Aggiornamento 29 ottobre 2020, ore 16:00 – Nel confronto internazionale tra Italia e grandi Paesi europei abbiamo aggiunto anche le regole in vigore in Germania.



Il 23 ottobre, ospite a Otto e mezzo su La7, la ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli (Pd) ha difeso la gestione del governo dell’emergenza coronavirus, rivendicando due primati – a detta sua – mondiali dell’Italia.

Secondo De Micheli, in Europa e nel mondo non ci sono infatti altri Paesi (min. 11:58) che hanno «prescrizioni di sicurezza per tutte le attività della vita», dai ristoranti ai parrucchieri, passando per le grandi industrie e il trasporto pubblico locale. Su quest’ultimo settore, la ministra ha poi aggiunto (min. 13:41) che «siamo l’unico Paese al mondo che ha l’80 per cento» di capienza consentita sui mezzi pubblici, «e non il 100 per cento».

Questo specifico primato è stato rivendicato (min. 44:45) di nuovo da De Micheli anche il 27 ottobre, a DiMartedì su La7. In quell’occasione la ministra ha però sottolineato (min. 1:00:21) che le linee guida italiane di sicurezza sul trasporto «sono state copiate da tutti i grandi Paesi europei», contraddicendo quanto detto a Otto e mezzo pochi giorni prima.

Al di là delle giravolte della ministra, è vero che nessun altro Paese al mondo ha regole specifiche per le singole attività economiche? E che nessun’altro ha una capienza massima sui mezzi di trasporto pubblici dell’80 per cento?

Le regole nei grandi Paesi europei

Premettiamo che verificare quali sono le regole nei quasi 200 Paesi del mondo è un compito pressoché impossibile. Basti pensare che è già difficile districarsi tra le numerose misure adottate dal governo italiano da inizio epidemia in poi; lo sarebbe ancora di più andare a studiare i provvedimenti di Paesi, per esempio, asiatici, africani o sudamericani.

Per questo motivo nella nostra analisi ci concentreremo solo su altri quattro grandi Paesi europei: Francia, Spagna, Regno Unito e Germania, che come popolazione, economia e andamento del contagio sono i più paragonabili all’Italia. Per verificare quanto detto da De Micheli, abbiamo chiesto aiuto ai nostri colleghi fact-checker dell’International fact-checking network (Ifcn).

Da quel che ci hanno riferito emerge che da un lato non è per nulla vero che l’Italia sia l’unico Paese ad avere regole di sicurezza specifiche per le singole attività. Dall’altro, è invece vero che, per il momento, siamo gli unici tra i quattro Paesi considerati ad aver limitato la capienza del trasporto pubblico all’80 per cento.

Vediamo tutti i dettagli, Paese per Paese.

La situazione in Spagna

Per capire quali sono le regole in vigore in Spagna, abbiamo contattato i nostri colleghi fact-checker di Maldita.

Dal 25 ottobre nel Paese iberico è in vigore lo stato di emergenza, che stabilisce una lunga serie di provvedimenti validi per tutte le Comunità autonome spagnole – l’equivalente delle nostre regioni – eccetto le isole Canarie. In maniera simile a quanto avviene in Italia, ogni regione potrà introdurre provvedimenti più restrittivi.

Tra le varie cose, lo stato di emergenza ha introdotto un coprifuoco nazionale, valido per due settimane; salvo motivi di necessità, non si potrà circolare liberamente dalle ore 23 alle 6 del mattino.

In Spagna ogni singola attività economica ha da mesi linee guida e regole di sicurezza diverse, adesso diventate più stringenti con l’introduzione dello stato d’allerta. Alcune delle novità più severe valgono per le «attività culturali», ci hanno spiegato i colleghi di Maldita. Per esempio, nella Comunità autonoma di Madrid la capacità massima di cinema e teatri è stata portata al 75 per cento (mentre ricordiamo che con l’ultimo Dpcm il governo italiano ne ha stabilito la momentanea chiusura).

Per quanto riguarda la capienza consentita sui trasporti pubblici, al momento in Spagna non ci sono limitazioni, ma solo raccomandazioni per rispettare il distanziamento interpersonale e per incentivare il più possibile il lavoro a distanza.

Che cosa succede in Francia

Anche i colleghi fact-checker di Libération ci hanno confermato che in Francia esistono regole di sicurezza specifiche per le singole attività economiche, dai ristoranti ai parrucchieri, passando per le grandi industrie.

