Tra i 39 sottosegretari annunciati il 24 febbraio dal Consiglio dei ministri, 19 sono donne e 20 sono uomini. Per poco, dunque, non è stata raggiunta la parità di genere tra i sottosegretari, che manca anche tra i 23 ministri, dove otto sono donne e 15 uomini. A questi poi si aggiungono il presidente del Consiglio Mario Draghi e il sottosegretario a Palazzo Chigi Roberto Garofoli.

Al momento dell’insediamento del nuovo esecutivo non erano mancate le critiche relative alla presenza femminile, soprattutto all’interno del Partito democratico, al quale sono andati tre ministeri, tutti con a capo un uomo. Il segretario Nicola Zingaretti aveva provato a difendersi in tv dalle accuse, dicendo che il Pd ha la parità di genere «in tutti gli organismi, esecutivi ed elettivi» (una dichiarazione però non supportata dai fatti, come abbiamo verificato).

La nomina dei sottosegretari ha dunque ridotto il gap nelle dinamiche di genere all’interno del governo, tanto che l’esecutivo Draghi ora può vantare un primato: quello di essere il governo con più donne di sempre dell’intera storia repubblicana.

In base ai numeri contenuti nel database I governi italiani ai raggi X, sviluppato da Sole 24 ore in collaborazione con Pagella Politica, l’attuale esecutivo ha 27 donne, il 41,2 per cento su 64 membri (contando Draghi e Garofoli), mentre gli uomini sono 37.

Come avevamo verificato di recente, il precedente primato era del secondo governo Conte, che tra ministri, viceministri e sottosegretari aveva quasi il 34 per cento di donne (22 su 65).

Ad oggi l’unico governo ad aver avuto metà ministri donne e metà ministri uomini – per i primi otto mesi – è stato quello di Matteo Renzi, entrato in carica a febbraio 2014. Contando i sottosegretari di allora, però, la percentuale femminile scendeva al 27,5 per cento.