Come il Parlamento può controllare l’operato del governo

Dalle interrogazioni ai question time, gli atti di controllo sono strumenti che deputati e senatori possono usare per chiedere chiarimenti al governo, non sempre però ricevendo risposta
ANSA
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Domani, mercoledì 16 novembre, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi terrà in Parlamento – prima in Senato, poi alla Camera – un’informativa urgente sulla gestione dell’immigrazione da parte del governo guidato da Giorgia Meloni. L’informativa urgente è uno degli atti con cui i parlamentari possono controllare l’operato del governo, per esempio chiedendo al presidente del Consiglio o a un ministro di andare in Parlamento e dare chiarimenti su un tema specifico. In questo caso, i partiti di opposizione hanno chiesto al governo che il ministro Piantedosi si recasse in aula per spiegare la sua decisione di ritardare negli scorsi giorni lo sbarco in Italia dei migranti salvati nel Mediterraneo da navi di organizzazioni umanitarie. 

L’informativa urgente non è però l’unico atto di controllo che può essere utilizzato da deputati e senatori. In questa categoria rientrano anche le interrogazioni parlamentari e i cosiddetti question time, termini che spesso sentiamo nominare nel dibattito politico. Che cosa sono in concreto questi strumenti? Quali sono alcuni degli esempi recenti più noti?

Le interrogazioni al governo

Con le interrogazioni, un deputato o un senatore può rivolgere al governo una domanda specifica, per esempio su un fatto di cronaca o su un provvedimento in corso di adozione da parte del governo. Il rappresentante interessato – che può essere il presidente del Consiglio, un ministro o un sottosegretario – può rispondere nell’aula della Camera o del Senato, nelle commissioni parlamentari o per iscritto. La modalità di risposta dipende dalla richiesta avanzata da chi ha presentato l’interrogazione. 

Una particolare forma di interrogazione, a risposta immediata, è il question time, che riprenderà nella nuova legislatura il 16 novembre alla Camera e il 17 novembre al Senato. Come suggerisce il nome, questo strumento è stato, per così dire, copiato dal Regno Unito, dove ogni mercoledì il primo ministro risponde alle domande poste dai membri della Camera dei comuni (l’equivalente della nostra Camera dei deputati). In Italia il question time è previsto sia dal regolamento del Senato che da quello della Camera, ma a differenza del Parlamento inglese non è un appuntamento con una frequenza abitudinaria, anche se nella scorsa legislatura si è tenuto di norma il mercoledì. 

Il question time italiano riguarda soprattutto i ministri, ma nel caso in cui questi non potessero rispondere, sono sostituiti dal ministro per i Rapporti per il Parlamento, incarico ricoperto nell’attuale governo da Luca Ciriani (Fratelli d’Italia). Durante il question time, il numero massimo di domande che può essere fatto dipende di solito dal numero di gruppi parlamentari in aula, che nell’attuale legislatura sono nove, sia alla Camera che al Senato.

Un po’ di esempi

In alcuni casi le interrogazioni e i question time possono portare a risposte da parte del governo con informazioni nuove oppure rilevanti da un punto di vista politico. Per esempio, il 9 marzo 2022 l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto alla Camera per chiarire, durante un question time, che con la riforma del fisco, e in particolare la revisione del catasto (poi saltata a causa delle elezioni anticipate), «nessuno» avrebbe pagato più tasse, a differenza di quanto sostenuto da Lega e Forza Italia, due partiti che sostenevano il governo Draghi. 

Il 10 novembre 2021, durante un’interrogazione a risposta immediata alla Camera, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza aveva invece ufficializzato l’arrivo della terza dose del vaccino contro la Covid-19 per la fascia di popolazione tra i 40 e i 60 anni d’età.

Un ampio dibattito aveva seguito l’intervento alla Camera della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il 13 ottobre 2021, su un’interrogazione che chiedeva chiarimenti sui fatti di Roma del 9 ottobre, che portarono all’assalto alla sede della Cgil. Tra le altre cose, Lamorgese aveva chiarito che le forze dell’ordine non avevano deciso di arrestare immediatamente Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova e protagonista delle violenze di Roma, per non «provocare reazioni violente».

Gli altri atti

Oltre alle informative urgenti e alle interrogazioni, tra gli atti di controllo rientrano le interpellanze. Come spiega il sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, queste sono domande scritte che i parlamentari possono presentare per chiedere chiarimenti «sui motivi o sugli intendimenti della condotta del governo in questioni che riguardano determinati aspetti della sua politica». In questo caso le risposte solitamente vengono date dai sottosegretari o dai viceministri in aula. Lo scopo delle interpellanze sembra essere molto simile a quello delle interrogazioni, ma tra i due strumenti esiste una differenza, come spiega la Treccani:«mentre l’interrogazione tende a fare acquisire delle informazioni, l’interpellanza ha un contenuto prevalentemente politico, tanto che l’interpellante, se insoddisfatto della risposta data dal governo, può trasformarla» in un dibattito in Parlamento.

I parlamentari hanno poi a disposizione i cosiddetti “atti di indirizzo”, oltre a quelli di controllo. Come suggerisce il loro nome, con gli atti di indirizzo deputati e senatori possono impegnare il governo verso una determinata azione su una questione politica specifica.

In questo campo, da un lato ci sono le risoluzioni, costituite da una premessa e una serie di impegni che vengono richiesti dai parlamentari al governo su uno o più temi. Di recente, lo scorso 9 novembre, la Camera e il Senato hanno approvato entrambi due risoluzioni per dare il proprio via libera alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), presentato dal governo Meloni, e allo scostamento di bilancio, per finanziare le misure contro i rincari energetici.

Dall’altro lato, tra gli atti di indirizzo, ci sono le mozioni: servono a manifestare orientamenti dei parlamentari su specifici argomenti e possono essere discusse e approvate, oltre che in aula, anche all’interno delle commissioni permanenti.

I dati sulle risposte

Non tutti gli atti di controllo presentati dai parlamentari nei confronti del governo ricevono risposta. Secondo i dati più aggiornati del Parlamento, nella scorsa legislatura sono stati presentati quasi 26 mila atti di controllo, di cui circa 8.300 (il 33,9 per cento) hanno ricevuto una risposta.

Le percentuali di risposta variano a seconda della tipologia dell’atto di controllo. Nella scorsa legislatura, infatti, il 99,5 per cento dei question time ha ricevuto risposta, mentre soltanto il 21 per cento delle interrogazioni con risposta a voce è stato portato a termine. 
Tabella 1. Dati sugli atti di controllo della scorsa legislatura – Fonte: Parlamento
Tabella 1. Dati sugli atti di controllo della scorsa legislatura – Fonte: Parlamento

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