I numeri dietro al record dell’occupazione in Italia

Secondo Istat nel nostro Paese non ci sono mai stati così tanti occupati come a gennaio. Cinque grafici per conoscere meglio i dati dietro a questo traguardo
ANSA
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Di recente l’Istat ha pubblicato i nuovi dati sull’occupazione in Italia, rilanciati con entusiasmo da vari esponenti del governo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sebbene siano ancora provvisori, secondo questi numeri nel nostro Paese non ci sono mai stati così tanti occupati dal 2004, ossia da quando si hanno a disposizione i dati mensili di Istat comparabili tra loro. 

In cinque grafici abbiamo raccolto i numeri per comprendere meglio che cosa c’è dietro a questo traguardo.

A gennaio crescono gli occupati…

Secondo Istat, a gennaio in Italia gli occupati erano poco più di 23,3 milioni, 35 mila in più rispetto a dicembre 2022 e 459 mila in più rispetto a gennaio 2022. Divisi per genere, gli occupati uomini sono 13,4 milioni, mentre le donne 9,9 milioni. Gli occupati in un anno sono saliti del 2,6 per cento tra le donne e dell’1,6 per cento tra gli uomini e anche tra dicembre e gennaio si è registrata una maggiore crescita tra le donne. Ricordiamo che l’Istat considera come “occupato” chi ha tra i 15 e gli 89 anni e che nella settimana in cui sono stati raccolti i dati ha dichiarato di aver svolto almeno un’ora di lavoro retribuita. Rientrano tra gli occupati anche i lavoratori in ferie, in maternità o paternità, e quelli temporaneamente assenti per un periodo inferiore ai tre mesi.

A gennaio nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni gli inattivi, ossia quelli che non sono occupati e non cercano un’occupazione, erano 12,6 milioni, in calo di 83 mila unità rispetto a dicembre e di 478 mila unità rispetto a gennaio 2022. La diminuzione del numero degli inattivi ha riguardato più le donne che gli uomini (-4,4 per cento rispetto a un -2,3 per cento).

I disoccupati, tra cui rientrano quelli che non lavorano ma cercano un’occupazione, a gennaio erano 2 milioni, in aumento di 33 mila unità rispetto a dicembre ma in calo di 143 mila unità rispetto a un anno prima. L’aumento parallelo del numero dei disoccupati e degli occupati può sembrare un controsenso, ma non è così: i disoccupati sono cresciuti perché una parte di questa categoria è passata dall’essere inattivo al cercare lavoro. Rispetto a gennaio 2022, il calo dei disoccupati è tutto concentrato tra gli uomini.

… e il tasso di occupazione

A gennaio il tasso di occupazione in Italia (fascia di età 15-64 anni) era pari al 60,8 per cento: circa sei persone su dieci nel nostro Paese dicono di aver lavorato almeno un’ora retribuita nella settimana in cui sono stati raccolti i dati. Il tasso di disoccupazione, ossia il rapporto tra il numero di chi non ha un lavoro e il numero di chi lo ha o lo cerca, era pari al 7,9 per cento. Il tasso di inattività (fascia di età 15-64 anni) era invece al 33,9 per cento: questo indicatore mette in rapporto il numero di chi non ha un lavoro e non lo cerca con il numero di chi ha un lavoro o lo cerca.

Rispetto a un anno fa, gli occupati sono cresciuti di 1,4 punti percentuali, i disoccupati sono scesi di 0,7 punti percentuali e gli inattivi sono calati di 1,1 punti percentuali. Sia il tasso di occupazione sia quello di inattività sono i migliori da quanto ci sono le serie storiche di Istat.

In un anno l’aumento è stato di 1,2 punti percentuali tra gli uomini e di 1,6 punti tra le donne, mentre gli inattivi sono diminuiti di 0,5 punti percentuali tra gli uomini e di 1,7 punti tra le donne. Tra gennaio 2022 e gennaio 2023 più donne hanno iniziato a cercare lavoro e lo hanno trovato.

Che tipo di occupazione

A gennaio il 65,8 per cento dei 23,3 milioni di occupati in Italia (circa 15,3 milioni) aveva un contratto a tempo indeterminato, il 12,8 per cento (quasi 3 milioni) un contratto a tempo determinato e il 21,4 per cento (quasi 5 milioni) era un lavoratore autonomo.

Rispetto a un anno prima i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 464 mila unità, i dipendenti a termine sono calati di 47 mila unità mentre i lavoratori autonomi sono cresciuti di 42 mila unità. Rispetto a dicembre 2022, c’è stato un aumento di 64 mila lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, un calo di 12 mila lavoratori a termine e di 17 mila autonomi.

L’occupazione per età

Nelle sue analisi mensili sull’occupazione l’Istat considera quattro fasce di età: quelle tra 15 e 24 anni, tra 25 e 34 anni, tra 35 e 49 anni e tra 50 e 64 anni. 

A gennaio il 20 per cento della popolazione tra i 15 e i 24 anni era occupato, il 6 per cento era disoccupato e il 74 per cento inattivo. In questa fascia d’età è normale registrare un elevato tasso di inattività visto che molti studiano ancora, alle superiori o all’università. Tra i 25 e i 34 anni invece era occupato il 66,3 per cento della popolazione, disoccupato l’8,8 per cento e inattivo il 24,9 per cento. 

Tra i 25 e i 49 anni gli occupati erano il 76,3 per cento, i disoccupati il 5,3 per cento e gli inattivi il 18,4 per cento, mentre tra i 50 e i 64 anni gli occupati erano il 62,3 per cento, i disoccupati il 3,6 per cento e gli inattivi il 34,1 per cento.
Il tasso di disoccupazione era pari al 22,9 per cento nella fascia tra i 15 e i 24 anni, all’11,7 per cento in quella tra i 25 e i 34 anni, al 6,5 per cento in quella tra i 35 e i 49 anni e al 5,4 per cento in quella tra i 50 ei 64 anni. 

Tra gennaio 2022 e gennaio 2023 tutte le fasce d’età hanno avuto un aumento degli occupati e un calo degli inattivi, mentre la disoccupazione è scesa ovunque tranne che nella fascia tra i 50 e i 64 anni. Tra dicembre 2022 e gennaio 2023 l’occupazione è invece scesa sotto i 34 anni e salita sopra i 35 anni, in particolar modo sopra i 50 anni.

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