Meloni è l’unico capo di governo nell’Ue candidato alle europee

Nessun altro premier parteciperà al voto di giugno, salvo il primo ministro croato, che però è un caso particolare
ANSA/Claudio Lattanzio
ANSA/Claudio Lattanzio
«Voglio chiedere agli italiani se sono soddisfatti del lavoro che stiamo facendo in Italia e del lavoro che stiamo facendo in Europa». Così il 28 aprile Giorgia Meloni ha giustificato la sua partecipazione alle prossime elezioni europee: a giugno la leader di Fratelli d’Italia sarà candidata a un seggio al Parlamento europeo, a cui però dovrà rinunciare in caso di elezione visto che il ruolo di parlamentare europeo non è compatibile con quello di presidente del Consiglio. 

In base alle verifiche di Pagella Politica, se non si considera il caso particolare del primo ministro della Croazia, Meloni è l’unico capo di governo in tutta l’Unione europea candidato alle elezioni europee. Nessun altro premier, infatti, userà il voto europeo per chiedere ai propri elettori di valutare quanto fatto finora al governo.

Prima di vedere perché il caso italiano è un’eccezione, ricordiamo che in tutti e 27 gli Stati membri alle elezioni europee si vota con un sistema proporzionale. In parole semplici, i partiti prendono un numero di seggi al Parlamento europeo in proporzione al numero di voti ricevuti. Esistono comunque alcune differenze tra i sistemi elettorali dei singoli Paesi. Per esempio in alcuni Paesi sono previste le preferenze per votare singoli candidati, mentre in altri Paesi le liste dei candidati sono “chiuse”, con l’ordine di elezione già scelto dai partiti. Un’altra differenza riguarda la cosiddetta “soglia di sbarramento”: in alcuni Paesi un partito deve prendere una percentuale minima di voti per eleggere parlamentari europei (in Italia il 4 per cento), in altri no.

Ma al di là delle diverse regole, Meloni resta l’unica presidente del Consiglio nell’Ue – in carica a tutti gli effetti, un dettaglio importante come vedremo tra poco – a guidare la lista elettorale del suo partito, tra l’altro in tutte le circoscrizioni elettorali. Per verificare l’unicità della candidatura della leader di Fratelli d’Italia abbiamo consultato i siti ufficiali dei partiti a cui appartengono tutti i capi di governo europei, varie fonti stampa nazionali e i siti istituzionali dei 27 Paesi Ue. In quasi tutti gli Stati le liste dei candidati alle elezioni europee sono già state ufficializzate, ma dove questo non è ancora avvenuto, i partiti hanno comunque già annunciato i loro candidati di punta.

I candidati in Germania, Francia e Spagna

Partiamo dagli altri tre grandi Paesi Ue, dove non ci sono le preferenze: Germania, Francia e Spagna. Qui nessuno dei tre capi di governo si candiderà per un seggio al Parlamento europeo. 

Il cancelliere Olaf Scholz non è presente nelle liste del Partito Socialdemocratico di Germania, guidate dalla capolista Katarina Barley, vicepresidente del Parlamento europeo. 

Al momento il primo ministro francese Gabriel Attal non è tra i candidati di Renaissance, il partito del presidente Emmanuel Macron. Alle elezioni europee Renaissance farà parte, insieme ad altri partiti, della lista Besoin d’Europe (in italiano “Bisogno d’Europa”), la cui capolista è Valérie Hayer, già parlamentare europea. In questi giorni la stampa francese non sta parlando di una candidatura di Attal (le liste devono ancora essere consegnate), ma di un suo possibile confronto con Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National candidato alle elezioni europee.

Nemmeno il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez compare tra i candidati del Partito Socialista Operaio Spagnolo. In Spagna la lista del partito al governo è guidata dalla ministra della Transizione ecologica e della Sfida demografica Teresa Ribera Rodríguez.

La situazione negli altri Paesi

Lo stesso discorso vale per i capi di governo degli altri Paesi Ue, che non si candideranno alle elezioni europee. 

