La presidenza Draghi in 127 fact-checking

Circa tre dichiarazioni del presidente del Consiglio su dieci, verificate da Pagella Politica, sono state fuorvianti o contenevano un errore 
Pagella Politica
Dal 13 febbraio 2021, giorno del suo giuramento da presidente del Consiglio, al 21 luglio 2022, giorno delle sue dimissioni definitive, Pagella Politica ha verificato 127 dichiarazioni di Mario Draghi. Tra queste, a 13 dichiarazioni abbiamo dedicato singoli articoli di fact-checking, mentre le altre 114 sono analizzate in articoli con più fact-checking, per esempio, dedicati a interventi in Parlamento o a conferenze stampa (curiosità: in 524 giorni alla guida del governo, Draghi ha dedicato solo un’intervista a un giornale, il 17 aprile 2022 al Corriere della Sera).

Come se l’è cavata l’attuale presidente del Consiglio dimissionario alla prova del nostro fact-checking? Abbiamo diviso le dichiarazioni in due gruppi: quelle che contengono numeri e fatti riportati correttamente da Draghi, o in maniera solo leggermente imprecisa, e quelle che contengono errori o affermazioni fuorvianti. Il primo gruppo conta 88 dichiarazioni (circa il 69 per cento sul totale), mentre il secondo gruppo 39 (circa il 31 per cento). Detto altrimenti: circa tre dichiarazioni di Draghi su dieci, tra quelle che abbiamo sottoposto al nostro fact-checking, non sono risultate corrette.
Ricordiamo che Pagella Politica non propone un indicatore statisticamente valido della credibilità dei politici, in questo caso di Draghi. Il campione di quasi 130 dichiarazioni di Draghi analizzate permette però di individuare almeno due tendenze. Quando l’ex presidente della Banca centrale europea (Bce) è intervenuto in Parlamento, magari leggendo un discorso scritto, raramente ha commesso errori. Discorso diverso vale invece per le conferenze stampa: quando Draghi si è trovato a rispondere alle domande dei giornalisti, in alcuni casi – in particolare parlando della gestione della pandemia di Covid-19 – ha fatto affermazioni fuorvianti o fattualmente scorrette (avevamo rilevato una dinamica simile alla fine del 2020 anche per il suo predecessore, Giuseppe Conte). 

Per esempio, lo scorso anno Draghi ha ripetuto più volte che l’obbligo di green pass per alcune attività, come quelle al chiuso, dava la garanzia di trovarsi in mezzo a persone non contagiose, cosa non corretta. In base alle evidenze scientifiche a disposizione, già si sapeva all’epoca delle dichiarazioni di Draghi che i vaccini contro la Covid-19, o la guarigione dall’infezione, non proteggevano completamente dal rischio di contagiarsi. Il presidente del Consiglio dimissionario ha anche gonfiato i benefici del green pass, citando il calo dei morti e dei ricoveri in ospedale. 

Oltre alla pandemia, negli scorsi mesi altri errori hanno riguardato, tra le altre cose, la concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, la crescita degli impianti di energia rinnovabile in Italia e alcune frasi sulla guerra in Ucraina.

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