Fact-checking: i discorsi di Conte alla Camera e in Senato

Ansa
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Il 18 e il 19 gennaio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha reso le proprie comunicazioni alla Camera e al Senato sull’attuale situazione politica del Paese, in seguito alla crisi politica aperta la scorsa settimana dalle dimissioni dal governo delle due ministre di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. In entrambe le aule, Conte ha ricevuto la fiducia, ma a Palazzo Madama i numeri sono inferiori a quelli della maggioranza assoluta, cosa che potrebbe creare instabilità all’interno dell’esecutivo.

Nella due giorni di crisi in Parlamento, Conte ha preso la parola quattro volte: in entrambe le camere, ha tenuto più o meno lo stesso discorso (qui e qui i testi), mentre dopo il dibattito parlamentare ha replicato a deputati e senatori, con due interventi diversi (qui e qui i testi).

Dai ristori alle immatricolazioni universitarie al Sud, passando per la letalità del coronavirus, abbiamo controllato sei dichiarazioni fatte da Conte in Parlamento per vedere se corrispondono al vero o meno. Nel complesso, il presidente del Consiglio ha fatto alcuni errori.

I numeri sui ristori

«L’Agenzia delle Entrate ha erogato dall’approvazione del decreto “Rilancio” ad oggi 3 milioni di bonifici»

Nella sua replica alla Camera, Conte ha risposto alle critiche dell’opposizione sui ristori erogati durante alla crisi a chi ha dovuto fermare la propria attività. Il numero indicato dal presidente del Consiglio è leggermente impreciso (per difetto).

Secondo i dati dell’Agenzia dell’Entrate, dal decreto “Rilancio” – approvato a maggio 2020 – al 9 gennaio 2021 sono stati accreditati sui conti correnti «3,3 milioni di bonifici», per un valore di oltre 10 miliardi di euro (Tabella 1).
Tabella 1. Ristori e contributi versati dall'Agenzia delle Entrate – Fonte: Agenzia delle Entrate
Tabella 1. Ristori e contributi versati dall'Agenzia delle Entrate – Fonte: Agenzia delle Entrate
Naturalmente il numero citato da Conte non garantisce che si sia fatto abbastanza o neppure tutto quanto è stato promesso. Secondo diverse organizzazioni di settore, ad esempio, diversi imprenditori starebbero ancora aspettando di ricevere i ristori promessi.

Il record delle università del Sud

«Abbiamo invertito i segni negativi: le immatricolazioni nel 2020 e nel 2021 per la prima volta hanno avuto un segno positivo negli atenei del Sud»

Sia nella replica alla Camera, che nel suo discorso al Senato, Conte ha rivendicato il primato di aver fatto aumentare «per la prima volta» il numero degli immatricolati nelle università del Sud. In un fact-checking dedicato a questa dichiarazione, il presidente del Consiglio si è meritato un “Pinocchio andante”.

In base ai dati ministeriali, nell’anno accademico 2020-2021 ci sono state quasi 89.300 immatricolazioni negli atenei meridionali, un numero di poco inferiore a quello dell’a.a. 2019-2020, ma si tratta di dati provvisori. È molto probabile che i numeri potranno essere superiori una volta consolidati.

La crescita non sarebbe però un inedito negli ultimi dieci anni: le immatricolazioni alle università del Sud hanno avuto un calo costante dall’a.a. 2010-2011 all’a.a. 2015-2016, ma in almeno tre occasioni un aumento c’è stato: nel 2016-2017, nel 2018-2019 e nel 2019-2020.

Il crollo delle nascite

«Stiamo attraversando una curva di calo demografico molto seria […] Un po’ di anni fa, in Germania accade la stessa cosa. Iniziarono a lavorarci in modo sistematico con interventi organici»

Nella sua replica al Senato, per quanto riguarda il calo della natalità, Conte ha fatto un’affermazione fattualmente corretta. Il tasso di natalità nel nostro Paese è sceso da 7,3 nati vivi ogni mille persone nel 2018 a 7 nel 2019: è il rapporto più basso fra i 27 membri dell’Unione europea.

Il costante calo delle nascite dal 2009 a oggi è evidente anche guardando i numeri assoluti. L’Italia è passata dai 576.659 nati del 2008 ai 420.170 del 2019, il minimo raggiunto dall’Unità di Italia.

Come abbiamo spiegato in passato, è vero che negli ultimi anni la Germania ha introdotto una serie di interventi che hanno permesso di “svecchiare” la sua popolazione. Tra le misure messe in campo, ci sono leggi generose per estendere il congedo parentale e il potenziamento degli asili nido.

Bisogna però sottolineare che i risultati ottenuti dalla Germania sono anche figli della diversa situazione economica del Paese rispetto al nostro: i tedeschi hanno infatti aumentato il tasso di occupazione nella fascia 20-29 anni e di quella femminile, due indicatori in cui l’Italia è ancora indietro (e che sono tra i più influenzati dalla crisi economica in atto).

I morti di Covid-19 in Italia e Germania

«Se, prendiamo i dati del periodo tra settembre e gennaio, in Italia abbiamo il 2 per cento circa di letalità tra i casi confermati, esattamente in linea con i dati della Germania»

Anche qui Conte, intervenendo al Senato, ha citato un dato corretto. Ma ha anche omesso di fare un paio di considerazioni necessarie per comprendere il contesto.