A differenza della Spagna, che è intervenuta soprattutto a livello nazionale, in Francia misure più stringenti sono state introdotte in 54 dipartimenti del Paese – l’equivalente delle nostre province – per ridurre la diffusione del contagio da coronavirus. Per esempio, in queste zone è stato imposto un coprifuoco che va dalle ore 21 alle ore 6 del mattino. Nelle zone dove la circolazione del virus è più bassa, le misure di sicurezza sono invece meno severe.

Anche qui, per quanto riguarda il trasporto pubblico, è consentita la capienza massima del 100 per cento, senza differenze territoriali.

I provvedimenti del Regno Unito

Vediamo adesso che cosa sta succedendo oltre Manica, con l’aiuto dei nostri colleghi fact-checker di FullFact.

Come in Spagna e in Francia, anche nel Regno Unito ci sono regole di sicurezza diverse per le singole attività economiche, in cui prevalgono soprattutto le raccomandazioni ai divieti. E negli ultimi giorni le linee guida e le disposizioni sono cambiate a livello locale, con l’introduzione di un nuovo sistema che divide le zone a rischio del Paese in tre gruppi, a seconda del livello di allerta (da rischio medio a molto alto).

Nelle zone ad “alto rischio”, rimangono chiuse attività come le discoteche e le sale da ballo. Nelle zone a rischio “molto alto” le autorità locali possono decidere di chiudere altre attività come le palestre e le librerie.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico, anche nel Regno Unito – per ora – non ci sono limitazioni sulla capienza massima consentita sui mezzi. Esistono comunque delle linee guida con cui si raccomanda, tra le altre cose, di introdurre una serie di misure per far rispettare il distanziamento interpersonale. Nelle aree con la circolazione più alta del virus, ai cittadini viene inoltre raccomandato di lavorare da casa e di prendere i mezzi di trasporto pubblico solo per spostamenti necessari.

I colleghi di FullFact ci hanno poi segnalato che il governo britannico mette a disposizione sul suo sito ufficiale i dati di utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico e privato, aggiornati settimanalmente e confrontati con quelli pre-epidemia.

E la Germania?

Infine, vediamo qual è la situazione in Germania, grazie all’aiuto dei nostri colleghi fact-checker di Correctiv.

Anche loro ci hanno confermato che nel Paese sono in vigore «prescrizioni di sicurezza per tutte le attività della vita», ma è molto difficile individuarle con precisione. Ogni Stato federato (i cosiddetti Länder) ha infatti un’ampia libertà di manovra nel decidere in autonomia se restringere o allentare le prescrizioni provenienti dal governo centrale.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico, l’unica disposizione è l’obbligo di indossare la mascherina a bordo, mentre non ci sono limiti sulla capienza massima dei mezzi (ma anche qui ogni Stato federato può introdurre provvedimenti specifici più severi). In aggiunta, ai cittadini è fortemente raccomandato di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro e mezzo, sia sui bus che sui treni. Anche se, come è normale immagine, questa raccomandazione spesso non può essere rispettata.

In conclusione

Secondo la ministra Paola De Micheli, l’Italia sarebbe l’unico Paese non solo in Europa, ma anche nel mondo, ad avere «prescrizioni di sicurezza» specifiche per le singole attività economiche – dai ristoranti alle industrie – e ad aver limitato la capienza sui mezzi di trasporto pubblico all’80 per cento.

Verificare quali sono i provvedimenti presi nei quasi 200 Paesi del mondo è un’impresa pressoché impossibile. Ci siamo dunque concentrati solo sui quattro grandi Paesi europei che per popolazione, economia e diffusione del contagio assomigliano di più all’Italia: Francia, Spagna, Regno Unito e Germania.

Da un lato, non è vero che il nostro Paese è l’unico ad avere regole di sicurezza specifiche per ogni attività economica. Misure di questo tipo sono presenti infatti anche negli altri quattro Paesi analizzati. Negli ultimi giorni ognuno di questi quattro Stati ha inoltre introdotto misure più stringenti a livello locale, che complicano i confronti tra nazioni.

Dall’altro lato, è invece vero che l’Italia, per il momento, è l’unico Paese tra i quattro considerati ad aver ridotto la capienza dei mezzi di trasporto pubblico all’80 per cento. Restrizioni di questo tipo infatti in Spagna, Francia, Regno Unito e Germania – per il momento – non ci sono.