Il fact-checking sul «nuovo ordine europeo» di Letta

Dalla guerra in Ucraina alla fiducia italiana nell’Ue, abbiamo verificato sei dichiarazioni del segretario del Pd nel manifesto pubblicato su Il Foglio
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
L’11 aprile Il Foglio ha pubblicato in esclusiva un saggio del segretario del Partito democratico Enrico Letta, con una serie di proposte per riformare l’Unione europea, sul fronte dei trattati, della politica estera e della difesa, dell’immigrazione e dell’energia.

Abbiamo verificato sei dichiarazioni di Letta, che non ha commesso particolari errori.

Quanta fiducia hanno gli italiani nell’Ue

«In Italia la fiducia nell’Ue, dopo il 24 febbraio, è tornata a toccare i livelli massimi da 10 anni» 

Non è chiara quale sia la fonte usata da Letta, ma molto probabilmente il segretario del Pd ha fatto riferimento ai risultati di un recente sondaggio di Demos, l’istituto di ricerca politica diretto da Ilvo Diamanti. Lo stesso Diamanti, in un articolo pubblicato su la Repubblica il 13 marzo, ha infatti scritto che in Italia è «ai massimi da dieci anni la fiducia nei confronti di Bruxelles».

Secondo il sondaggio di Demos, condotto tra il 2 e 4 marzo su un campione di 1.015 persone rappresentativo della popolazione maggiorenne in Italia, il 46 per cento degli intervistati aveva “molta” o “moltissima” fiducia nei confronti dell’Unione europea, il dato più alto degli ultimi dieci anni e in crescita rispetto al 44 per cento del 2021.
Grafico 1. La fiducia degli italiani nell’Ue – Fonte: Demos
Grafico 1. La fiducia degli italiani nell’Ue – Fonte: Demos

Le previsioni sul crollo del Pil russo

«Gli analisti concordano nel prospettare una caduta verticale del Pil russo nel 2022, anche fino al -10 per cento o addirittura -12 per cento secondo le più recenti previsioni» 

Sull’andamento nei prossimi mesi dell’economia russa c’è ancora molta incertezza, ma è vero che secondo diversi analisti le sanzioni economiche contro la Russia causeranno una forte contrazione del Pil, come ha riassunto a inizio aprile un articolo di Cnbc

Di recente, per esempio, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, un’istituzione finanziaria internazionale, ha stimato che alla fine di quest’anno il Pil russo si sarà ridotto del 10 per cento rispetto all’anno scorso, una percentuale in linea con quella calcolata anche dalla banca d’affari Goldman Sachs. Esistono anche previsioni più pessimistiche: secondo la società di consulenza Capital economics, il Pil russo rischia di crollare del 12 per cento, mentre secondo l’Istituto della finanza internazionale, un’associazione globale degli istituti finanziari nel mondo, il crollo si aggirerà intorno al 15 per cento.

Quanti rifugiati ci sono in Polonia

«In pochi giorni la Polonia è diventata il secondo Paese al mondo per numero di rifugiati ospitati» 

Anche in questo caso Letta non ha indicato qual è la fonte della sua dichiarazione. Di recente, la stessa affermazione è stata però fatta in un intervento sul settimanale britannico The Economist da Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia, la capitale della Polonia. «Milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina e 2,5 milioni sono arrivate in Polonia. Stimiamo che oltre mezzo milione di rifugiati sia passato per Varsavia. Altri 300 mila hanno scelto di restare in città o nei sobborghi», ha scritto Trzaskowski. «In un solo mese – ha proseguito – la popolazione di Varsavia è cresciuta del 17 per cento. La Polonia è diventata all’improvviso il Paese con la seconda più numerosa popolazione di rifugiati nel mondo».

Anche il sindaco polacco non ha citato la fonte, ma i dati a cui ha fatto riferimento sono molto probabilmente quelli periodicamente divulgati dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr). Secondo l’Unhcr, al 12 aprile oltre 2,6 milioni di persone erano fuggite dall’Ucraina per scappare in Polonia, quasi il 60 per cento degli circa 4,6 milioni di rifugiati ucraini.

Al momento, i dati più aggiornati sui rifugiati presenti negli altri Paesi del mondo fanno riferimento alle rilevazioni di metà 2021. Circa un anno fa, la Turchia era al primo posto per numero di rifugiati ospitati, 3,7 milioni, seguita dalla Colombia, 1,7 milioni. Sulla base di queste statistiche, seppure non aggiornate agli ultimi giorni, è dunque plausibile che la Polonia sia diventato il secondo Paese al mondo per numero di rifugiati ospitati.

Quante risorse fossili ha l’Ue

«Il territorio dell’Ue è praticamente privo di giacimenti di fonti fossili: ospita solo lo 0,2 per cento delle riserve globali di gas naturale e lo 0,1 per cento delle riserve di petrolio» 

Entrambi le percentuali sono confermate dalle rilevazioni contenute nel rapporto Statistical Review of World Energy 2021, pubblicato lo scorso anno da Bp, una delle principali società al mondo nel settore del petrolio e del gas.

Quanto spende in difesa l’Ue rispetto alla Russia

«Sommate, le spese militari dei 27 Stati Ue sono quasi quattro volte superiori a quelle della “superpotenza militare” Russia» 

Se si guarda ai valori assoluti, Letta ha sostanzialmente ragione. Secondo i dati più aggiornati della Banca mondiale, nel 2020 i 27 Paesi dell’Ue messi insieme hanno speso per la difesa quasi 233 miliardi di dollari, quasi quattro volte i circa 62 miliardi della Russia. 

La situazione si ribalta però se si guarda il peso di questa cifra sui rispettivi prodotti interni lordi: nel 2020 infatti l’Ue ha investito nella difesa l’1,6 per cento del suo Pil, mentre il dato per la Russia sale al 4,3 per cento.

Il potere di Cipro sulle sanzioni alla Bielorussia

«Nel 2020, dopo i brogli elettorali in Bielorussia e la repressione violenta delle proteste in piazza, la Commissione europea ha immediatamente annunciato un pacchetto di sanzioni, che però rimasto bloccato per più di un mese a causa del voto contrario della sola Cipro»

È vero: ad agosto 2020 l’Ue ha annunciato una serie di sanzioni contro il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia, ma nelle settimane successive queste sanzioni sono state bloccate dal veto di Cipro. Nel Consiglio dell’Unione europea, dove siedono i rappresentanti dei 27 Paesi membri, serve infatti l’unanimità per approvare provvedimenti come le sanzioni: basta il no di uno Stato membro per fermarle. Ed è proprio il meccanismo all’unanimità che Letta ha proposto, tra le altre cose, di cambiare, nel suo saggio pubblicato su Il Foglio.

Come ha spiegato all’epoca Il Post, l’opposizione di Cipro era motivata dalla richiesta cipriota di inasprire le sanzioni contro la Turchia, per questioni legate alle esplorazioni petrolifere. La richiesta, però, non aveva trovato l’appoggio del resto dell’Ue, vista l’importanza strategica ricoperta dalla Turchia, per esempio, nella gestione dell’immigrazione.

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