Di questo gruppo fanno parte esponenti sia di centrosinistra sia di centrodestra: Luis Montenegro (Partito Social Democratico) in Portogallo; Simon Harris (Fine Gael) in Irlanda; Xavier Bettel (Partito Democratico) in Lussemburgo; Mette Frederiksen (Socialdemocratici) in Danimarca; Ulf Kristersson (Partito Moderato) in Svezia; Petteri Orpo (Partito di Coalizione Nazionale) in Finlandia; Kaja Kallas (Partito Riformatore Estone) in Estonia; Ingrida Šimonytė (indipendente) in Lituania; Evika Siliņa (Unità) in Lettonia; Donald Tusk (Piattaforma Civica) in Polonia; Robert Abela (Partito Laburista) a Malta; Karl Nehammer (Partito Popolare Austriaco) in Austria; Petr Fiala (Partito Democratico Civico) in Repubblica Ceca; Robert Fico (Direzione-Socialdemocrazia) in Slovacchia; Robert Golob (Movimento Libertà) in Slovenia; Nikos Christodoulidīs (Raggruppamento Democratico) a Cipro; Marcel Ciolacu (Partito Social Democratico) in Romania; Viktor Orbán (Fidesz) in Ungheria; e Kyriakos Mītsotakīs (Nuova Democrazia) in Grecia. In Belgio Alexander De Croo (Liberali e Democratici Fiamminghi Aperti) non è presente nelle liste per le europee, ma in quelle per le elezioni per il Parlamento belga, in programma negli stessi giorni delle europee.

Nei Paesi Bassi Mark Rutte (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia) è ancora a capo del governo, nonostante a novembre 2023 le elezioni siano state vinte dal Partito per la Libertà. Il partito di estrema destra guidato da Geert Wilders, però, non è ancora riuscito a trovare un accordo per formare un governo di coalizione. In ogni caso, Rutte non è candidato al Parlamento europeo. In Bulgaria, invece, dal 9 aprile Dimităr Glavčev (indipendente) è alla guida di un governo provvisorio in vista delle nuove elezioni parlamentari del 9 giugno, le seste negli ultimi tre anni. Anche lui non è tra i candidati al Parlamento Ue.

Il caso della Croazia

Come anticipato, c’è un solo caso paragonabile a quello di Meloni. Il 22 aprile il primo ministro della Croazia Andrej Plenković (Unione Democratica Croata) ha annunciato che farà parte della lista elettorale del suo partito alle elezioni europee di giugno. «Guiderò personalmente la lista dell’Unione Democratica Croata alle elezioni per il Parlamento europeo per sottolineare quanto siano importanti per noi le questioni europee», ha dichiarato Plenković, che dal 2016 guida un governo di centrodestra in Croazia, dopo aver ricevuto due volte l’incarico di primo ministro. La candidatura di Plenković, che è stata criticata da alcuni partiti di opposizione, è comunque diversa da quella di Meloni per vari motivi.

Il 17 aprile l’Unione Democratica Croata ha vinto le elezioni parlamentari in Croazia, ma non ha ottenuto la maggioranza per governare da sola. Per continuare a governare, al partito di Plenković servono i voti del partito di estrema destra “Movimento Patriottico”. Da giorni stanno proseguendo le trattative per raggiungere un’intesa e formare un nuovo governo: Plenković ha detto di essere convinto di ottenere un terzo mandato, ma a oggi questa ipotesi non si è ancora concretizzata. Dunque, Plenković è a capo del governo croato, ma questo governo non è quello uscito dalle ultime elezioni, a differenza del governo di Meloni.

Secondo varie fonti stampa croate, la candidatura di Plenković alle europee sarebbe motivata proprio da questa situazione. Candidandosi, Plenković vorrebbe sia rafforzare il risultato ottenuto alle elezioni politiche, nonostante la maggioranza per governare, sia aiutare il suo partito a raccogliere più voti e quindi più seggi al Parlamento Ue. Alcuni ipotizzano poi che Plenković voglia lasciarsi aperta una possibilità se non riuscisse a formare un nuovo governo: in questo caso, se fosse eletto, potrebbe continuare la sua attività politica al Parlamento europeo.

Qui si apre un’ulteriore ipotesi, avanzata da alcune fonti stampa europee nelle ultime settimane. Il nome del primo ministro croato è infatti finito tra i possibili successori di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, insieme tra gli altri a Mario Draghi e all’attuale presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Unione Democratica Croata, il partito di Plenković, fa infatti parte del Partito Popolare Europeo (PPE), che dalle elezioni europee dal 1999 è il più numeroso al Parlamento europeo. Secondo alcuni, la candidatura di Plenković potrebbe essere letta come la dimostrazione che il primo ministro croato è interessato a ricoprire un ruolo di primo piano nelle istituzioni europee. In passato Plenković ha già ricoperto il ruolo di parlamentare europeo in due legislature, tra il 2013 e il 2016.

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