Dal 1° settembre 2020 ad oggi, la Germania ha registrato oltre 1,8 milioni di casi di coronavirus e quasi 39.700 morti, mentre l’Italia più di 2,1 milioni di casi e oltre 47.600 morti (Grafico 1). Il tasso di letalità dei due Paesi – ossia il rapporto tra morti di Covid-19 e casi confermati – è stato identico, di poco sopra il 2 per cento.
Grafico 1. Il numero di morti da Covid-19 in Italia e Germania da inizio epidemia – Fonte: Our world in data
Ma Conte indica un periodo particolarmente buono per dimostrare la sua conclusione. Se si guarda dall’inizio dell’epidemia, infatti, il confronto cambia: il tasso di letalità della Germania è intorno al 2,4 per cento, di poco sopra a quanto fatto registrare da settembre scorso, mentre in Italia è del 3,5 per cento, il più alto tra i Paesi più industrializzati al mondo.

Più in generale, come abbiamo spiegato di recente, guardare al tasso di letalità come fa Conte è un’operazione potenzialmente fuorviante, perché questo indicatore risente molto del numero di test che vengono eseguiti.

I soldi del Mes

«Per stanziare risorse aggiuntive per la Sanità […] dovremmo aumentare il deficit e quindi il debito pubblico. Questo prescinde quindi dalla possibilità di utilizzare Mes o no»

Nella sua replica al Senato, il presidente del Consiglio ha risposto alle critiche – provenienti soprattutto da Italia viva – sulla scelta di non ricorrere al Pandemic crisis support, la linea di credito del Mes per la sanità. Secondo Conte, quando si chiede di prendere i soldi del Mes, bisogna tenere conto che contribuirebbero ad aumentare il debito pubblico italiano. E che il governo ha già stanziato risorse per la sanità contribuendo a far crescere questo debito, con i vari decreti approvati sin dall’inizio dell’epidemia.

È vero: i prestiti del Mes sarebbero presi a debito, ma il punto del dibattito di tutti questi ultimi mesi riguarda la convenienza economica di prendere questi soldi proprio dal Mes, piuttosto che con l’emissione di titoli di Stato sui mercati.

Come abbiamo spiegato a giugno 2020, se l’Italia avesse preso dei soldi dal Mes, avrebbe dovuto restituire meno di quanto avrebbe ricevuto, visti i tassi di interesse negativi con cui il Mes si finanziava sui mercati. Dunque stiamo parlando di un debito, per così dire, più conveniente di quello a cui si è fatto ricorso finora. Per di più che i prestiti del Recovery fund – con cui il governo vuole finanziare parte dell’indebitamento fatto finora – hanno più condizioni del Mes, e incidono anche loro sul debito.

Bisogna però sottolineare che i contrari al Mes fanno notare che, ad oggi, nessun Paese europeo ha chiesto l’accesso al Pandemic crisis support. Tra le motivazioni, c’è il rischio che questa scelta non venga vista di buon occhio dai mercati (il cosiddetto “effetto stigma”). Inoltre, va detto che i tassi di interesse con cui l’Italia si finanzia sui mercati sono scesi molto negli ultimi mesi, seppure non raggiungendo ancora quelli del Mes.

Il record dei vaccini

«[Sui vaccini] siamo i primi, attualmente, nell’Unione europea»

Questa affermazione di Conte, fatta sia alla Camera che al Senato, è imprecisa.

Secondo i dati di Our world in data – che soffrono di alcuni ritardi, ma sono lo strumento più affidabile in questi calcoli – in valori assoluti l’Italia ha somministrato circa 1,2 milioni di prime dosi di vaccino, il dato più alto nell’Ue ma simile a quello della Germania. Nei vaccinati in rapporto alla popolazione, però, meglio di noi hanno fatto finora Danimarca e Slovenia, e da poco anche la Spagna (Grafico 2).
Grafico 2. Dosi somministrate in rapporto alla popolazione – Fonte: Our world in data

In conclusione

Nelle sue comunicazioni e nelle repliche alla Camera e al Senato, nei due giorni di crisi parlamentare Giuseppe Conte ha toccato molti temi, facendo una serie di dichiarazioni: alcune corrette, altre errate, altre imprecise. Ne abbiamo verificate sei.

Innanzitutto, Conte ha citato dati corretti sul numero di ristori erogati dall’Agenzia dell’Entrate, anche se da settimane ci sono critiche sui ritardi da parte delle organizzazioni di settore. Il presidente del Consiglio ha invece fatto un’affermazione sbagliata, nel rivendicare che «per la prima volta» le immatricolazioni delle Università al Sud sono cresciute nel a.a. 2020-2021.

Per quanto riguarda il crollo demografico, è vero che l’Italia è quella messa peggio nell’Ue e che la Germania si è “svecchiata” negli ultimi anni. Ma ci è riuscita non solo con interventi per la famiglia, ma anche con un miglioramento nei dati dell’occupazione giovanile e femminile, due talloni d’Achille per il nostro Paese.

Dal 1° settembre 2020 ad oggi, Italia e Germania hanno poi lo stesso tasso di letalità per il coronavirus, ma questo dato va preso con molta cautela nel fare paragoni.

Infine, è vero che i soldi del Mes farebbero aumentare il debito pubblico (ma con condizioni economiche più vantaggiose rispetto ai titoli di Stato), mentre non è vero che siamo primi nell’Ue per vaccini. Per ora, siamo comunque tra i migliori.

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