Il 17 novembre il senatore leghista Andrea Ostellari ha scritto su Facebook che la Commissione Giustizia del Senato, di cui fa parte, «sta perdendo tempo perché il Pd vuole “gli appartamenti dell’amore” nelle carceri». Il senatore ha allegato al post un’immagine con il frontespizio del disegno di legge “Norme a tutela delle relazioni affettive dei detenuti” e la foto della senatrice del Partito democratico Monica Cirinnà, relatrice del provvedimento.

Non è facile affrontare il tema da un punto di vista oggettivo: chi può stabilire se il tempo dedicato a un tema è “sprecato”? Però abbiamo verificato quanto spazio questo tema ha occupato nel dibattito parlamentare: per ora, la Commissione Giustizia ha tenuto una sola seduta sull’argomento, proprio il 17 novembre. Il senatore riporta correttamente, per quanto in maniera “più colorita”, una delle proposte contenute nel disegno di legge.

Vediamo con ordine che cosa prevede il testo e in che modo se ne è occupata, e se ne occuperà, la Commissione Giustizia del Senato.

Il percorso della legge

Il disegno di legge n. 1876, intitolato “Norme a tutela delle relazioni affettive dei detenuti”, è nato da un’iniziativa legislativa del Consiglio regionale della Toscana. È stato depositato in Senato il 10 luglio 2020 ed è stato assegnato in sede redigente alla Commissione Giustizia, dove la relatrice è la senatrice del Pd Monica Cirinnà.

Che cosa significa “in sede redigente”? L’espressione definisce i casi in cui la commissione non si limita – come avviene “in sede referente” – a esaminare il testo articolo per articolo, modificandolo con gli emendamenti, ma lo vota come normalmente avverrebbe in Assemblea. Questa è poi chiamata ad approvare o respingere gli articoli votati dalla commissione.

Come risulta dal sito del Senato, la trattazione in commissione del disegno di legge sulle relazioni affettive si è limitata a una sola seduta, il 17 novembre, lo stesso giorno in cui Ostellari ha scritto il post.

In quella seduta, la commissione ha solo deciso di “rimettere il testo all’assemblea”. Traducendo il linguaggio tecnico del Parlamento, significa che la commissione svolgerà il proprio esame sul provvedimento con la procedura ordinaria, in sede referente: il testo verrà discusso in commissione, eventualmente modificato, ma alla fine sarà l’aula a votarlo.

L’incontro della Commissione Giustizia in cui è stata presa questa decisione è iniziato alle 15:40 ed è finito alle 17:20. Per cui, al momento, il Parlamento ha dedicato al tema una minima parte di una seduta di meno di due ore.

In più, l’esame del disegno di legge rimarrà in sospeso e, per ora, non prenderà altro tempo. Dalla commissione Giustizia hanno infatti fatto sapere a Pagella Politica che le commissioni del Senato dovranno esaminare solo «i testi legati all’emergenza Covid e i provvedimenti del governo». Una richiesta in tal senso sarebbe arrivata ufficialmente alle commissioni il 19 novembre tramite una lettera della presidente del Senato Elisabetta Casellati (Forza Italia).

Che cosa prevede il disegno di legge

Il testo contiene quattro articoli e ha lo scopo, principalmente, di dare ai detenuti la possibilità di mantenere vivi i propri legami familiari e avere anche rapporti sessuali durante il periodo in carcere.

All’articolo 1 (comma 1) si introduce infatti il concetto di «diritto all’affettività», prevedendo una nuova regola. Per «coltivare i rapporti affettivi» i detenuti avrebbero diritto, una volta al mese, a una visita di persone autorizzate «della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore». Queste visite dovrebbero svolgersi «in apposite unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi».

Ostellari si riferisce a quest’ultimo passaggio quando parla di “appartamenti dell’amore” (puntando a ridicolizzare il contenuto del disegno di legge). La definizione è soggettiva, ma il disegno di legge prevede effettivamente che si dispongano delle “unità abitative” per lasciare ai detenuti la privacy necessaria in occasione delle visite dei partner.

Il provvedimento non si occupa solo di questo. L’articolo 2 modifica la legge sull’ordinamento penitenziario (legge n.354 del 26 luglio 1975), aggiungendo una tipologia di permesso speciale. Attualmente i permessi speciali vengono concessi (art. 30 della legge sull’ordinamento penitenziario) come permessi premio o come permessi di necessità, cioè «nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente» ed «eccezionalmente per eventi familiari di particolare gravità».

L’articolo 2 del disegno di legge cambierebbe la definizione di «eventi familiari di particolare gravità» in «eventi familiari di particolare rilevanza». Questa modifica darebbe quindi ai detenuti la possibilità di ottenere permessi non solo legati a eventi negativi.

Il dossier del Servizio Studi sul disegno di legge, citando la relazione illustrativa, spiega che la modifica intende «riconoscere che anche gli eventi non traumatici hanno una “particolare rilevanza” nella vita di una famiglia, quindi rappresentano un fondato motivo perché la persona detenuta vi sia partecipe. A ben vedere quindi il criterio della rilevanza – in luogo della gravità – dovrebbe consentire il rilascio dei permessi anche per eventi non traumatici».

L’articolo 4 del testo infine punta ad ammorbidire le regole sulle telefonate in carcere. Se il disegno di legge dovesse passare, i colloqui telefonici con i familiari e i conviventi potrebbero essere svolti quotidianamente, e non più una volta alla settimana, e la durata della conversazione passerebbe da dieci a 20 minuti.

Va specificato che questi benefici valgono oggi (art. 4 della legge n.354 del 26 luglio 1975) e sarebbero quindi estesi solo per quei detenuti a cui non venga riconosciuta la “pericolosità sociale” (terroristi, mafiosi, condannati per crimini violenti, ecc).

Prima di concludere, ricordiamo comunque che il dibattito sul “diritto all’affettività” non è una novità nel nostro Paese. Da anni infatti si discute anche di questo tema nelle varie proposte di riforma delle carceri, citando gli esempi di altri Paesi – come Spagna, Francia e Germania – che hanno norme specifiche su questa materia.

In conclusione

Secondo il senatore leghista Andrea Ostellari, la Commissione Giustizia del Senato, di cui fa parte, «sta perdendo tempo perché il Pd vuole “gli appartamenti dell’amore” nelle carceri». Ostellari fa riferimento a un disegno di legge, di cui è relatrice in commissione la senatrice del Pd Monica Cirinnà.

Il provvedimento punta a introdurre il “diritto all’affettività” dei detenuti. Per questo motivo, prevede che i detenuti abbiano diritto, una volta al mese, a una visita di persone autorizzate della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore. Queste visite dovrebbero svolgersi in unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi. Ostellari si riferisce a quest’ultimo passaggio quando parla di “appartamenti dell’amore”. Su questo, il senatore riporta un’informazione sostanzialmente corretta, con una definizione soggettiva (e che punta a ridicolizzare il contenuto del disegno di legge).

Non è possibile rispondere da un punto di vista oggettivo a quanto e quale sia il tempo “sprecato” per la discussione di un tema. Ci siamo quindi limitati a verificare quanto spazio questo argomento ha di fatto occupato nel dibattito parlamentare: ad oggi, il disegno di legge è stato al centro di una sola seduta della Commissione Giustizia, il 17 novembre, occupando solo una parte delle due ore di discussione.