Il dibattito sulla giustizia non riguarda solo le intercettazioni

Meloni ha ribadito la sua fiducia a Nordio dopo le critiche sul tema, ma dal reato sull’abuso di ufficio alle carceri, sono molti i dossier sul tavolo del ministro
ANSA/ FABIO FRUSTACI
ANSA/ FABIO FRUSTACI
Negli ultimi giorni la giustizia e il suo ministro Carlo Nordio sono tornati al centro del dibattito politico. In particolare, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, si sta discutendo molto della posizione di Nordio sulle intercettazioni: da tempo l’ex magistrato sostiene la necessità di ridurne il numero, proposta che ha attirato le critiche di una parte dell’opposizione, soprattutto il Movimento 5 stelle. Anche alcuni esponenti dei partiti che sostengono il governo hanno sollevato dubbi sulle dichiarazioni di Nordio, ma il 22 gennaio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito in una nota la «sua piena fiducia» nel ministro. In settimana, i due si incontreranno «per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie a migliorare lo stato della giustizia italiana».

Quali sono i dossier principali sul tavolo del Ministero della Giustizia? Dalla riforma del reato d’abuso di ufficio alla situazione nelle carceri, analizziamoli uno per uno.

L’abuso d’ufficio

Uno degli obiettivi annunciati di questo governo è la riforma del reato di abuso d’ufficio, disciplinato dall’articolo 323 del Codice penale. Questo reato viene commesso quando un pubblico ufficiale, per esempio il sindaco di un comune, produce nell’esercizio delle sue funzioni un danno o un vantaggio patrimoniale in contrasto con le leggi. 

L’11 gennaio, al Ministero della Giustizia, si è tenuto un tavolo tecnico dove è emersa la volontà del governo di presentare un disegno di legge governativo che «sarà costituito da radicali interventi in tempi brevissimi» sulla disciplina del reato di abuso d’ufficio, con l’obiettivo di «raccogliere» le proposte avanzate dall’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). I sindaci non chiedono l’abolizione del reato, ma «norme più comprensibili».

Il 18 gennaio, presentando in Senato la relazione annuale sulla giustizia, Nordio ha ribadito «l’imminente e profonda revisione di quei reati che intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini».

Le intercettazioni

Come detto, il dibattito sulle intercettazioni è quello su cui si sta concentrando l’attenzione del governo e dei partiti in questi ultimi giorni. Già a inizio dicembre, in un’audizione in Commissione Giustizia del Senato, Nordio aveva annunciato una «profonda revisione» della disciplina sulle intercettazioni, considerate troppo numerose e troppo costose. Il 19 gennaio, nel suo discorso di presentazione della relazione annuale sulla giustizia, il ministro ha chiarito alla Camera che non ha «mai inteso toccare minimamente» le intercettazioni che riguardano il terrorismo e la mafia. 

Parallelamente, sul tema sta lavorando anche il Parlamento. La Commissione Giustizia del Senato ha infatti avviato l’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, voluta dalla presidente della commissione, la senatrice della Lega Giulia Bongiorno. Le indagini conoscitive, spiega il regolamento del Senato, servono ad «acquisire notizie, informazioni e documentazioni» su materie di competenza della commissione. Una volta conclusa l’indagine i senatori avranno la possibilità di approvare un documento finale. Si tratta di un testo da cui Nordio potrebbe prendere “spunto”, per così dire, per la revisione della disciplina sulle intercettazioni.

Le carceri

Da molti anni gli istituti penitenziari italiani versano in condizioni che non garantiscono il rispetto e la tutela dei diritti dei detenuti, per esempio a causa del sovraffollamento delle strutture. 

All’inizio del suo mandato, Nordio ha dichiarato che «va ripensata l’intera struttura dell’edilizia penitenziaria», ipotizzando la creazione di una «commissario ad hoc per realizzare un piano» sulle strutture carcerarie. In passato Meloni ha più volte ribadito la necessità di costruire più carceri invece di ridurre il numero dei reati, posizione invece difesa da Nordio.

Il 2022 ha fatto segnare anche il numero più alto di suicidi nelle carceri dal 1990 in poi: in tutto sono stati 84, uno ogni quattro giorni e mezzo. In Parlamento il ministro della Giustizia ha definito il fenomeno dei suicidi in carcere un «fardello di dolore», promettendo di agire sul sovraffollamento e dando maggiore possibilità di lavoro ai detenuti.

Dalla “riforma Cartabia” alla corruzione

In poco meno di tre mesi dal suo insediamento, il governo Meloni è già intervenuto con alcuni provvedimenti legati alla giustizia. Più di recente, il 19 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge, che dovrà essere esaminato dal Parlamento, per rendere perseguibili d’ufficio, e non solo su denuncia o querela, i reati per i quali sia contestata l’aggravante del “metodo mafioso”. In questo modo il governo ha messo di nuovo mano alla cosiddetta “riforma Cartabia”, ossia la riforma della giustizia civile e penale presentata dalla precedente ministra della Giustizia Marta Cartabia. Alla fine di ottobre 2022, con il suo primo decreto-legge, il governo aveva inoltre posticipato di due mesi, dal 1° novembre al 30 dicembre 2022, l’entrata in vigore della riforma della giustizia penale, ricevendo varie critiche, anche di incostituzionalità. 

Lo stesso decreto-legge ha introdotto un nuovo reato contro i rave party, poi modificato durante l’esame in Parlamento, dove i partiti della maggioranza hanno anche modificato la cosiddetta “legge Spazzacorrotti”, approvata nel 2019 durante il primo governo di Giuseppe Conte. Nello specifico, in Senato è stata approvata la cancellazione dei reati contro la Pubblica amministrazione dall’elenco di quelli ostativi, ossia quelli per i quali non sono previsti i benefici penitenziari. Sulla proposta è stato dato il parere favorevole del governo e del Ministero della Giustizia. 

In generale, sul tema della corruzione la linea di Nordio è in discontinuità rispetto a quella del ministro della Giustizia dei due governi Conte, Alfonso Bonafede (Movimento 5 stelle). Nordio, per esempio, ha dichiarato più volte che per combattere la corruzione non serve tanto inasprire le pene e creare nuovi reati, quanto semplificare le procedure e ridurre il numero delle leggi.

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