Il 17 novembre la sottosegretaria al ministero per lo Sviluppo economico Alessia Morani (Pd) ha postato su Facebook una foto di Viktor Orbán e Andrzej Duda definendoli «i due capi di governo» e «gli amici sovranisti di Salvini e Meloni» che stanno bloccando il Recovery Fund. Morani nel post ha accusato il segretario della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni di essere rimasti in silenzio di fronte «a un danno gigantesco per l’Italia».

Orbán è il primo ministro ungherese, mentre Duda è il presidente della Repubblica in Polonia. Nel Parlamento europeo il partito di Orbán è nel gruppo dei Popolari, mentre quello di Duda è nei Conservatori.

Ha ragione Morani a dire che Salvini e Meloni non sono intervenuti sulla vicenda?

Sì, i due leader di destra, quando la sottosegretaria ha scritto il post non si erano ancora espressi pubblicamente sul tema. Dalla sera di martedì 17, tuttavia, Giorgia Meloni non è rimasta in silenzio, ma, al contrario, ha difeso le regioni di Polonia e Ungheria. Dalle Lega invece si riscontrano interventi dei soli europarlamentari ma non dei vertici.

Vediamo insieme, a partire dalla ricostruzione di quanto è accaduto lunedì nelle sedi europee, quali sono le posizioni di Lega e Fratelli d’Italia sulla vicenda.

Il veto di Polonia e Ungheria

Lunedì 16 novembre, si è tenuta una riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Ue (Coreper) sul quadro finanziario dell’Unione per gli anni 2021-2027 e sul pacchetto per la ripresa in risposta alla crisi sanitaria ed economica. Il Coreper è un organo preparatorio: gli ambasciatori europei vi si riuniscono per esaminare i dossier – e su questi trovare un accordo – prima che vengano sottoposti al Consiglio dell’Unione europea. Non ha però il potere di prendere decisioni vincolanti.

Nella riunione di lunedì, gli ambasciatori di Polonia e Ungheria hanno votato contro il pacchetto proposto dalla presidenza tedesca, comprensivo di tre parti: l’accordo di principio sul bilancio pluriennale 2021-2027, l’intesa con il Parlamento europeo sul rispetto dello stato di diritto come condizione per ottenere i fondi europei e la procedura sulle risorse proprie, che autorizza la Commissione europea a emettere debito comune per finanziare il Next Generation Eu da 750 miliardi di euro. La fumata nera è stata inizialmente comunicata dal portavoce del Coraper Sebastian Fischer (in un tweet che non menzionava Polonia e Ungheria).

Secondo la ricostruzione della testata di informazione politica Politico, nello specifico, Polonia e Ungheria non hanno potuto ostacolare la bozza di regolamento che subordina i fondi al rispetto dei principi democratici, per la quale è bastata la sola maggioranza qualificata. I due Paesi non hanno però dato il via libera al bilancio 2021-2027 e alla cosiddetta “Decisione sulle risorse proprie”, un passaggio fondamentale, come abbiamo già detto, per autorizzare la Commissione europea a indebitarsi sui mercati per finanziare il Next Generation Ue. Per l’approvazione di entrambi questi capitoli è necessaria l’unanimità.

In realtà Budapest e Varsavia non hanno obiezioni di sostanza su questi due capitoli – il bilancio e il debito comune – ma si sono opposti per contestare la decisione di vincolare l’erogazione dei fondi al rispetto dello stato di diritto.

Le reazioni di Fratelli d’Italia e della Lega

Nelle prime 24 ore circa dalla notizia, Salvini e Meloni non hanno espresso una posizione sul veto di Polonia e Ungheria né sui propri profili social né sui profili ufficiali dei rispettivi partiti.

La sottosegretaria Alessia Morani ha pubblicato il suo post su Facebook alle 13:45 di martedì 17 novembre e possiamo confermare che fino a quel punto i due leader non si fossero ancora esposti pubblicamente sul tema.

Tuttavia, gli europarlamentari di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e Raffaele Fitto, già lunedì nel tardo pomeriggio, avevano rilasciato una nota in cui dicevano che «gli unici responsabili» dei possibili ritardi nell’erogazione dei fondi europei «sono da ricercare tra i governi di centrosinistra dei Paesi frugali e nella maggioranza di centrosinistra del Pe, con annessa ruota di scorta grillina». Secondo Fidanza e Fitto, «additare i governi di Polonia e Ungheria, e con essi i partiti sovranisti italiani, come responsabili dei ritardi del Recovery Fund è un’operazione falsa e patetica, anche perché i governi di Orban e Morawiecki hanno chiarito a più riprese di essere a favore del Recovery ma di voler respingere ogni tentativo di condizionare il bilancio Ue a valutazioni politico-ideologiche sulle scelte di due governi sovrani». Fratelli d’Italia non è quindi “rimasta in silenzio” davanti al veto dei due Paesi, ma ha deciso di difenderne pubblicamente la scelta.

Martedì 18 novembre, verso le 19, la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito questa posizione sui propri profili social: «I soliti noti dell’eurosistema – ha scritto – vogliono vigliaccamente utilizzare i soldi del Recovery fund per piegare quelle Nazioni, come Polonia e Ungheria, che vogliono difendere le radici classiche e cristiane d’Europa e i propri confini dall’immigrazione illegale di massa». Secondo Meloni e il suo partito, lo stallo sul Recovery fund è quindi da imputare agli altri Stati membri che credono di «poter comprare la libertà e la sovranità dei popoli europei» difesa da Polonia e Ungheria.

Anche i parlamentari della Lega Marco Zanni e Marco Campomenosi hanno rilasciato una nota, mercoledì all’ora di pranzo, con la stessa argomentazione: «Anziché fare vergognose strumentalizzazioni, Pd e M5s riflettano sul fatto che le richieste assurde e strumentali della maggioranza di questo Parlamento stiano facendo perdere tempo inutilmente, paralizzando il percorso, con buona pace di cittadini, lavoratori a aziende che ancora aspettano di vedere un centesimo. E non scarichino sulla Lega la loro assoluta incapacità».

Alle 14 di mercoledì 15 novembre non risulta comunque una posizione pubblica del leader della Lega Matteo Salvini sulla vicenda. Non ha scritto sul tema né su Facebook né su Twitter e non risulta ne abbia parlato in nessuna intervista.

In conclusione

La sottosegretaria Pd al ministero per lo Sviluppo economico Alessia Morani ha definito Viktor Orbán e Andrzej Duda «i due capi di governo» e «gli amici sovranisti di Salvini e Meloni» che stanno bloccando il Recovery fund. Morani ha quindi accusato Matteo Salvini e Giorgia Meloni di essere rimasti in silenzio di fronte «a un danno gigantesco per l’Italia».

Per quanto riguarda le dichiarazioni dei leader dell’opposizione, Morani riporta un’informazione corretta. Quando la sottosegretaria ha scritto il proprio post su Facebook nessuno dei due leader era intervenuto sul tema.

Il giorno stesso, però, Meloni ha preso posizione pubblicamente, difendendo le ragioni di Polonia e Ungheria.

Da parte della Lega opinioni simili sono state espresse solo da alcuni europarlamentari mentre non risultano dichiarazioni dei vertici sul tema. Ad oggi, mercoledì 18 novembre alle 14, Matteo Salvini non si è ancora espresso in alcun modo sul veto di Polonia e Ungheria al pacchetto europeo per il bilancio 2021-2027 e la ripresa post crisi sanitaria ed economica.