiare l’Italia e gli italiani», ha detto Salvini il 30 giugno, aggiungendo che «bloccare il Parlamento per votare ius scholae e droga libera è contro gli interessi del Paese».

Negli ultimi giorni la Lega sta quindi rallentando i lavori della Camera, proponendo decine di interventi su proposte di legge che, con tutta probabilità, sarebbero altrimenti passate inosservate. L’obiettivo, dichiarato da diversi deputati, è proprio quello di rimandare quanto più possibile l’avanzamento della discussione sulla cannabis e sullo ius scholae, posticipando – e potenzialmente annullando – il voto. 

L’ostruzionismo della Lega

Un esempio di questa modalità di ostruzionismo lo si è visto l’11 luglio, durante la votazione alla Camera della proposta di legge che punta a riorganizzare il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, i cosiddetti “Its”. 

Il testo, già approvato in prima lettura alla Camera nel luglio 2021 ma poi modificato in Senato, intende riformare gli istituti tecnici superiori, che forniscono corsi di durata biennale o triennale da svolgere dopo la conclusione delle scuole superiori per specializzarsi in vari ambiti, come la mobilità, l’energia e il turismo. La riforma del sistema degli Its è prevista anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma fino a ora era passata inosservata nella discussione parlamentare e, in generale, nel dibattito pubblico e politico. 

L’11 luglio, però, 65 deputati leghisti – la metà dei 131 componenti del gruppo, il massimo consentito – sono intervenuti più volte in aula per dichiarare il loro voto favorevole a ognuno dei 16 articoli del testo. Molto spesso questi interventi hanno occupato pochi secondi, nei quali il deputato ha semplicemente dichiarato l’intenzione di votare favorevolmente all’articolo in questione. Un passaggio evidentemente superfluo, dato che in ogni caso i deputati sono poi tenuti esprimersi per ogni articolo con voto elettronico. Questa tecnica è servita per allungare notevolmente la discussione e far slittare gli altri temi all’ordine del giorno, tra cui l’inizio dell’esame di un testo unico per la conservazione dei posti lavoro per i lavoratori con malattie oncologiche e invalidanti, quello su una proposta per istituire una commissione di inchiesta sull’amianto e l’inizio dell’esame di alcune mozioni, ossia delle proposte dei deputati al governo, per affrontare il problema della siccità. 

Il rinvio dell’esame su questi temi ha avuto come effetto lo slittamento dell’intera tabella di marcia dei lavori dell’aula, e quindi anche le proposte di legge su ius scholae e depenalizzazione della cannabis non saranno discusse prima della prossima settimana. 

«La nostra strategia sta funzionando, e in questi giorni proseguiremo non solo per rinviare, ma per affossare definitivamente la discussione su cannabis e ius scholae, che consideriamo come un affronto alle vere priorità degli italiani: la lotta all’inflazione e il rincaro delle bollette», ha spiegato a Pagella Politica la deputata della Lega Giorgia Andreuzza, tra i 65 deputati leghisti che hanno fatto ostruzionismo durante la seduta dell’11 luglio.  

La Lega sta cercando di rimandare i lavori anche in altri modi. Per esempio, i suoi deputati hanno presentato circa 1.500 emendamenti al testo sullo ius scholae, tra cui anche alcuni che inseriscono come requisito per ottenere la cittadinanza il superamento di alcuni test sulle tradizioni italiane e romane, le sagre e le festività. 

La strategia del Pd e del M5s

Proprio per evitare l’ostruzionismo della Lega, già il 30 giugno il Partito democratico aveva chiesto che la discussione su cannabis e ius scholae fosse spostata di cinque giorni, in modo da cominciare il 5 luglio e terminare prima della pausa estiva, dando comunque precedenza alle votazioni sui decreti “Aiuti”, approvato l’11 luglio.

Di fatto, però, complice lo slittamento del calendario imposto dall’ostruzionismo della Lega, il rischio è che i due testi vengano spostati direttamente a settembre, quando tra l’altro la Camera inizierà a lavorare a pieno ritmo sulla legge di Bilancio per il 2023.  

Giuseppe Brescia e Mario Perantoni (M5s), relatori rispettivamente delle proposte di legge su ius scholae e cannabis, rimangono però fiduciosi sulla possibilità che la Camera approvi i due testi in tempi brevi, pur senza sbilanciarsi su quando saranno effettivamente fissate di nuovo in calendario. «Nonostante l’ostruzionismo in atto, prima o poi il momento di discutere lo ius scholae arriverà: sono passati 30 anni, una settimana in più o in meno non farà la differenza», ha detto Brescia a Pagella Politica. Sulla stessa linea, Perantoni ha commentato: «Sono fiducioso che nelle prossime settimane si arriverà a calendarizzare nuovamente il testo sulla cannabis. Con il Pd siamo uniti e, nonostante l’ostruzionismo, la proposta di legge non sarà affossata».

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