Quali sono i leader che danno più soldi ai loro partiti e quali meno

Da Enrico Letta a Giorgia Meloni, passando per Carlo Calenda, Matteo Salvini e gli altri leader di partito, abbiamo raccolto le donazioni più e meno alte fatte durante la campagna elettorale
ANSA
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Durante la campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre, oltre che da sostenitori, aziende e candidati, i vari partiti hanno ricevuto donazioni anche dai loro leader. Quello più generoso è stato il segretario del Partito democratico Enrico Letta, che nei due mesi di campagna elettorale ha donato quasi 20 mila euro al Pd, molti di più rispetto a Giorgia Meloni, che a Fratelli d’Italia ha versato 2 mila euro. Tra i vari leader, c’è anche chi non ha donato neppure un euro al proprio partito o chi non è andato oltre i 100 euro.  

I dati sui finanziamenti sono pubblicamente consultabili dall’elenco delle erogazioni versate a favore di partiti e movimenti politici, scaricabile dal sito della Camera. Qui, oltre alle donazioni dei privati cittadini e delle imprese, sono riportati anche quelle effettuate mensilmente dai politici. 

I leader di centrodestra

Per quanto riguarda la coalizione di centrodestra, durante la campagna elettorale Fratelli d’Italia ha raccolto donazioni per circa 2,1 milioni di euro, gran parte dei quali è arrivata dai vertici del partito e dai candidati, che sono chiamati a finanziare il partito dal suo statuto.

Ai candidati nei collegi cosiddetti “blindati”, cioè quelli in cui l’elezione era considerata scontata, è stato chiesto un versamento di 30 mila euro, mentre le donazioni della presidente Meloni sono state identiche a quelle del resto dell’anno: mille euro al mese, per un totale di 2 mila euro in campagna elettorale e 9 mila da inizio anno.

Discorso simile vale per la Lega, il cui statuto stabilisce per gli eletti il dovere di «contribuire al finanziamento del partito». Per i “collegi blindati” i candidati della Lega hanno versato 20 mila euro, mentre il segretario Matteo Salvini ha mantenuto intatta la sua donazione mensile di 3 mila euro anche durante il periodo di campagna elettorale. Da gennaio ad agosto 2022 Salvini ha versato 27 mila euro alla Lega, di cui 6 mila nei due mesi di campagna elettorale.

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non ha invece fatto donazioni a suo nome al partito. Tuttavia, la sua famiglia ha contribuito molto alla campagna elettorale di Forza Italia. Tra il 16 e il 22 agosto, in piena campagna elettorale, i cinque figli di Berlusconi – Marina, Pier Silvio, Barbara Eleonora e Luigi – hanno donato ognuno 100 mila euro al partito fondato dal padre. A giugno e ad agosto sono inoltre arrivate nelle casse di Forza Italia due donazioni di 50 mila euro l’una da parte di Fininvest, la holding di proprietà della famiglia Berlusconi.

Infine, veniamo al quarto schieramento della coalizione di centrodestra: Noi moderati non è un partito politico ma una lista elettorale, e non figura tra le forze politiche che hanno ricevuto donazioni. Il leader della lista è Maurizio Lupi, il cui partito Noi con l’Italia ha comunque ottenuto vari finanziamenti nel 2022. A nome di Lupi non risultano però donazioni.

I leader di centrosinistra

Lo statuto del Partito democratico stabilisce che al finanziamento del partito contribuiscano anche le «erogazioni liberali degli eletti», che hanno rappresentato oltre la metà dei versamenti totali al partito durante la campagna elettorale. Da inizio anno fino alla fine della campagna elettorale, il segretario del Partito democratico Enrico Letta – eletto a fine 2021 – ha versato 33 mila euro nelle casse del partito: 7.500 euro a febbraio, poi una quota mensile di 1.500 euro da marzo fino ad agosto, e altri 16.500 a settembre, che hanno portato il totale a 33 mila euro.

La leader di Più Europa Emma Bonino, senatrice uscente che non è stata rieletta il 25 settembre, ha donato al suo partito 7.824 euro a febbraio, più una donazione di 3 mila euro al mese da marzo a settembre, per un totale di 25.824 euro nel 2022. Bonino, oltre a Più Europa, è legata anche al partito dei Radicali italiani, che nel 2022 ha finanziato con una donazione mensile di 3 mila euro, con 27 mila euro in totale da gennaio a settembre.

Per quanto riguarda la lista Alleanza Verdi-Sinistra, il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni è il principale (e quasi unico) donatore del partito, a cui ha versato 3.500 euro al mese da gennaio ad agosto, per un totale di 28 mila euro nel 2022. In Europa verde, invece, la co-portavoce ed europarlamentare Eleonora Evi ha fatto ogni mese una donazione di 500 euro (4 mila euro in totale), mentre l’altro coportavoce Angelo Bonelli, che non ha ricoperto incarichi politici per il partito nell’ultima legislatura, ha fatto una sola donazione da 100 euro a marzo.

Impegno civico, la lista formata del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del leader di Centro democratico Bruno Tabacci, non è un partito politico e non ha uno statuto che regola la pratica dei versamenti da parte degli eletti. Per le elezioni del 25 settembre, Impegno civico ha istituito un comitato elettorale, che ha raccolto donazioni da parte di candidati, aziende e privati cittadini, ma nessuna di queste è a nome del leader Di Maio.

Da Conte al duo Calenda-Renzi

Nel corso della campagna elettorale il Movimento 5 stelle non ha ricevuto finanziamenti da privati, ma è stato finanziato esclusivamente dai rimborsi dei parlamentari eletti, secondo quanto previsto dallo statuto del partito, e da un comitato elettorale istituito appositamente per le elezioni del 25 settembre. Al momento, l’attuale presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte non ha fatto donazioni al partito.

Per quanto riguarda invece la lista Azione-Italia viva, il segretario di Azione Carlo Calenda, eletto al Parlamento europeo nel 2019, non ha versato contributi economici al suo partito nel 2022, mentre Matteo Renzi ha donato a Italia viva 5 mila euro ad aprile e 3.500 a luglio, per un totale di 8.500 euro. I due partiti alleati hanno comunque regole diverse per le donazioni di eletti e candidati. Lo statuto di Italia viva stabilisce infatti che «gli eletti hanno il dovere di contribuire al finanziamento» del partito, mentre quello di Azione no.

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